PUGLIA, ORA SCONTO IN BOLLETTA

di Onofrio Intronagià Presidente del Consiglio regione Puglia |

Condivido la visione di Tonio Tondo sul ruolo strategico assunto dall’Italia nella sfida per gli approvvigionamenti di materie prime energetiche dal Caspio. I tempi sono cambiati: gli interessi nazionali non si difendono più schierando le navi da guerra al largo degli Stati che si vogliono indurre a buon partito. Dalla politica vittoriana delle “cannoniere” si è passati alla politica dei “gasdotti”, nei quali corre metano, ma anche complessi scambi economici e commerciali. L’esempio, tanto vicino a noi, è quello della Trans adriatic pipeline, la nota (e per qualcuno “famigerata”) Tap.

La ragione di Stato prevale sulle vocazioni paesaggistiche e turistiche: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito non poche volte la centralità strategica dell’accordo con l’Azerbaijan, per l’approdo in Puglia del “tubo”, che dai giacimenti azeri alimenterà parte dell’Europa.

Quel gasdotto s’ha da fare, avrebbe detto Alessandro Manzoni (1785-1873). Ed è stato praticamente fatto, sbarcando in una delle nostre coste più belle, a San Foca di Melendugno. La Tap ormai è finita, sta per entrare in funzione, dobbiamo farcene una ragione: la Puglia non ha vinto la sua battaglia, che nasceva dalla preoccupazione di ferire un territorio eccezionalmente attrattivo sotto l’aspetto turistico. Devo riconoscerlo, mio malgrado e a malincuore, essendo stato com’è noto tra i primi a contestare l’approdo nella spiaggia gioiello.

Cosa fatta capo ha: ecco perché mi sembra sensato, a questo punto mettere in campo – distaccandomi parzialmente dal pensiero di Tonio Tondo – la questione altrettanto strategica delle compensazioni.

Se lo fanno i sindaci dei Comuni della valle petrolifera lucana esclusi dal “bonus gas”, mi sembra giusto rivendicare agevolazioni per i cittadini pugliesi.

Il danno arrecato al territorio con l’estrazione di petrolio in Basilicata viene compensato: perché quindi trascurare i pugliesi, che sopportano un peso gravoso, collaborando come “azionisti di maggioranza senza dividendi” alla produzione energetica nazionale? L’elettricità generata bruciando fossili a Cerano e Taranto risponde solo in minima parte al fabbisogno regionale, il resto soddisfa le altre regioni. E che dire della risorsa fornita dagli impianti “puliti”, non inquinanti ma inguardabili, disseminati in tutta la Puglia? I campi di pannelli fotovoltaici e i piloni delle turbine eoliche non sottraggono forse terreno all’agricoltura?

E al fossile e al rinnovabile, si aggiungono ora altri due metanodotti, Tap da Melendugno e Poseidon da Otranto.

Senza trascurare l’indifferibile decarbonizzazione dell’Ilva, i sacrifici dei pugliesi e gli impatti ambientali considerevoli legittimerebbero la richiesta di uno sconto adeguato dei costi dell’energia, a cominciare dalle imprese. Sarebbe un aiuto concreto e intelligente, perché aziende che pagano meno l’energia elettrica per alimentare gli stabilimenti sono più competitive, evidentemente. E perchè non prevedere un bonus nella bolletta di gas ed energia elettrica degli utenti privati?

Per primi, dovrebbero avanzare richieste in tal senso i Comuni pugliesi, coordinati dall’Anci. E sono certo che il Consiglio regionale, prima della conclusione della legislatura, vorrà adottare a sua volta, auspicabilmente all’unanimità, una proposta che concretizzi questa legittima aspirazione dei pugliesi.

Uno sconto in bolletta sarebbe un beneficio “democratico”, perchè generalizzato, oltre che un risparmio per le famiglie. Se poi non lo si volesse riconoscere a tutti, si potrebbe limitarlo alle fasce di reddito più basse, a chi è in affanno, alle prese con la disoccupazione. Un segno di attenzione e di rispetto per i cittadini di una regione che, in silenzio, produce energia per tanti ma paga il conto da sola.