PREMIERATO E VOLONTA’ POPOLARE

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Il comportamento di Macron che violenta la volontà popolare espressa in un voto voluto da Macron dopo le elezioni europee, offre motivi di riflessione sulla legge costituzionale in approvazione alle Camere.

La riflessione vede uno scontro tra due posizioni:

a) la volontà popolare domina le scelte di una democrazia,

b) la volontà popolare va ridisegnata per favorire stabilità e tempestività dell’esecutivo.

La scelta non può essere ideologica e l’alternativa proposta non è banale ma va ponderata seriamente.

Infatti, superato l’indubbio riconoscimento al valore essenziale in democrazia della volontà popolare, ne segue che viviamo in un tempo che sta dimostrando in moltissime evenienze la crisi sistemica della democrazia. Basta guardare il mondo che ci circonda, dal tentato golpe di Trump che potrebbe ripetersi negli USA, alle prepotenze di Macron, al voto di AfD in Germania, al fatto che la maggioranza dei paesi del mondo non hanno fatto una scelta democratica, agli indubbi successi che un regime non democratico come quello cinese stanno avendo, per riconoscere che l’alternativa posta è tutt’altro che banale.

Nel tentativo di coniugare stabilità del governo con il regime democratico il governo Meloni ha presentato alle camere un disegno di legge costituzionale che è in corso di approvazione. Vorrei approfondire questa proposta di riforma.

Due sono i punti che mi paiono critici:

1 – l’elezione del premier cambia il risultato delle elezioni

La formulazione originaria per cui al partito o all’alleanza che avesse proposto il nome del/della premier risultante eletta, spettava il 55% dei seggi in entrambe le camere, rispolverando la legge Acerbo, è stata modificata eliminando l’indicazione del 55% e modificandola in una garanzia che assicuri al partito o all’alleanza “una maggioranza” non specificata e lasciata alla legge elettorale.

La scelta del premio è lasciata ad una legge ordinaria che, nel rispetto della costituzione che fosse in tal senso modificata, non è soggetta a referendum confermativo anche se approvata con meno dei due terzi dei voti.

Ma la vera anomalia sta nel fatto che il premio di maggioranza non viene generato sulla base dei dati elettorali espressi dal popolo (come succedeva anche con la legge Acerbo), ma viene generato dall’elezione relativa all’esecutivo. Per essere più chiari è il voto al candidato premier che va a modificare il voto del potere legislativo. Quindi il voto per l’esecutivo modifica il voto per il legislativo, subordinandolo e snaturando la dignità del parlamento che diventa così il ratificatore delle scelte legislative dell’esecutivo.

Faccio un esempio: si presentano alle elezioni sinistra, destra e Calenda. La sinistra propone Schlein come premier, la destra propone la Meloni, Calenda propone Draghi.

Il risultato delle elezioni è 50% destra, 40% sinistra, 10% Calenda. Per il premier Draghi prende il 60% delle preferenze Meloni e Schlein prendono il 20% ciascuna.

Ebbene Draghi sarà premier e nel Parlamento Calenda avrà la maggioranza (relativa, assoluta, qualificata non si sa) e destra e sinistra si spartiranno i seggi dell’opposizione.

 Lo stravolgimento della volontà popolare è evidente.

2 – Il sistema non raggiunge l’obiettivo

Ricordo che l’obiettivo è avere un governo che duri per tutta la legislatura. La vita media dei governi fino ad oggi è di due anni. Anche il governo Meloni prima ancora di compiere i due anni sta vivendo una fase di criticità, se non altro per l’evidente conflitto tra Lega e Forza Italia.

Ebbene, poiché la media dei due anni non nasce dal nulla né dal caso ma dalle difficoltà di mantenersi stabili che le alleanze sembrano comportare, vediamo come la nuova legge affronterebbe il caso di crisi all’interno dell’alleanza che ha indicato il premier.

Tolto al Presidente della Repubblica ogni potere decisionale in caso di rottura dell’alleanza al governo e sfiducia o dimissioni del premier, resta la possibilità su scelta del premier sfiduciato di sciogliere le Camere e andare a nuove elezioni o, in taluni casi, scegliere un nuovo premier ma nell’ambito della coalizione che ha vinto le elezioni. Immaginate se mai la Meloni sfiduciata a causa della rottura con la Lega, accetterà mai di indicare Salvini come nuovo premier. Nei fatti non rimane che lo scioglimento delle Camere e l’indizione di nuove elezioni.

Conclusione: è vero che i governi dureranno tutta la legislatura, ma saranno le legislature a durare mediamente due anni.

3 – Un’ultima considerazione

La legge in approvazione nega al Presidente della Repubblica la possibilità di cercare in caso di crisi maggioranze possibili come quelle che portano a governi tecnici.

Ora nel nostro sistema, con il personale politico che c’è, notiamo una contraddizione evidente: tutti i partiti sono incapaci di leggi serie e necessarie che generino opposizione e quindi perdita di voti tra gli elettori.

Oggi con la nuova legge di stabilità non puoi certo non generare opposizione popolare, nessun partito è così suicida. Solo un governo tecnico, di governanti che non sono condizionati dal timore di perdere consenso elettorale, può affrontare situazioni estremamente difficili come la legge di bilancio.

Da tempo prevedo che questa legge di bilancio scatenerà la crisi dell’attuale governo, ma ciò che mi preme sottolineare che perdere la possibilità di formare governi tecnici è una scelta pericolosa contenuta in questa proposta di legge costituzionale.