di Luigi Ferro – Socialismo XXI Campania |
Mai come in questo momento di profonda crisi economica e sociale il nostro Paese (ma anche l’Europa) ha la necessità di un nuovo socialismo. Thomas Pichetty al grido “diseguali di tutto il mondo unitevi” ha lanciato la sfida socialista del ventunesimo secolo. Dopo il fallimento del neoliberismo secondo cui i mali della società possono essere risolti solo dal mercato, è tempo di una risposta socialista per costruire nei prossimi anni un modo più libero e più giusto.
Non è retorica poiché si avverte che il clima è cambiato e che i cittadini, o meglio il popolo, pretendono cambiamenti epocali per costruire un futuro meno incerto e dalle grandi opportunità. Già, il futuro. Il futuro è nel nostro presente. La pandemia da COVID19 ha aperto una ferita difficilmente rimarginabile, mettendo in evidenza le nostre criticità e i nostri limiti, le nostre paure, ma al tempo stesso ci ha affidato la grande opportunità di costruire un mondo migliore di quello attuale. La quarantena ha mostrato disuguaglianze estreme. L’epidemia ha amplificato i problemi che già esistevano. Ma come avviare il processo di trasformazione della nostra società? Chi è in grado di guidare il cambiamento?
Sembrerebbero domande da un milione di dollari, ma la risposta è semplice: un nuovo socialismo. Il socialismo del XXI secolo.
Non propriamente quello tracciato da Sunkara nel suo libro famosissimo. Il socialismo americano ha una storia diversa e lontana da quella europea. Lo stesso SANDERS, che ha illuso o fatto sognare un po’ tutti durante la convention democratica, almeno nella fase iniziale, si è rivelato un “socialista all’americana”, intendendosi, in maniera non spregiativa ovviamente, un socialismo più edulcorato e non distante dai poteri forti o dalle lobby. Non basta chiedere una sanità e una istruzione più equilibrata e rivolta a tutti, specie ai più deboli.
Ha ragione Pichetty: se vogliamo abbattere le disuguaglianze occorre un nuovo e vero socialismo che spazi in tutti i settori umani e che abbia come punto di riferimento i tanti e diversi gruppi sociali con il loro “fardello” di idee e di bisogni. Il socialismo è tale quando è capace di rappresentare tutta la società e quando è in grado di bilanciare interessi contrapposti onde garantire a tutti i gruppi sociali diritti e liberta’ fondamentali della persona. La “società giusta” rende gli uomini liberi. E più gli uomini sono liberi più gli ideali di giustizia si affermano nelle società come paradigma ineludibile del nostro vivere quotidiano.
Giustizia e libertà sono un binomio perfetto. Un uomo libero è un uomo giusto quando persegue e difende i suoi e gli altrui ideali. Un uomo giusto è un uomo libero quando non lascia gli altri indietro e lotta per la propria e l’altrui emancipazione.
E’ muovendo da questa analisi, per rimanere sul caso Italia, che abbiamo bisogno prepotentemente di socialismo. Il socialismo non è morto e sepolto, nonostante i vani tentativi da più parti di sradicarlo dalla nostra società. Ma il socialismo non può sparire. E’ nella società. Gli individui in quanto consociati non possono prescindere dall’essere in parte o completamente socialisti. Matteotti, ucciso barbaramente da un gruppo di squadristi, soleva affermare “ Il socialismo non muore mai come la nostra libertà”.
La parola socialismo ha questo significato:
“CONCEZIONE O ATTUAZIONE DI UNA SOCIETA’ IN CUI SI REALIZZI UNA PIENA UGUAGLIANZA SUL PIANO POLITICO, ECONOMICO E SOCIALE.”
Il problema è come rappresentare questa moltitudine che pretende libertà, giustizia, uguaglianza, lavoro, sviluppo e che chiede un futuro migliore del nostro presente. In Italia la liquidazione nel 1994 del PSI non ha cancellato il socialismo che è “dentro di noi” per parafrasare KANTO ggi abbiamo solo il Psi di Nencini che per il momento non è riuscito in questi anni ad allargare la platea socialista e a coinvolgere i diversi gruppi sociali avviando un processo di trasformazione necessaria della società italiana attraverso una piattaforma politica-programmatica marcatamente socialista.
Neanche le altre forze politiche che si riconoscono nel variegato mondo della sinistra italiana e del socialismo europeo sono state capaci di rappresentare queste esigenze consolidandosi in questi anni come forze politiche elitarie e costruendo non una società migliore, ma solo un solco tra le istituzioni e i cittadini. Non basta ritornare tra la “gente”, ma occorre anche avere una proposta politica di cambiamento credibile e possibile della nostra società. Soprattutto in questo momento di grave crisi economica, prima che essa stessa diventi rabbia sociale.
I socialisti ci sono sempre stati in Italia nonostante l’oscurantismo di TV e media. In questo quadro a dir poco desolante vi è una sola certezza: un nuovo socialismo del XXI secolo.
La costituzione voluta fortemente dalla nostra associazione del “COMITATO PER l’UNITA’ SOCIALISTA” va ben oltre l’appello a tutti i socialisti di buona volontà rappresentando un impulso verso la fase costituente, verso la rinascita socialista in Italia. Perché ora più di ieri c’è bisogno di socialismo. Di un socialismo partecipativo, democratico, inclusivo per riequilibrare una società e un mondo devastati dall’idea di mercato deregolamentato.
Taranto (ex ILVA), ma anche Caserta e Napoli (JABIL e WHIRLPOOL), sono solo alcuni esempi di capitalismo d’assalto, di multinazionali senza scrupoli. Contro questa idea si può combattere solo con “l’arma del socialismo”.
Il Comitato per l’Unità socialista è la risposta socialista che il nostro Paese attendeva da anni.
SEMPRE AVANTI!
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.