CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

L’evasione fiscale esercitata da alcune imprese era, in gran parte, attuata tramite la sovrafatturazione delle fatture dei fornitori o meglio ancora dichiarando fatture passive inesistenti; con tali mezzi si aumentano fittiziamente i costi e si riducono quindi i profitti d’impresa da assoggettare a tassazione.

Certo le imprese emittenti fatture sovrafatturate si trovavano ad avere più ricavi e quindi più profitti e conseguentemente più tasse. Ma erano pure tante le imprese fantasma che scomparivano dopo soli pochi anni dalla costituzione alimentando il “magazzino” di imposte e tasse non riscuotibili da parte dell’Agenzia delle Entrate (AdE). Ricordo che l’attuale magazzino di imposte dichiarate o accertate non più incassabili per incapacità della pubblica amministrazione di esercitare la riscossione ammonta a 1.200 miliardi di €, quasi metà del debito pubblico. Ricordo anche che il governo, poche settimane fa, ha emesso un decreto delegato che cancella quei crediti non incassabili dopo 5 anni di tentata riscossione. Il governo ha anche aumentato a 120 rate mensili il pagamento delle imposte non pagate. Il fisco “amico” del governo Meloni vuole aiutare chi vuol pagare ma si trova in difficoltà. Ma chi vuol pagare, una volta fatta la dichiarazione dei redditi, mette da parte i soldi dovuti e non se li spende per poi trovarsi in difficoltà alla scadenza. Peraltro, recentemente, la cassazione ha stabilito, con provvedimento 7707/2024, che la mancanza di liquidità non è causa di forza maggiore, che giustificherebbe il non pagamento delle tasse, ma spesso risultato di mala, se non programmata, gestione.

Ma il governo Renzi a suo tempo ha messo in atto un provvedimento, suggerito da Vincenzo Visco, che è risultato uno degli strumenti più efficaci per combattere lo strumento delle fatturazioni fittizie. Questo strumento si chiama “fatturazione elettronica” e funzione, grosso modo, come segue. Mentre prima la fatturazione era una relazione tra impresa fornitrice e impresa cliente non pre-controllata per cui erano possibili le fatturazioni fittizie, oggi interviene l’AdE che riconosce la fattura passiva dell’impresa cliente solo se la stessa fattura è dichiarata e registrata dalla impresa fornitrice. Il processo di fatturazione è allora pre-controllato dall’AdE che può altresì predisporre le dichiarazioni precompilate Iva delle imprese.

Con l’introduzione del concordato preventivo biennale si reintroduce il pericolo che rientri il fenomeno delle sovrafatturazioni o delle fatturazioni per operazioni inesistenti.

Infatti, predeterminando il reddito imponibile per il prossimo biennio, una impresa che aderisce a questa possibilità, potrà emettere a suo piacere fatture sovrafatturate o per operazioni inesistenti al fine di fornire ad un’impresa, con cui si sono presi accordi evasivi, costi fasulli con cui abbassare l’imponibile e le imposte. Alla fine del biennio, con risultati molto più positivi di quelli sulla base dei quali il concordato preventivo era stato definito, l’impresa non aderirà più, qualora le fosse proposto, a quel regime concordatario.

Un altro effetto fiscale, derivante dalla tentata evasione fiscale, si riscontra nella differenza tra magazzino contabile e magazzino reale. Se infatti un imprenditore vende “in nero” fa uscire fisicamente le merci dal suo magazzino, ma contabilmente non registra nessuno scarico, per cui le quantità reali e quelle contabili non corrispondono. Ecco che allora il fisco “amico” di questo governo emette un decreto che permette al costo di un 15% (naturalmente del costo e non certo del ricavo occultato) di sistemare le differenze tra reale e contabile, senza far scattare le verifiche accertatrici.