MARISA BELLISARIO: «SONO SOLA E PARTO DA ZERO, E’ LA MIA VOCAZIONE»

 

 di Silvano Veronese – Vice presidente di Socialismo XXI  |

 

Abbiamo avuto modo di vedere ed ascoltare (chi ha voluto) una bella rievocazione su RAI 2 della vicenda umana e professionale di MARISA BELLISARIO, morta prematuramente a 53 anni, grande manager di successo dell’industria pubblica e privata, simbolo all’epoca dell’Italia che produce e compete nel mondo, dell’Italia che innova e si rinnova, che valorizza il merito senza dimenticare i bisogni della gente umile che concorre al successo produttivo delle aziende in cui lavora.

E’ stata anche il simbolo della emancipazione femminile, ma anche vittima – nella sua carriera manageriale –  dei pregiudizi di allora contro la donna quando una di loro veniva posta al vertice di un’impresa o delle Istituzioni, e vittima al contempo di pregiudizi politici perché socialista ed iscritta al PSI.

Dopo una brillante carriera alla Olivetti, dove concorse al programma di progettazione e fabbricazione del primo PC italiano e ad altre importanti scelte per collocare e rafforzare il ruolo della grande azienda elettronica  di Ivrea a livello internazionale nel settore emergente dell’elettronica applicata all’informatica, Marisa Bellisario – com’è noto – venne nominata al vertice della ITALTEL, il gruppo elettromeccanico della telefonia dell’IRI, forte di 20 aziende e di 30.000 dipendenti che però presentava un deficit di bilancio tre volte superiore al fatturato.

In tre anni, grazie ad un intelligente piano di ristrutturazione ed innovazione tecnologica, portò la ITALTEL in attivo.  Maturò, anche su Sua intuizione, un progetto di fusione tra Italtel e la TELETTRA, altra azienda del settore di proprietà della FIAT. Il progetto – denominato TELIT – avrebbe dovuto nelle intenzioni dei proponenti di divenire un Gruppo centrale e di riferimento di questo settore per portare “il sistema Italia” (come sottolineava spesso il compagno Gianni De Michelis) a competere con successo in questo settore emergente dominato da grandi multinazionali, in particolare americane.

Il progetto non decollo’ perché la FIAT si sfilò e Marisa Bellisario non fu sostenuta nemmeno dal suo socio di riferimento la finanziaria STET dell’IRI in mano democristiana.

Come è stato ricordato, durante la trasmissione dallo stesso Dott. Romiti, all’epoca potente amministratore delegato di FIAT, il rifiuto alla fusione da parte del gruppo torinese fu motivato dalla sua inaccettabilità della collocazione al vertice della nuova società di una donna “apertamente schierata politicamente, per giunta in un partito guidato da una personalità forte, ma “arrogante come Craxi”! (parole del dr. Romiti).

Lo stesso dott. Romiti ha ammesso di aver detto in detta occasione alla Bellisario: “Marisa, sei una manager brava e stimata, non hai bisogno di schierarti ed impegnarTi  politicamente”.

Marisa Bellisario rispose con grande dignità, ma anche duramente al manager FIAT: “Sono socialista da sempre, i risultati della mia mia carriera professionale sono riconosciuti per i miei meriti, per la mia competenza e per i sacrifici incontrati, senza bisogno di sostegni politici che non avrei voluto, perché allora dovrei nascondere la mia fede ed abbandonare la mia militanza socialista?

A tutti coloro che, in questi ultimi anni, hanno concorso alla “rimozionedel socialismo, vogliamo rispondere con queste belle parole di Marisa Bellisario, assieme alla nostra riconoscenza.