di Renato Costanzo Gatti
Socialismo XXI Lazio |
Sulla Repubblica di domenica 5 maggio si legge che “la NATO studia i piani per l’intervento diretto”, e vengono identificate due linee rosse che, se oltrepassate, darebbero il via ad un intervento NATO. Questa notizia segue all’ulteriore intervento di Macron che prevede l’intervento diretto di truppe se Mosca si avvicinasse a Kiev e se Zelensky lo richiedesse.
Le due linee rosse da non superare sarebbero:
a) una provocazione militare contro i baltici o la Polonia, oppure un attacco contro la Moldavia e
b) una penetrazione della Russia che sfondasse a Nord-Ovest creando un corridoio tra Kiev e la Bielorussia.
Indubbiamente la situazione sta peggiorando giorno dopo giorno ponendo l’Ucraina in condizioni sempre più difficili tali da comprometterne il potere contrattuale in eventuale tavolo di trattative per concludere “l’operazione speciale” russa. Ma occorre, a mio parere, essere molto cauti e realisti nell’affrontare questa situazione. Mi chiedo anzitutto quale sia la partecipazione italiana in queste riunioni della NATO e se questa partecipazione sia conforme all’art. 11 della nostra Costituzione e all’articolo 5 della Nato che riporto:
“le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutte le parti”
Ora è ovvio che azioni militari russe in Ucraina o in Moldavia non sono un presupposto per l’applicazione dell’art. 5 della NATO, mentre lo sarebbero azioni militari contro i paesi baltici o la Polonia. Quindi le linee rosse individuate dalla NATO, tranne nel caso di attacco ad un membro NATO, non comporterebbero l’attivazione dell’art.5 della NATO.
C’è da chiedersi poi se l’intervento della NATO, per esempio in Moldavia, scatenasse una reazione russa che coinvolgesse un paese NATO ci porterebbe all’applicabilità dell’art. 5 NATO. Infatti, in quel caso non si tratterebbe di “un attacco armato” contro un paese membro dell’alleanza, ma di una reazione ad un attacco NATO contro la Russia.
Purtroppo, non vedo, nell’azione del nostro governo, l’applicazione dell’art. 11 della nostra Costituzione che ripudiando la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali, obbliga i nostri governanti a privilegiare l’azione diplomatica tesa a raggiungere una situazione di pacificazione. Su questo fronte si muove la Cina (estremamente significative le parole di XI nel recente incontro con Macron) con i suoi 12 punti, si muove quasi ogni giorno papa Francesco, e si muove anche quel dittatorello turco di Erdogan. Nei nostri partiti solo i 5 stelle e AVS hanno posizioni più rispondenti al dettato dell’art. 11, sarebbe interessante che anche il PD prendesse una posizione più coraggiosa, forse una massa significativa di voti di preferenza per Tarquinio Marco possono aiutare a questo passo.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.