LE CONTRADDIZIONI DI GIORGIA MELONI

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Quando la propaganda dilaga si punta più sulla credulità di chi sta ad ascoltare che non sull’onestà intellettuale del politico di turno.

Vorrei segnalare due casi di propaganda fatta dalla nostra Presidente del Consiglio che contengono contraddizioni evidenti.

Primo caso

Quando l’opposizione denuncia il crollo degli investimenti per la sanità denunciando la caduta della percentuale del PIL di questo servizio, la premier risponde facendo appello non al parametro ovunque utilizzato in tali casi ovvero la %uale sul PIL, ma alla cifra assoluta di miliardi stanziati “mai così tanti nella vita della Repubblica”.

Quando invece la premier esamina i dati elettorali delle recenti consultazioni europee ella non parametra i voti assoluti ricevuti nelle elezioni europee rispetto a quelli ricevuti nelle politiche del 2022 (dove Fratelli d’Italia ha perso centinaia di migliaia di voti), ma compara le % di voto ricevuto nei due casi in esame. Il calo dei voti del partito della Presidente è stato inferiore al calo degli elettori andati alle urne per cui in percentuale si verifica un avanzamento.

Da notare che il Pd ha aumentato i voti nonostante il calo degli elettori avanzando in percentuale molto più di quanto sia avanzato Fratelli d’Italia; ricordiamo poi che Avs ha avuto un vero enorme salto in avanti sia come voti che, conseguentemente, come percentuale.

Secondo caso

Commentando i risultati economici del suo governo, la Meloni tra gli altri indici indica l’aumento della occupazione e la conseguente diminuzione della disoccupazione e l’aumento del PIL superiore a quello registrato in Francia ed in Germania. Su un diverso fronte la meloni indica nel superbonus la causa dell’enorme deficit e la conseguente difficoltà che si incontrerà nella prossima legge finanziaria.

La contraddizione dell’esposizione della premier sta nel fatto che i miglioramenti di occupazione e PIL registrati son i figli legittimi del superbonus. Ovvero è estremamente scorretto prendersi i meriti (PIL e occupazione) di un provvedimento e scaricare ad altri i danni dello stesso provvedimento, specie poi quando il ministro del MEF era sempre lo stesso, Giorgetti.

Gli effetti occupazionali

Lo studio effettuato dal CENSIS viene rilevato che l’impatto occupazionale del 110 per l’intero periodo agosto 2020-ottobre 2022 sia stato pari a 900 mila unità di lavoro, tra dirette e indirette. Viene poi segnalato il dato particolarmente rilevante, circa l’impatto del solo periodo compreso tra gennaio e ottobre 2022, in cui si stima che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411 mila occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225 mila unità indirette.

Nel 2021 il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno la crescita è stata pari al 25,9% e nel Nord-Ovest al 22,8%. Più contenuta al Centro (16,3%) e nel Nord-Est (18,5%).

Censis sottolinea che gli interventi nel campo edilizio presentano effetti positivi sull’occupazione, in particolare per le piccole e medie imprese.

Gli effetti sul PIL

Lo studio dell’Istituto S.Paolo “Lo scenario per le imprese italiane, le straniere e le sfide di domani” rileva che il superbonus ha fatto riscontrare un balzo nelle costruzioni pari ad un 47% rispetto all’incremento del 29% nei macchinari, mezzi di trasporto e ICT e del 20% negli immateriali.

Secondo il Rapporto Censis il superbonus ha contribuito alla crescita del PIL per circa 73 miliardi di €, mentre secondo Nomisma l’effetto sarebbe di 195,2 miliardi di € considerando un maggior effetto dovuto al moltiplicatore keynesiano. Come riporta il Sole 24 ore,  La grande locomotiva del Superbonus ha macinato commesse contribuendo ai 170 miliardi circa di investimenti cumulati nel 2023. E insomma nel triennio 2021-2023 facendo da terza gamba alla crescita del Pil (+12,3%).

Fine del superbonus

Che i dati di spesa del superbonus siano strettamente connessi con quelli del PIL e dell’occupazione lo dimostra il fatto che con i provvedimenti emessi dal governo per far cessare i salassi del superbonus si genera necessariamente un crollo del PIL e dell’occupazione, lo testimonia il fatto che le associazioni e i sindacati sentiti in commissione Finanze della Camera lancino l’allarme sui bonus edilizi: sono a rischio 47mila imprese e 153mila posti di lavoro.