LA COSTITUZIONE ITALIANA E IL SOCIALISMO

 

di Luigi Ferro –  Socialismo XXI Campania|

 

Tra la nostra Carta fondamentale e il socialismo italiano vi è una stretta correlazione.

I socialisti parteciparono alla lotta partigiana contro il giogo nazi-fascista in Italia e contribuirono, non da soli, alla liberazione del nostro Paese. Con il referendum del 2 giugno 1946 furono eletti i membri dell’assemblea costituente (i socialisti rappresentavano il 20,68% degli italiani), i quali vararono la nostra Costituzione che entrò in vigore il primo gennaio 1948.

Il lavoro della costituente non fu certamente facile. Occorreva ricostruire il Paese dopo le macerie lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale e dal ventennio fascista. Insomma, era necessario affermare la democrazia in Italia e garantire la tutela dei diritti fondamentali della persona. Si tratta a ben vedere di punti irrinuciabili su cui non fu necessario alcun confronto tra  le forze politiche dell’epoca che avevano combattuto il nazifascismo.

Oggi , nel dibattito politico a più riprese l’attuale classe dirigente ha dimenticato quei principi che avevano ispirato i nostri padri Costituenti mortificando, asfaltando, i diritti inalienabili della persona. Basti pensare alle scelte in materia di giustizia sulla prescrizione e sulle intercettazioni contro le libertà di ciscuno opportunamente tutelate dalla nostra “Grundnorm” più lungimirante di una certa politica, miope ed incosciente.

Ma anche la scelta di cambiare l’attuale Parlamento, approvando la riforma del taglio dei nostri rappresentanti (deputati e senatori),  appare non in linea con lo spirito della nostra Costituzione. All’epoca appariva evidente a tutte le forze politiche dell’Assemblea costituente che fosse di vitale importanza garantire ogni forma di rappresentanza politica nella maniera più ampia possibile evitando quegli errori che avevano portato al fascismo. Evidentemente l’idea “dell’uomo solo al comando” non è del tutto tramontata nel nostro Paese. I cosidetti ”tagli alla  democrazia” susciterebbero le ire dei nostri Padri fondatori se fossero ancora qui tra noi.  La riforma dello stato appare sicuramente necessaria, ma questa deve essere organica, equilibrata e garantire la rappresentatività, e non colpire  il ramo parlamentare propagandando l’idea che la riduzione del numero dei parlamentari garantirebbe Governi più stabili, oltre a far risparmiare lo Stato. L’instabilità ha un’origine diversa ed è  figlia della tenuta delle maggioranze parlamentari che molto spesso hanno dimenticato la funzione da assolvere nell’interesse generale del Paese. In quanto ai costi, il taglio dei parlamentari comporterebbe per il nostro Paese un risparmio di circa 400/500 milioni di euro pari allo 0,005% del P.I.L.  Nulla.

I tentativi di calpestare la nostra Costituzione sono evidenti a tutti. Ma dobbiamo difendere la nostra Carta fondamentale dei diritti , la quale riuscì a coniugare splendidamente le diverse anime presenti nell’assemblea fondativa: una liberale, una cristiana, una SOCIALISTA.

I socialisti hanno dato il proprio contributo nella scrittura di articoli fondamentali della nostra Costituzione. L’art.3  e l’art.49, per esempio, sono stati costruiti da un socialista Lelio Basso al grido “Cittadini la Costituzione siete voi”. Gli ideali di libertà e giustizia sociale presenti in molte norme costituzionali (sull’ecomia, sul lavoro) si devono all’opera indefessa di Vittorio Foa e Riccardo Lombardi. Il ripudio della guerra per la risoluzione delle controversie internazionali (art.11) grazie al lavoro di Mario Zagari. Sulle donne è stato significativo l’intervento di Lina Merlin. Significativo anche il contributo di Francesco De Martino per una legge elettorale che garantisse una certa rappresentatività anche alle minoranze, mentre il “Germanicum” che oggi si propone agli italiani corre verso una ulteriore compressione della partecipazione democratica dei cittadini alla vita del Paese, e delle forze politiche,  specie quelle minori, salvo il diritto di tribuna di difficile concezione ed attuazione.

E come dimenticare la figura di Pietro Nenni, ministro per la Costituente. E quella di Saragat, presidente della commissione costituente.

Quanto socialismo nella nostra costituzione tanto da preoccupare nel 2013 anche la banca americana J.P. Morgan secondo la quale “..c’è troppo socialismo nella Costituzione italiana..” In definitiva,  esortava  il nostro Paese  a cambiarla.

I principi fondamentali e i diritti e i doveri dei cittadini non possono essere modificati.Sono principi irrinuciabili, inalienabili. Si può affrontare in maniera organica il tema della riforma istituzionale, ma i diritti della persona non possono essere messi in discussione. Qualsiasi riforma che riguardi il governo, il Parlamento e la legge elettorale deve pertanto ispirasi a quei principi e a quei valori che hanno reso la nostra Costituzione la migliore al mondo. Sono i valori del liberalsocialismo. I diritti e le libertà fondamentali di ciascun individuo e i principi di giustizia sociale per costruire una nuova architettura istituzionale.

Il percorso intrapreso negli ultimi anni dalla nostra classe dirigente appare in netto contrasto con tali finalità  lasciandosi trasportare dalla demogogia o alle volte dal populismo. Ma i diritti fondamentali della persona e i  principi fondamentali dello Stato non sono negoziabili. Un conto sono le riforme organiche dello Stato con il contributo di tutti i partiti, altra cosa, in nome del cambiamento, è demolire i nostri diritti.

Per questo dobbiamo difendere la nostra Costituzione.

Per questo noi diciamo “NO” alla riduzione del numero dei parlamentari.

Per questo SIAMO SOCIALISTI.