ASSEMBLEA DEI SOCI FONDATORI E DEI COORDINATORI REGIONALI DI SOCIALISMO XXI

 

di Silvano Veronese Vice presidente Socialismo XXI |

 

RELAZIONE

Roma, 1° Febbraio 2020 – Sezione L. De Angelis, Garbatella

A distanza di quasi un anno da Rimini 2019,  per il 18 Aprile prossimo è stata fissata la data di convocazione per  la Conferenza di Organizzazione. Venne indicata come “Assemblea dei Circoli” anche come verifica dello stato di avanzamento del progetto fondativo.

Perciò, questa riunione dei Soci fondatori e dei Coordinatori/Promotori p.t.  ha lo scopo di preparare l’appuntamento di Aprile che avrà come o.d.g. la verifica prima ricordata e la Presidenza “allargata” vi propone al riguardo alcune riflessioni per raccogliere un Vostro riscontro e i Vostri pareri sul percorso fino ad oggi effettuato e sul suo proseguimento.

Questa nostra riflessione incrocia una situazione complicata  ed un  dibattito assai vivace e tormentato  in seno ad un  quadro politico affatto assestato che le recentissime elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria (caricate di valenza politica) non hanno migliorato e chiarito.  Infatti una stagione politica sembra destinata a finire come ci spiegò con lucidità e puntualità – nella sua bella relazione   in un nostro recente Seminario –  il compagno Beppe Scanni, vice presidente.

La prospettiva, anche per quanto riguarda la tenuta dell’attuale Governo e la stessa governabilità del Paese,  rimane incerta e precaria.

Sta infatti  dissolvendosi il M5S,  che in Parlamento (e nel Governo)  è la maggiore forza politica, almeno nelle sue attuali dimensioni; sta “perdendo pezzi” continuamente in termini di parlamentari, di aderenti e di consensi elettorali. Il suo stato di crisi (culminato con le dimissioni del suo capo politico)  ed  un continuo tracollo elettorale (rilevante l’ultimo  sia in Emilia che in Calabria) non possono sorprendere. E’ un epilogo naturale di  un  movimento di protesta  che, sorto e cresciuto sulla mera contestazione antisistema, ha dovuto assumersi la responsabilità di governare senza averne la vocazione, la cultura, l’esperienza e le competenze. I numerosi insuccessi elettorali locali ed alle “europee” sono anche frutto della delusione di tanti  suoi elettori  per la mancata o confusa  attuazione di molte delle facili e superficiali promesse.

Il risultato elettorale in Emilia Romagna sembra – a giudizio di vari commentatori –  aver bloccato  ed  invertito  il logoramento che registra il PD da molto tempoma non è cosi’ perché in Calabria  il PD ha perso notevolmente (non solo la corsa al “governatorato” ma anche come lista del  Partito) aggiungendo questa Regione alle altre 10 (dieci) perdute e che prima governava!

La scarsa affluenza di votanti  nella regione meridionale conferma la tendenza diffusa registrata in molte altre precedenti elezioni  di parte del c.d.  “popolo di sinistra” a  rifugiarsi  nell’astensione perché fa fatica a  riconoscersi  in un partito dalla incerta ed ambigua identità, percepito lontano – nelle sue  scelte di governo – dai bisogni di vasti ceti sociali colpiti dalla crisi (i c.d. “ultimi” tanto cari a Pietro Nenni ma anche i “penultimi” cioè quel ceto medio proletarizzato perché impoverito dalla crisi).

Non è un caso che il risultato emiliano (in controtendenza) sia frutto soprattutto   – bisogna riconoscerlo – di una buona amministrazione impersonata dal Presidente Bonaccini che non ha  voluto presentarsi in campagna elettorale come esponente e rappresentante di Partito, il suo PD!  Nelle centinaia di comizi non ha mai accennato ad un solo provvedimento dell’attuale governo giallo-rosa, anzi NO , due volte, ma per parlarci contro!

