di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Ho acquistato ed installato i pannelli fotovoltaici. Li ho acquistati con lo sconto in fattura del 50% perché non rientravo nei parametri del 110% altrimenti li avrei pagati zero euro. Da tempo vedevo con favore a questa soluzione energetica che praticamente riesce a catturare l’energia del sole per alimentare i consumi energetici domestici.

Sono le 15 ed il sole riesce ancora a darmi 1200 watt che alimentano per 850 watt la batteria e per il resto alimentano la televisione, che mia moglie sta vedendo, il computer che sto utilizzando e la pompa di calore che mantiene a 20° il locale in cui viviamo. Poi quando il sole tramonterà, la batteria, caricata al 100%, alimenterà i consumi di energia e solo a pomeriggio inoltrato accederò al riscaldamento a gas, naturalmente con caldaia a condensazione.

Le mie riflessioni sui pannelli fotovoltaici mi hanno portato ad allargare i miei orizzonti pensando alla quantità enorme, infinita, fantastica di energia solare che viene emessa dal nostro principale astro e che se ne va dispersa nello spazio infinito. Inoltre viene anche azzerato il grosso limite dei pannelli solari terrestri che in caso di cielo nuvoloso ma soprattutto di notte non funzionano; lassù a 36 mila kilometri dalla terra il sole splende sempre.

Naturalmente ho pensato che se noi riuscissimo a catturare tutta l’energia solare che ogni giorno, 365 giorni l’anno, passa ai bordi del nostro pianeta non avremmo più bisogno del gas russo, del gas liquido che gli USA ci obbligano a comperare per penalizzare il gas russo, del petrolio che arricchisce gli stati del medio-oriente e saremmo finalmente liberati da una delle maggiori cause dell’inflazione economica e daremmo una svolta significativa al problema ambientale.

Vedo ora che anche l’Europa ci sta pensando. L’Agenzia spaziale europea (Esa) chiederà ai Paesi Ue di finanziare un progetto di installazione di impianti di energia solare nello spazio. La richiesta dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno con la speranza di dare attuazione al programma Solaris che mira ad esplorare le possibilità di generazione di energia solare dai pannelli spaziali per fornire energia pulita e contribuire alla decarbonizzazione dell’economia Ue.

Leggo da Europa today che “L’energia solare spaziale sarebbe un passo avanti importante verso la neutralità climatica e l’indipendenza energetica dell’Europa. Il nuovo modello di produzione energetica prevede la raccolta di energia solare con enormi pannelli in orbita geostazionaria all’altitudine di circa 36mila chilometri. Ogni satellite-pannello solare avrebbe una superficie di circa 15 km quadrati. Le centrali solari spaziali genererebbero energia in modo più efficiente rispetto agli impianti terrestri: secondo gli studi commissionati dall’Esa, infatti, a differenza di quanto avviene sulla Terra, dove tra il 55% e il 60% dell’energia solare in entrata si perde durante l’attraversamento dell’atmosfera, nello spazio non ci sarebbe questo problema.  

Fin qui, le note positive. Ma le criticità e i dubbi sulla fattibilità di Solaris non mancano. Il primo riguarda il trasporto sulla Terra dell’energia raccolta nello spazio: l’Esa vuole puntare su un sistema wireless che finora è stato testato su distanze più corte rispetto a quelle previste da Solaris e la cui costruzione richiederebbe almeno 20 anni, secondo uno degli studi commissionati dall’Esa. Senza considerare i problemi di attraversamento di atmosfera descritti sopra. 

C’è poi la questione più spinosa: i finanziamenti. Ogni mega-pannello di Solaris dovrebbe produrre 15,7 TWh di energia elettrica all’anno. Per avere un metro di paragone, è poco più di quanto produce in media una centrale nucleare. Costruire e mandare in orbita il primo impianto di questo tipo, costerebbe, secondo l’Esa, intorno ai 20 miliardi di euro, “equivalente alla costruzione di una nuova centrale nucleare”, evidenzia la stessa Agenzia spaziale. I costi dovrebbero ridursi se dal primo sperimentale mega-pannello si passerà alla costruzione di un vero e proprio parco fotovoltaico spaziale.

Per coprire almeno il 10% del fabbisogno annuo di elettricità dell’Ue, servirebbero tra i 20 e i 25 satelliti-pannelli. Uno dei due studi dell’Esa, quello realizzato dalla società di consulenza Frazer-Nash, ha stimato un costo totale per 54 satelliti entro il 2070 di 418 miliardi di euro. Di contro, tale impianto porterebbe alle casse dell’Ue benefici pari a 601 miliardi di euro.”

Sono convinto che, nelle discussioni politiche, questi argomenti siano molto più importanti che non le polemiche identitarie e che la politica necessiti sempre più di contributi programmatici CON VISIONE, con proposte che guardano ad orizzonti molto più ampli delle prossime consultazioni elettorali europee. Purtroppo se il 50% dei cittadini non va più a votare è l’evidente conseguenza di quel “sonnambulismo” diagnosticato dal CENSIS.

Stavo per chiudere l’articolo quando, ascoltando per radio IL PIANO MATTEI, mi rendo conto che le due prospettive sono alternative, quanto meno come investimento di fondi.