C’E’ DEL NUOVO NEL CIELO EUROPEO?

 

di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Nel documento franco-tedesco che accompagna la proposta di recovery plan, documento scritto in francese (forse perché il Regno Unito non ci impegna più alla sua lingua, o forse per segnalare un primato francese nella redazione del testo), è interessante leggere, non tanto le modalità di funzionamento del recovery plan, quanto le argomentazioni che stanno come premessa di esso.

Le novità maggiori sono contenute nel paragrafo “Accrescere la resilienza, la sovranità economica ed industriale dell’Ue, e dare una nuova spinta al mercato unico”.  Un sunto ce lo dà G.Polillo su StarMagazine col testo che segue:

 “Per affrontare le sfide del domani, in un mondo che sarà diverso da quello conosciuto negli anni passati, sarà indispensabile, secondo il protocollo, una maggiore integrazione orizzontale e verticale all’interno del mercato unico, quale elemento di garanzia per la nostra prosperità. Per ottenere un’economia ed una base industriale resiliente e sovrana, così come un mercato unico robusto, occorrerà sostenere una diversificazione delle catene del valore promuovendo un’agenda commerciale ambiziosa ed equilibrata specie nei comparti più sensibili, tra cui quelli relativi alla salute. Settori in cui dovranno essere incoraggiati investimenti di (ri)localizzazione territoriale.

Occorrerà quindi modernizzare la politica della concorrenza e degli aiuti di Stato al fine di favorire importanti progetti di comune interesse europeo. Nascita e sviluppo di campioni continentali. Integrando maggiormente il mercato nei settori fondamentali (in particolare digitale, energia e mercati finanziari). Rifar funzionare pienamente le regole di Schengen e rafforzare le frontiere esterne comuni. Riprendere il sentiero della convergenza e accelerare la discussione sull’introduzione di un salario minimo europeo adattato alle situazioni nazionali.”

A mio modo di leggere questo documento mi pare poter vedere il rilancio di una programmazione europea che si affianchi al libero mercato per investimenti strategici nei contenuti e nelle localizzazioni atti ad affrontare un domani che non sia così scialbo come il recente passato e che miri all’effettiva convergenza nei fondamentali dei singoli paesi dell’unione. Lo strumento principe mi pare sia individuato nella creazione di “campioni continentali” di cui non è difficile immaginare la matrice egemone, ma ciò detto, non è chi non veda un cambio di passo, o almeno un tentativo di poter modificare lo status quo. In questa prospettiva vale il detto “chi ha più filo da tessere, tessa” che adattato alla nostra situazione italiana significa una inversione della nostra politica in Europa. Abbiamo firmato a Maastricht regole che si sono dimostrate inique e suicide (non per nulla l’istituzione europea non è mai stata così vicina alla crisi definitiva), non abbiamo capito che la banca centrale europea non è una “banca centrale” come invece la è la FED statunitense, abbiamo creato aspettative cui oggi, neppure i più ostinati europeisti credono più.

E’ tempo di cogliere al balzo questo accenno di mutamento di indirizzo per iniziare un percorso di rinnovo dell’istituto europeo, prima che esso deperisca implodendo su sé stesso.

Non è quindi sottacibile il comportamento della Germania che ha sottoscritto questo documento nei giorni della sentenza di Karlsruhe. Come correttamente scrive Giuseppe Masala ci troviamo, nei prossimi giorni, di fronte a questi possibili accadimenti:

“Nel Board della Bce di Giugno la Bce conferma le politiche monetarie dei programmi PEPP e PSPP se non addirittura le aumenta come dimensioni e durata. La Lagarde lo ha annunciato ufficialmente “continueremo a fare ciò che stiamo facendo senza battere ciglio”. Ha la maggioranza nel Board per fare questo contro la Germania? Assolutamente si.

➡️Entro il 3 luglio il Bundestag vota o un atto formale della Bce (esempio scolastico, non arriverà mai) o un atto formale della Bundesbank (che però ha il difetto di non soddisfare le prescrizioni della Corte di Karlsruhe che vuole un atto formale della Bce). Dunque, il Bundestag o boccia il documento o prende atto che non c’è nessun documento. Risultato: il Bundestag intima alla Bundesbank di uscire dai programmi PEPP e PSPP della Bce e di presentare un documento di smobilitazione del portafoglio titoli pubblici della Bundesbank.

➡️La Bundesbank ottempera a quanto prescritto dal Bundestag e dal Dictat di Karslruhe. Potrebbe fare altrimenti?

➡️ Risultato 1: Immediatamente assisteremo ad un immenso tsunami di capitali che entrano in Germania e che manderanno i tassi tedeschi ancora più in negativo e quelli degli altri paesi in positivo. In una parola esploderanno gli spread.

➡️Risultato 2: per evitare che si verifichi quanto previsto al punto precedente la Bundesbank assieme all’annunzio dell’uscita dal programma Pepp e PSPP annuncia, con il Ministero della Finanze tedesco, il Controllo temporaneo del Movimento dei Capitali così come previsto dal TFEU art. 66 per motivi di ordine pubblico.

Quello che verrà dopo dipende dalla politica. Stiamo andando a sbattere contro un muro di cemento armato. Astenersi economisti con soluzioni fantasiose del tipo “compro questo, vendo l’altro, faccio un’agenzia europea del debito e faccio prestiti in pool” ecc. Serve una soluzione giuridica che riesca a mettere insieme la Costituzione Tedesca e i trattati UE. O se preferite serve una strategia giuridica che riesca o ad aggirare la Costituzione tedesca o i Trattati UE. Se no succede quanto ho scritto sopra.”

In questa prospettiva la Germania firma una proposta franco-tedesca, quella appunto del Recovery plan che raggiunge il culmine della sproporzionalità degli interventi, prevedendo, al di là dei tecnicismi, un principio di erogazioni a fondo perduto commisurate ai danni causati dal covid19 finanziato con un debito comune ripagabile proporzionalmente al capital key.

La sfida alla Corte Costituzionale da parte della Merkel pare evidente, meno evidente le conseguenze che ella si aspetta e le reazioni che ella mette in cantiere. Bisogna comunque riconoscere il coraggio di questa mossa, a meno di voler dimostrare una buona volontà che i suoi fedeli paesi seguaci si fanno carico di distruggere.

Mai come ora la battaglia è profonda e mai come ora chi ci guida sembra impari alla lotta.