di Giustino Languasco
Coordinatore Socialismo XXI Liguria
Fu un periodo molto difficile, in cui la fragilita’ della nostra democrazia venne fortemente scossa, si incrino’ e poteva rompersi.
Uomini semplici, persone comuni si trovarono gettate alla ribalta degli eventi a causa del loro essere convinti difensori della legalita’ dello Stato di Diritto. Una convinzione penetrata a fondo nella coscienza del popolo, che ho avuto modo personalmente di vivere e sentire.
Era la Genova ancora industrializzata, con Ansaldo, Italsider, Eridania e le partecipazioni statali, oltre al Porto. C’erano le assemblee operaie e studentesche dove idee anti Statuali e pseudo rivoluzionarie erano penetrate, si diffondevano e “reclutavano” nuovi aderenti,.
Il fascino della violenza, e della violenza organizzata e gestita da militanti professionisti del terrore, che abbandonavano la vita comune ed ordinaria di tutti, fatta di famiglia e lavoro, per entrare in clandestinita’ e compiere attentati. Un esercito di armato rivoluzionari o tali si reputavano, contro lo Stato e le sue istituzioni democratiche, per instaurare una tirannide comunistoide.
Oggi misuriamo con certezza quanto fosse sconclusionato e folle quel disegno, guidato da “cattivi maestri” i quali agivano nell’ombra e, lo sappiamo con certezza oramai storica, in parte erano eterodiretti: eterodiretti, un parolone per dire che erano “finti rivoluzionari” ma veri agenti al servizio dello straniero, o di forze antidemocratiche eversive anti operaie e anti progressiste, spioni infiltrati da Servizi Segreti delle grandi potenze.
Allora chi aveva coscienza democratica, fu chiamato a partecipare alle assemblee di operai e studenti, a contrastare con l’analisi e la forza delle idee di liberta’, emancipazione e progresso l’attacco alle Istituzioni Democtatiche. Genova era “al centro” di quella che era la strategia della tensione e del terrore: come citfa’ socialista e del Triangolo industriale (Milano, Genova, Torino).
Ci conoscevamo tutti, a Genova, allora fra militanti dei partiti di sinistra e sindacalisti impegnati quotidianamente in questa azione di contrasto: chi sosteneva in pubblico, nei luoghi di lavoro e di studio, come nelle case dello Studente (ove io come universitario allora vivevo) le cose che ora ho scritto, rischiava….rischiava fisicamente, era additato e messo nel mirino delle “azioni rivoluzionarie armate” di Potere Operaio, Prima Linea, Pcc, Lotta continua, Autonomia operaia e infine Brigate Rosse. Eri un servo dello Stato, un controrivoluzionario, un verme venduto alle strutture repressive del capitalismo borghese, alla “Nuova polizia” .
Ci conoscevamo tutti, allora. Io del PSI e i compagni del PCI impegnati di persona a contrastare l’azione di convincimento delle masse da parte di tutte queste “sigle” di pseudo-rivoluzionari violenti e armati. Conoscevo Guido Rossa e lui conosceva me.
Onoro oggi, come ogni anno, un compagno che aveva le idee democratiche giuste e le difendeva dove e come poteva, come obbligo di impegno democratico. Caduto per mano vigliacca ed assassina.
Onore a Guido Rossa, onore ai caduti per la democrazia cui lo Stato ingrato non da’ ancora oggi i riconoscimenti dei meriti che hanno avuto.
Genova, 24 gennaio 1979, muore assassinato il Compagno Guido Rossa
Genova, 24 gennaio 1979, muore Guido Rossa, operaio e sindacalista, assassinato dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse. Al funerale, cui partecipano 250.000 persone, presenzia il Presidente della Repubblica Sandro Pertini in un’atmosfera tesissima. Dopo la cerimonia Pertini chiede di incontrare i “camalli” (gli scaricatori del porto di Genova). Racconta Antonio Ghirelli, all’epoca portavoce del Quirinale, che il Presidente era stato avvisato che in quell’ambiente c’era chi simpatizzava con le BR ma che Pertini rispose che “proprio per quello li voleva incontrare”. Il Presidente entrò in un grande garage pieno di gente, “saltò letteralmente sulla pedana” e con voce ferma disse: “Non vi parla il Presidente della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho conosciute: hanno combattuto con me contro i fascisti, non contro i democratici. Vergogna!”. Ci fu un momento di silenzio, poi un lungo applauso.
Lo spirito di Pertini è sempre con noi e sempre diciamo che noi siamo per la democrazia partecipata, la lotta armata non ci appartiene.
Il ricordo di Guido Rossa e del suo coraggio di denunciare un infiltrato della Brigate Rosse in fabbrica ci sia sempre da esempio nella nostra azione politica.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.