di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |
Se un commerciante vende le sue merci in nero, ovvero senza dichiarare la vendita al fisco, oltre a non pagare l’IVA, l’IRES e l’IRAP, a fine anno, quando fa il bilancio d’esercizio, non avendo scaricato il magazzino contabile con le vendite effettuate in nero, si trova una differenza tra il magazzino contabile ed il magazzino reale. Le giacenze effettive sono più basse di quelle contabili.
L’art. 20 del disegno di legge di bilancio permette al contribuente evasore, in questo e altri casi, di sanare le differenze tra contabilità e realtà facendo pagare l’Iva sul valore del minor magazzino moltiplicato per un coefficiente di maggiorazione che intende calcolare quanto possa essere stato il ricavo non dichiarato. Inoltre sulla differenza tra ricavo calcolato e costo sanato applica una imposta sostitutiva di IRES e IRAP (che cumulate ammonterebbero al 27%) la cui aliquota è il 18%.
Applicando questa correzione alle giacenze di inizio anno 2024 il fisco non applica nessuna sanzione e si inibisce la possibilità di fare accertamenti sull’esercizio 2023 né su quelli ancora temporalmente accertabili. Insomma un ulteriore regalo agli evasori fiscali con una spudorata ricerca di consenso elettorale.
Ciò che è più vergognosa è la spiegazione fatta dai due promotori leghisti di questa sanatoria (Alberto Gusmeroli e Massimo Bitonci); riporto le loro parole: ”Dopo cinquant’anni di complicazioni infruttuose e deleterie, grazie alla Lega e alla maggioranza di centrodestra, abbiamo ora finalmente l’opportunità di costruire un fisco più snello e più agile, meno nemico di cittadini e imprese, ma anzi stimolo per la crescita”.
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