Il suo segretario Zingaretti punta, per uscire dalla “secche”, ad un rinnovamento piu’ formale che altro cambiando denominazione e simbolo al PD  quando le criticità di quest’ultimo stanno nella ambigua identità di un “amalgama mal riuscito” (copyright di D’Alema) e nei limiti dei suoi programmi di politica economica e sociale. Non sarà certo l’aumento e la strutturalità del “bonus fiscale” a favore di una parte dei ceti mediobassi a fargli guadagnare consensi. L’incapacità a stringere alleanze ed a leggere i cambiamenti intervenuti in una società in profonda trasformazione completano il suo bilancio politico deficitario.

Situazione analoga, se non peggiore, è  per F.I., il cui declino – pur con motivazioni diverse – è tipico di forze politiche prossime piu’ a comitati elettorali e di interessi individuali o di gruppo da tutelare che rapidamente aggregano, ma anche si esauriscono quando vengono meno i risultati a causa della lontananza dal potere. Non sono certo i richiami a valori liberali piu’ declamati che praticati a risollevare le fortune di un movimento padronale a rischio di assorbimento in altri partiti della destra in particolare nelle avanzate ed importanti Regioni settentrionali.

Rimane un fiorire di deboli presenze, prevalentemente da scissioni dal PD e da irrilevanti eredità della tradizione post-comunista, mentre si è invece affermata una destra illiberale, rozza, con seduzioni autoritarie, xenofoba ed antieuropea. Non solo la Lega di Salvini   che ha mutato il suo DNA originale ma anche FdI della Meloni.

Una situazione preoccupante certamente per il Paese che perde sempre piu’ credito a livello internazionale (vedi il caso della crisi libica che ci ritroviamo alle porte di casa ma che ci vede del tutto ininfluenti), che non riesce a recuperare i livelli produttivi antecrisi del 2007/8 ed a ribaltare le situazioni di stagnazione se non di decrescita dell’economica reale con negative ripercussioni sull’occupazione.

Ma tutto ciò puo’ rappresentare per noi una occasione irripetibile, per far  rinascere un soggetto di chiara impronta  socialista e riformista, che – assieme al popolarismo di ispirazione cristiano-sociale ed al liberalismo progressista –  può riempire un  vuoto – che si sta creando per le crisi partitiche prima ricordate –  di proposte e di competenze capaci di invertire il declino del Paese.

E che ci sia la necessità di coprire questo vuoto lo dimostra un fatto eccezionale (che ci ripaga in parte di tante amarezze degli ultimi anni): MAI, dico mai, si è discusso nel passato così tanto di un leader politico, di uno statista da molti anni scomparso così come si è discusso recentemente, e si continuerà a discutere, di Bettino CRAXI e delle sue alte capacità di statista e degli impareggiabili  risultati per il Paese realizzati con la Sua  esperienza di governo.

Dei problemi che riguardano l’agenda politica, economica e sociale che ci investe ne parlerà il compagno Beppe Scanni, voglio invece parlare di noi e del nostro progetto.

Secondo il “cronoprogramma” che ci avevamo dati a Rimini, il 2020 dovrebbe registrare la conclusione del progetto di riaggregazione dei socialisti attraverso il superamento della “diaspora” e  la ri-costituzione di un nuovo soggetto politico di ispirazione socialista.

Questo obiettivo era e rimane l’idea fondativa della nostra Associazione, pur nella consapevolezza di noi tutti che, al di là dei  nostri sforzi e delle nostre volontà, la sua concretizzazione sarà determinata anche da altrui volontà e da circostanze non dipendenti dalle nostre responsabilità.

Il processo di ri-aggregazione socialista a cui noi pensiamo, e che per analogie organizzative e politiche con una analoga esperienza realizzata dai compagni francesi del 1971 abbiamo definito “l’Epinay italiana”, tiene in seria considerazione in primo luogo i socialisti della “diaspora” (successiva allo scioglimento del PSI storico del 1994), ma anche altri soggetti individuali e collettivi che hanno praticato esperienze esterne alla presenza e storia del PSI, che intendano riconoscersi nei valori ed idealità del socialismo riformista e praticare con noi l’obiettivo di unità socialista, ma anche quelli che intendono per ora mantenere distinte le proprie identità organizzative.

