IL PROGRAMMA DI URSULA VON DER LEYEN

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Non mi interessa tanto la figura fallimentare della nostra presidente del consiglio nella sessione europea di rinnovo del Consiglio e degli organismi dell’Europa per il prossimo quinquennio. Ciò che mi interessa di più è il futuro che l’Europa si sta disegnando nella Zeitenwende determinata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, e dalla probabile vittoria di Donald Trump nelle prossime elezioni statunitensi del prossimo novembre.

Vedo di sintetizzare al massimo i punti salienti del prossimo orizzonte politico:

● gli Stati Uniti ritengono finito l’innaturale periodo di tutela dell’Europa, tutela di cui si sono fatti carico e che deve invece essere assunta dai paesi dell’Europa; probabilmente la Germania è il paese che deve prendersi le maggiori responsabilità nel costruire un apparato militare in grado di permettere agli Stati Uniti di rimpatriare 35.000 unità oggi presenti sul suolo europeo. Gli USA garantiscono la copertura atomica, e quindi, grazie alla loro generosità, ci lasciano tutte le istallazioni nucleari che riguardano anche il nostro paese.

● in questo contesto l’Europa deve investire cifre considerevoli nella difesa, devono sollecitarsi ad adempiere l’impegno di portare le spese per la difesa al 2% del PIL, ed auspicabilmente portare quel parametro al 3%. La nostra presidente del consiglio ha affermato il rispetto di quell’impegno anche se non ha precisato i tempi entro i quali l’impegno sarà rispettato. Nel programma di insediamento di Ursula fon der Leyen si legge che tra il 2019 e il 2021 l’Ue ha aumentato la spesa militare del 20%, la Russia del 300% e la Cina del 600%. Numeri impressionanti per cui non è un caso che la presidente eletta abbia annunciato la nascita di un commissario alla Difesa incarico reclamato dalla Francia per il suo rappresentante Thierry Breton. La presidente eletta ha anche citato la necessità di un nuovo Recovery Fund che dia impulsi alla competitività europea e agli investimenti. Quindi viene riproposto il protagonismo dell’Europa sul fronte degli investimenti, ma grava il grande dubbio che i 500 miliardi che il rapporto sulla competitività predisposto da Draghi e che sarà presentato in autunno voleva investire annualmente per rendere l’Europa competitiva con l’egemonia statunitense e cinese, verranno dirottati sugli investimenti militari indispensabili per la sicurezza europea di fronte all’aggressività della Russia e della Cina. Il programma della presidente eletta va quindi visto come un vero Zeitenwende dando ai programmi europei una colorazione militare preparando l’Europa allo scontro. Delinea un atteggiamento dell’Europa verso la militarizzazione, l’escalation della tensione, lo scontro e il ricorso a metodi di confronto nella politica estera.

● Il vero obiettivo strategico militare statunitense non è in Europa o in Medio Oriente, dove la questione di Gaza è un fastidiosissimo incidente fomentato da quell’irresponsabile di Nethanyau, ma è sul fronte Pacifico, è il rapporto con il gigante cinese che sta assumendo sempre più importanza nella politica estera degli USA. La Cina che da cinquant’anni non ha uno scontro militare, che opera con una efficacissima conquista di aree di influenza operando con commerci, investimenti, rivoluzioni monetarie, è accusata di continue minacce e di gravissime operazioni aggressive. In questo contesto gli USA stanno cercando l’orientalizzazione della NATO invitando al recente congresso di Washington anche paesi come Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, che nulla hanno a che fare con il patto atlantico. Al contrario tendono a coinvolgere i paesi atlantici nella politica di attacco al colosso cinese.

In questo scenario di una guerra mondiale, per ora a livello di strategie preparatorie, ne consegue che l’Europa viene incaricata di farsi carico della sicurezza del suo territorio minacciato dalla aggressività della Russia e auspicabilmente di tendere ad un raffreddamento della situazione medio orientale. In questa prospettiva viene rilanciato un Recovery Fund che va finalizzato agli investimenti militari e di difesa abbandonando la priorità degli investimenti auspicati da Draghi per l’innovazione tecnologica e produttiva che ci avrebbe potuto vedere competitivi con USA e Cina, riducendoci quindi a una colonia degli USA.

Liberati gli USA dai compiti di garante della sicurezza europea, presente comunque nei siti atomici, gli stessi si potranno concentrare sul fronte Pacifico con una grande coalizione anti cinese cui non è escluso che anche l’Europa possa essere coinvolta con l’orientalizzazione della NATO.