CONCLUSO IL CONGRESSO DI UNIFICAZIONE I SOCIALISTI FRANCESI HANNO UN NUOVO LEADER

Tratto dall’Avanti! del 15 giugno 1971

Dall’inviato Luca Bianchi

Lo schieramento della sinistra francese non comunista ha da ieri sera un nuovo partito e un nuovo leader.

Dal Congresso di unificazione al Épinay-sur-Seine è nato infatti il nuovo partito unificato, che ha deciso di chiamarsi come il vecchio, cioè, molto semplicemente partito socialista; contemporaneamente, la maggioranza del Congresso ha messo da parte il vecchio leader della SFIO, Guy Mollet e l’attuale segretario del partito, Alain Savary.

Francois Mitterrand che nel ’65 fu il candidato della sinistra unita contro De Gaulle, è il nuovo astro nascente del socialismo francese; la sua mozione, infatti, che postula il rinnovamento organizzativo del partito, e una politica di intesa immediata, elettorale e di governo, con il partito comunista, ha avuto la meglio sulla mozione presentata da Savary e Mollet, favorevoli alla continuità organizzativa e a un preventivo chiarimento ideologico con i comunisti, prima di qualsiasi accordo elettorale e di governo, 43.926 voti ha avuto Mitterrand: 41.733 voti hanno avuto Savari e Mollet.

La mozione dell’ex leader della Convenzione delle istituzioni repubblicane è stata votata dai convenzionali, naturalmente, dall’estrema sinistra del partito socialista (la vecchia SFIO) e, curiosamente da Gaston Defferre, sindaco di Marsiglia e leader della federazione delle Bocche del Rodano, e da Pierre Mauroy, della potente federazione del Nord, i quali sono sempre stati tiepidi nei confronti del dialogo con comunisti.

L’appoggio di Defferre e Mauroy nonché alcuni vivaci accenti critici di Mitterand nei confronti del PCF, hanno fatto scrivere all’organo dei comunisti francesi che il Congresso di unificazione si è concluso nella confusione. Altri rilevando dietro il gioco delle mozioni quello antico e personale dei mandarini della vecchia SFIO, si domandano se la nuova formazione non corre il rischio di diventare ingovernabile, come lo stato, nel tempo, vecchio partito Socialista. Il che sarebbe grave per una formazione che pone la sua candidatura al governo addirittura del Paese.

Ma per il momento il barometro è all’ottimismo. Un ottimo e ispirato soprattutto dalla personalità del nuovo leader François Mitterand e senza dubbio l’uomo nuovo della sinistra francese. Lo ha dimostrato nel recente dibattito sulla fiducia all’assemblea nazionale, lo ha dimostrato all’epoca del braccio di ferro con De Gaulle, che riuscì a mettere in difficoltà alle presidenziali de 1965, lo ha dimostrato nel corso della preparazione di questo Congresso, e con il suo intervento di ieri. Un intervento estremamente lucido ed abile, che è stato salutato dall’applauso di tutti i congressisti.

Per Mitterrand, il problema numero uno della sinistra francese è quello di raccogliere tutti i suffragi socialisti, in modo da dare al nuovo partito, un peso che lo salvaguardi dal pericolo di essere dominato dai più forte alleato, il partito comunista. Non è naturale — egli dice — che cinque milioni di francesi scelgano il partito comunista perché essi sentono che questo partito difende la loro vita.

Il compito del partito socialista e quello d’essere il partito più rappresentativo della classe operaia. E a ciò si arriverà attraverso azioni concrete. Bisogna innanzitutto conquistare quelli che oggi si chiamano i “gauchistes“. Finché il partito socialista non esprimerà il bisogno di responsabilità e di dignità che è spesso quello dei giovani che si chiamano abusivamente “gauchistes” esso non arriverà a collocarsi nella realtà del nostro tempo. Ma anche i cosiddetti liberali devono essere conquistati dal nostro partito. Li si deve poter convincere che tra la tirannia, l’involuzione capitalistica e noi, non c’è altra scelta.

Mitterrand considera che è vano continuare il dialogo ideologico con i comunisti. Forse che questo dialogo risolverà il problema di due filosofie, di due concezioni dell’uomo e della società? Certamente no. Vuol forse dire questo che, se non ci si intenderà sul piano ideologico, non ci si intenderà nemmeno alle elezioni? Sicuramente no. C’è dunque, in tutto ciò una profonda contraddizione. Infatti, non ci sarà alleanza elettorale, se non ci sarà un programma elettorale. Non ci sarà una maggioranza di sinistra se non ci sarà fin accordo di maggioranza, e non ci sarà governo, senza un accordo di governo.

Mercoledì venturo, il nuovo partito eleggerà i suoi organi dirigenti: direzione, presidente e segretario generale.