di Silvano Veronese – Vice presidente di Socialismo XXI |
Ritorno sull’argomento del “come” affrontare le drammatiche conseguenze di questa terribile epidemia virale che ci ha aggredito, che ritengo la priorità in assoluto del nostro impegno e dei nostri pensieri per la vita e la salute dei cittadini.
Ho sentito in TV, come penso molti, l’accorato appello del Presidente della Regione Puglia Emiliano e ritengo doveroso, anche come nativo del “profondo Nord” e oggi residente in una delle Regioni maggiormente colpite, rivolgere un sentimento di grande, affettuosa e fraterna solidarietà nei confronti dei Pugliesi, ma anche di tutte le popolazioni del Mezzogiorno, in quanto in un momento in cui sembra (ripeto sembra) maturare nelle Regioni settentrionali più colpite un rallentamento (che non vuol dire l’arresto del grave fenomeno) del numero dei nuovi contagiati, dei deceduti, dei ricoverati, appare evidente che le necessarie misure restrittive decise dalle Autorità alla mobilità delle persone e a molte attività e lavorazioni non sono da sole sufficienti a fermare la diffusione dell’epidemia che, se non affrontata anche con altre misure potrebbe drammaticamente ripetersi al Mezzogiorno con effetti devastanti data la diversa condizione della Sanità nel Sud rispetto a Lombardia, Veneto ed Emilia.
Diceva il governatore Emiliano che la Regione Puglia ha già cominciato ad aumentare le disponibilità di reparti e di degenze dell’area infettivi e terapie infettive, anche con personale specializzato, oltre a proseguire con intensità nelle attività di prevenzione della infezione e di restrizione alla mobilità. Ma – ha denunciato il Presidente della Giunta Pugliese – mancano strumentazioni e dispositivi per rendere efficace l’attività di prevenzione prima e di terapia dopo: tamponi per i test, mascherine e guanti, respiratori e le bombole di ossigeno necessarie per la respirazione di coloro che sono in terapia intensiva. E non sono ancora giunte nei c/c, alla data odierna, in Puglia le quote di risorse destinate alla Regione per far fronte alle emergenze sanitarie e socio-economiche.
Sono invece arrivati in Puglia circa 27.000 cittadini pugliesi che lavoravano al Nord rimasti, a causa delle restrizioni per l’epidemia, senza lavoro, senza reddito e senza domicilio. Potrebbero essere in parte, lo scongiuriamo, ma venendo in buona parte dalla Lombardia, dei possibili “positivi” o soggetti a rischio.
Come può allora una Regione procedere a dei “test” di massa per una verifica in tal senso per prendere le eventuali contromisure se mancano tamponi e le possibilità di dotare queste persone di mascherine ed altri dispositivi ?
Lo abbiamo già detto implicitamente in una precedente nota: i DPCM o altre disposizioni ministeriali non si attuano da soli se a queste determinazioni non seguono, anziché tante interviste ministeriali, fatti attuativi concreti e rapidi, in particolare per dotare subito le Unità Ospedaliere degli strumenti, dispositivi e del personale medico-infermieristico necessari oppure per trasmettere, non ad aprile o maggio ma ora, la parte regionale di risorse necessarie per il loro acquisto o per il sostegno economico a lavoratori dipendenti ed autonomi colpiti dalla interruzione forzata dell’attività.
Le misure restrittive, anche rigorose, della mobilità delle persone e di molte attività lavorative e servizi pubblici, da sole non arrestano i focolai di contagio: oggi lo possono essere persino gli Ospedali e i Centri della stessa Protezione civile o di esercizi necessariamente a contatto della gente (come le Farmacie ad es.). Vedi il caso del commissario Bertolaso, purtroppo colpito – come tanti valorosi medici – proprio mentre operava nell’attività anti-epidemia ed al quale rivolgiamo un caldo augurio di pronta guarigione.
Per questo, insistiamo ancora una volta, affinché si vada oltre alle misure dei vari DPCM e con rapidità.
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