E’ questa, ma non la  sola, importante analogia con il Congresso rifondativo dei socialisti francesi ad Epinay nel 1971 che, infatti, elesse Segretario generale il compagno Mitterand, che socialista non era mai stato, ma che impresse una forte svolta unitaria per modernizzare e ridefinire ruolo e politiche del socialismo francese e renderlo competitivo nei confronti di una forte destra liberale e popolare, ma democratica riorganizzata dal gen. De Gaulle.

Ovviamente, siamo disponibili, come è già avvenuto nella costituzione di qualche Circolo a noi aderente, di aprire le porte” tutti coloro che sono disponibili  ad un impegno diretto ed interno a “Socialismo XXI” , purchè si riconoscano nei documenti fondativi di Livorno e Rimini e nello Statuto dell’Associazione.  Un impegno che oggi, nel formalizzare le varie  “dichiarazioni di interesse” con il tesseramento, chiediamo non solo ai Circoli nuovi, ma anche a quelli già costituiti da tempo.

Per questo motivo e con queste premesse, non pretendendiamo di rappresentare da soli il disperso universo socialista o della sinistra riformista abbiamo lanciato, oltre l’appello di  Rimini, la proposta  a tutte le organizzazioni socialiste e riformiste prima accennate di partecipare con noi ad un “tavolo di concertazione”, senza alcuna pretesa di primogenitura o di egemonia da parte di qualsiasi soggetto e rispettando l’autonomia organizzativa di ognuno dei partecipanti, con lo scopo di preparare, elaborare e costruire l’approdo unitario (la nostra “Epinay”) in un nuovo soggetto politico socialista riformista e libertario. Nei prossimi giorni partirà un invito formale a queste realtà.

Se avremo risposte affermative avremo modo, come “Socialismo XXI”, di spiegare che si tratta di un  progetto ambizioso, fondato su un programma condiviso ed rispondente ai problemi nuovi, alle attese ed ai bisogni nuovi che emergono da una società industriale in profonda trasformazione ed evoluzione, in un mondo percorso da processi evolutivi che richiedono capacità di analisi e di proposta nuove e all’altezza delle sfide che la globalizzazione ci pone, che non possono essere le ricette del passato, pur  glorioso, se non nei  riferimenti ai valori ed alle idealità che restano immutati/e.

Interpretare le trasformazioni, quindi, per governarle declinando ciò in senso progressista, solidale, democratico, riconoscendo i meriti senza trascurare il soddisfacimento di bisogni sociali primari, in pratica secondo i canoni di un socialismo riformista e liberale.

Se non lo fanno i riformisti socialisti, con altri progressisti,  prevarrà la ricetta “liberista” che ha già fatto molti danni, e puo’ farne ancora, su almeno cinque questioni importanti :  la devastazione dell’ambiente, le crescenti diseguaglianze sociali e di reddito tra le classi, il deficit di democrazia nelle grandi scelte di un Paese, la stagnazione ed il mancato sviluppo economico in molti Stati del globo (l’Italia ne sa qualcosa!),  i gravi tagli allo “Stato Sociale”.

Un moderno partito del socialismo riformista deve in particolare saper intercettare i bisogni e le attese, laddove nascono e che, spesso, diventono oggetto di rancore e disagio sociale, cioè nei territori e non pensare di individuarli in maniera illuministica dal Centro o dall’alto.

Per questa ragione,  noi di “Socialismo XXI”  abbiamo pensato ad un modello associativo fondato sui Circoli territoriali che devono essere il motore politico e di radicamento sociale dell’Associazione e che, un domani, potremmo mettere a disposizione del nuovo soggetto politico.

