di Luigi Ferro
Presidente di Socialismo XXI |
Giacomo Matteotti è stato tre cose: un politico, un giornalista, un antifascista.
Una vita spesa per la politica, per l’economia, e per il socialismo riformista. Aveva compreso con formidabile intuito il pericolo che le orde fasciste rappresentavano per la democrazia italiana. Il fascismo era una ideologia, una cultura non effimera che all’epoca molti minimizzarono, con colpevole superficialità. La cultura del totalitarismo, dell’uomo solo al comando, di un mondo senza teste, andava combattuta. A qualunque costo. Matteotti era un uomo coraggioso, come lo defini’ Gobetti. Prima di essere sequestrato ed assassinato dai fascisti guidati da Dumini il 10 giugno 1924, in Parlamento aveva attaccato a muso duro Mussolini e il fascismo, accusandoli di avere creato in Italia un clima di odio e di violenza contro gli oppositori e le menti illuminate. Matteotti, piu’ volte aggredito dai fascisti, sapeva perfettamente che la sua vita era in pericolo perchè le sue idee di liberta’ e di democrazia, confliggevano con la cultura fascista. Ne squassavano le fondamenta.
Dopo il suo intervento, durissimo, Matteotti, rivolgendosi ad un compagno socialista disse: “io il mio doscorso l’ho fatto. Ora a voi preparare il discorso funebre per me”.
Sapeva che doveva morire, ma non ha mai smesso di lottare contro quel regime per affermare i suoi principi ed era pronto l’11 giugno del 1924, ad accusare in Parlamento di corruzione il fascismo per lo scandalo petrolifero Sinclair che coinvolgeva il fratello di Mussolini, Arnaldo.
Qui risede la grandezza dell’uomo.
Matteotti faveva paura al fascismo da vivo, ma anche da morto. La famiglia del grande statista socialista fu spiata ed intercettata dall’OVRA, almeno fino alla morte della moglie dopo un delicato intervento chirurgico non riuscito. E Mussolini disse:” sono un uomo fortunato. I miei oppositori in un modo o nell’altro muoiono sempre”.
Un processo farsa, con condanne per omicidio preterintenzionale, non volontario con l’aggravante della premeditazione si badi, mai espiate grazie ad un condono. Dumini, per comprarne il silenzio, veniva sistematicamente sovvenzionato dal regime e dallo stesso Mussolini, il quale in Parlamento si assunse per il delitto una responsabilità politica, morale, ma non anche penale.
A cento anni dalla sua morte, è giusto ancora ricordare la figura di Giacomo Matteotti?
La risposta è affermativa.
Matteotti è un martire della liberta’. Con la sua morte nasce la cultura antifascista in Italia, ma la sua morte segna anche il ricongiungimento tra morale e politica. Per lo statista socialista non vi puo’ essere politica senza morale. La morale guida l’agire dell’uomo politico. La sua nobile concenzione della politica lo condusse allo scontro frontale col regime fascista ed alla sua barbara uccisione. Matteotti sapeva che aveva imboccato una via pericolosa, ma è andato avanti fino all’estremo sacrificio. Ciò insegna che la libertà e la democrazia vanno difesi quotidianamente perchè il nemico è dietro l’angolo, in agguato. Pronto a colpire. Senza paura. Con coraggio.
Oggi, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, la democrazia è sotto attacco come non mai prima. In Italia, questo governo con proposte di riforma dell’architettura costituzionale del nostro Paese (autonomia differenziata e presidenzialismo) apre le porte all’autocrazia. Attacca frontalmente il parlamentarismo che strenuamente Matteotti difese fino alla fine dei suoi giorni. Con la proposta di elezione diretta del presidente del consiglio, caso unico nelle democrazie occidentali, si consegna tutto il potere nelle mani di una sola persona. Riforme che offendono i nostri diritti e minacciano i principi fondamentali della nostra Repubblica.
Mobilitiamoci perchè cio’ non avvenga , come a suo tempo fece Matteotti, e sosteniamo sempre coloro che in ogni parte del mondo lottano e muoiono per la liberta’, la tutela dei diritti e per la democrazia. Il mio pensiero va a Mandela, alle donne iraniane, a San Suiky in Birmania, e a tutte le donne e gli uomini di liberta’. Come Giacomo Matteotti.
Per questo va ricordato. Per la sua grandezza, per il suo coraggio, per la contemporaneità del suo pensiero. Per l’esempio dimostrato. Per il timore che ancora incute a qualcuno.
Una lezione di vita e di idee ancora utili.
“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai”.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.