TRE PUNTI CHE VORREI CONDIVIDERE

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

In questa fase estiva, nella quiete delle montagne o sulle spiagge affollate, ci sono tre punti di politica che mi colpiscono particolarmente e che vorrei condividere con  chi mi legge.

I tre punti sono Fisco, PIL e Cina.

1 – FISCO

Il fisco italiano non è mai stato così confuso ed ingiusto; il principio costituzionale della progressività (che non è un principio bolscevico ma nettamente marginalistico) viene sfacciatamente calpestato in una politica che, stante le enormi difficoltà della prossima legge di bilancio, cerca di recuperare gettito da tutte le parti. Pare che il governo rispolveri l’imposta sui superprofitti bancari vergognosamente fallita nel precedente tentativo. L’ingiustizia del varato concordato preventivo biennale si palesa in questo semplice esempio: se concordo con il fisco un imponibile con 10.000€ in più dell’ultima dichiarazione, su quell’eccedenza oltre a non subire controlli per due anni, pagherà solo il 10% ma se tale incremento si calcolasse sul reddito da lavoro o da pensione l’imposta sarebbe esattamente quattro volte tanto. La revisione delle rendite catastali è stata definitivamente affossata e i regimi a flat tax dominano la situazione fiscale italiana caratterizzata da una evasione mostruosa. Sorprende nei programmi del Pd e/o dei partiti del campo largo l’assenza assoluta di una lotta seria contro un fisco ingiusto. Che parlare di tasse faccia perdere voti?

2 – PIL

Il PIL nel secondo trimestre 2024 è aumentato dello 0.2% rispetto al PIL del primo trimestre con una proiezione annua vicina all’1% previsto dal DEF. L’incremento è decisamente inferiore a quello registrato in Spagna e in Francia mentre la Germania continua con la stagnazione. Ma l’esame delle componenti economiche fa riscontrare un incremento nel turismo (si prospetta, e si vede, una annata notevole) ma si riscontra un decremento nell’industria, nell’agricoltura e nella pesca. Il decremento della produzione industriale preoccupa molto stante la nostra posizione di subfornitori della Germania, risentendo quindi della crisi di quel paese. Siamo in un periodo storico caratterizzato da profonde innovazioni schumpeteriane (penso all’intelligenza artificiale, ai computer quantistici, alle energie rinnovabili), innovazioni che sgominano nel mercato chi non sta al passo delle nuove tecnologie che mutano in modo profondo il modo di produzione. Rischiamo l’emarginazione del nostro paese ma, quel che è peggio, rischiamo anche la marginalizzazione dell’Europa. Solo Draghi sembra accorgersene mentre l’Europa pensa solo a riarmarsi, subendo il ricatto della politica USA.

3 – CINA

Se c’è un paese che strutturalmente fonda il suo progresso su un mondo pacifico a cui vendere i suoi prodotti, i prodotti della fabbrica del mondo. La Cina non conosce attività bellica da oltre 50 anni; si impegna nella ricerca di trattative diplomatiche per pacificare le guerre in Ucraina e a Gaza; penso ai dodici punti emessi pochi mesi dopo l’invasione dell’Ucraina ed in particolare all’affermazione dell’integrità territoriale dei paesi; penso alla riunione con tutte le componenti politiche operanti nel medio oriente e interessate a Gaza e alla Cisgiordania. La Cina è il maggior competitore al mondo degli USA; è vero  che non sia un paese democratico ma quanto sta succedendo negli USA in questo periodo storico mette molto in dubbio la positività della democrazia, voglio dire che se l’autoritarismo cinese non è certamente condivisibile non lo è certamente l’attuale fase della democrazia USA mentre se guardiamo ai risultati il modello cinese pare essere più efficace del modello USA. Tutto ciò per dire che sono molto preoccupato dai preparativi che gli USA stanno costruendo per creare un casus belli prendendo come punto critico Taiwan. Gli USA pare vogliano scaricare sull’Europa la questione russa, sfiancando l’Europa inducendola a investire in armi e non in tecnologia (vedi punto precedente) e concentrarsi sul Pacifico unendo le forze con Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda in uno scontro con la pacifica Cina. In questa fase dell’imperialismo USA dobbiamo essere determinati nel rifiuto dell’orientalizzazione della NATO. Il futuro dell’Europa sta nello sviluppo tecnologico dell’Europa, non certo nel vassallaggio dell’Europa alle mire espansionistiche degli USA.