Per queste ragioni,  a Rimini abbiamo anche  elaborato un “programma minimo” di 12 tesi tematiche, attraverso una discussione molto  partecipata, riferite ad altrettanti grandi problematiche dell’agenda politica del Paese, convinti che l’identità si costruisce, non su astrattezze ideologiche, ma  sulla qualità delle proposte per dare risposta ai problemi concreti e cruciali  del Paese.

Abbiamo, in vista delle ultime elezioni europee, predisposto un documento per un “rifacimento” dell’Europa che,  nella sua configurazione e nelle politiche attuali, non è quella pensata nel confino di Ventotene da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni e che dimostra tutti i suoi limiti nel confronti con le grandi economie e potenze del pianeta anche perché incapace di fronteggiare gli egoismi nazionali dei suoi Stati membri. E lo abbiamo discusso a Formia in un Convegno, non a caso davanti a Ventotene, per approfondire le tematiche europee e ribadire le nostre proposte, convinti che la scelta di una vera efficace unità europea, non limitata ad una trazione “carolingia”, ma anche grande attrice nel bacino mediterraneo, non ha alternative se non vogliamo assistere ad un grave declino del “vecchio continente”.

Abbiamo tenuto recentemente un Seminario sulla base di un’ottima relazione-documento del compagno Beppe Scanni, vice presidente, proprio sugli effetti economici e sociali, ma anche politici dell’innovazione tecnologica ed informatica, della globalizzazione dell’economia, sulla rifondazione della democrazia e sulla destrutturazione del quadro politico  per “aggiornare” ruolo, cultura e proposta politica  di un socialismo riformista del XXI° secolo.

Il “Gruppo di Volpedo” a settembre, sui temi della fiscalità ha dibattuto in modo approfondito e serio le tematiche delle riduzioni della tasse (nel quadro di una riforma organica del fisco enon con  provvedimenti “spot”)  e della equa distribuzione del reddito. Ed in altre parti d’Italia (Basilicata, Campania, Marche e Toscana) abbiamo promosso convegni locali su altre  tematiche con la presenza dell’infaticabile nostro Presidente Aldo Potenza.

Purtroppo questo lavoro non è molto conosciuto per essere valutato ed apprezzato.

La nostra forza di immagine, di comunicazione delle nostre idee e di raccordo con i territori, non avendo risorse che ci permettano di organizzare e pubblicizzare tanti  Convegni e tanti momenti di confronto politico in giro per il Paese, è la rete WEB con  i “social”: questa nostra “modalità di presenza” è magistralmente coordinata dal valente compagno Vincenzo Lorè.  Essa deve diventare sempre piu’ uno strumento partecipato da parte dei nostri aderenti, anche per allargare ad un piu’ “vasto mondo” la conoscenza ed un confronto sulle nostre idee.

Questi nostri sforzi, pur sapendo che la vita autonoma di “Socialismo XXI” sarebbe a ..”tempo determinato” se riusciremo a concretizzare il progetto unitario, servono a prefigurare una piattaforma politica e culturale – ovviamente da confrontare anche con le altre realtà che vogliamo coinvolgere – affinchè  il nuovo soggetto politico socialista nasca con una precisa identità riformista e non essere un soggetto collettivo di “raccolta” delle piu’ disparate opzioni e posizioni individuali e di collettività.

Le 12 tesi di Rimini (Programma minimo), i documenti fondativi e tutti quelli prima ricordati, diligentemente postati da Vincenzo Lorè sul nostro sito web “Socialismo Italiano 1892” devono essere non solo divulgati, ma essere occasione e/o stimolo di dibattito sulle problematiche del Paese a cominciare da interventi dei nostri Coordinamenti Regionali e responsabili di Circolo.

Non sono il Vangelo e per tale motivo ho parlato di stimolo per sviluppare – anche tra noi –  un dibattito ed un arricchimento delle  nostre posizioni, nel solco della nostra cultura e dei lineamenti  di un movimento tipico del riformismo socialista,  senza mutuare idee da culture o da posizioni estranee alla nostra cultura, storia e idealità. Con questo rispondo a quei compagni che ci rimproverano l’assenza di prese di posizione su questioni che catturino l’attenzione dell’elettorato o l’elaborazione di proposte originali.

Certamente registriamo, anche,  ritardi nel lavoro di radicamento della Associazione nei territori che appare faticoso e complicato.

Ha pesato su questo aspetto un problema di incisività dovuto al mai avvenuto decollo operativo della Segreteria (formata da cinque giovani) che avrebbe dovuto essere (e mai purtroppo lo è stata) il “braccio operativo” e di coordinamento/promozione delle attività verso il territorio.

Abbiamo avuto anche le dimissioni irrevocabili,  qualche mese fa, del responsabile organizzativo il compagno Dario Allamano per potersi dedicare ad un impegno di iniziative sociali e formative, sempre nell’ambito dell’Associazione in Piemonte.

Per adesso, la responsabilità organizzativa è stata provvisoriamente coperta da tre compagni, con l’aiuto del Presidente compagno Aldo  Potenza, uno per ogni macroarea  Nord, Centro e Sud Italia e Isole.

Abbiamo semplificato cosi’ e ridotto a unità il Coordinamento Centrale politico ed organizzativo, definendolo Presidenza allargata. Questo Coordinamento Centrale opererà in  stretto rapporto con  i Coordinatori/Promotori Regionali ma di tutto ciò ne parlerà il compagno Mauro Scarpellini, Tesoriere Nazionale.

Si tratta di una soluzione “pro-tempore” che sarà definita piu’ sistematicamente nella Conferenza di Organizzazione, fermo restando che si tratta di trovare rapidamente  una soluzione adeguata per la segreteria operativa, possibilmente con giovani compagni residenti a Roma o in località vicine.

Una seconda criticità è rappresentata dal tesseramento. Anche di questo aspetto ne parlerà Mauro Scarpellini.

Voglio solamente sottolineare che, pur avendoci dato una scadenza di  vita autonoma della associazione in vista del compimento del progetto di unità socialista, non possiamo approcciare a questo appuntamento in modo informale.

Abbiamo la necessità di conoscere l’esatto quadro del nostro insediamento che non puo’ che avvenire attraverso formali adesioni all’Associazione nei termini previsti a Rimini. Oggi disponiamo di un elenco di circa 300 e piu’ persone che manifestarono a suo tempo l’interesse se non la condivisione verso il nostro progetto, anche attraverso la partecipazione (non di  tutti) ai momenti fondativi di Livorno 2018  e Rimini 2019. Abbiamo analoghi elenchi regionali con altrettante manifestazioni di interesse verso “Socialismo XXI” ma la loro traduzione in adesioni formali è minima.  E’ un problema a cui va posto rimedio.

Concludo con un ultima sottolineatura negativa che riguarda l’esigua costituzione dei Circoli. Abbiamo discusso e definito in atti formali che l’architrave dell’Associazione sono i Circoli, dotati di una loro  autonomia, a conferma del  carattere federativo e non verticistico/centralistico della nostra Associazione e della nostra iniziativa politica e di radicamento.

Si tratta di procedere concretamente in questa direzione affinchè ciò non resti solamente un auspicio retorico. E c’è anche un fatto pratico: molte delle associazioni di ispirazione socialista, alle quali proponiamo – con il “Tavolo di Concertazione” – un programma di lavoro comune, sono di dimensioni locali (provincia e/o Regione) e, quindi, i nostri Coordinamenti Regionali e i nostri Circoli Territoriali  dovrebbero essere i loro interlocutori naturali ma devono esistere  ed essere operanti!

Questo, secondo noi, è il lavoro che ci attende, è complesso e laborioso, ma dobbiamo essere consapevoli che se il progetto di rinascita del riformismo socialista non dovesse decollare, la responsabilità – questa volta – sarebbe solo dei socialisti.