di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Ovvero il capitalismo putrescente

Nascita e caduta di un’icona tecnologica tedesca.

La società fu fondata a Monaco nel 1999, la sua attività è basata su un processore che aiuta i siti web a raccogliere i pagamenti effettuati con carte di credito. Dopo inizi difficili Markus Braun consulente di una famosissima società di revisione dei bilanci viene nominato chief executive e fonde Wirecard con una concorrente di Monaco.

Nel 2005 si quota in borsa, ha 323 dipendenti e allarga il suo oggetto sociale quale gestore di siti per giochi d’azzardo telematici e siti pornografici. Nel 2006 entra nel settore bancario acquistando XCOM rendendola un inusuale ibrido di operatività bancaria e non-bancaria, quindi difficile da comparare con aziende concorrenti simili, rendendo quindi incomparabili gli indici economico-finanziari usualmente utilizzati per una valutazione della quotazione borsistica.

Nel 2008 una associazione di azionisti denuncia irregolarità nei bilanci, Ernst Young, un’altra famosa società di revisione di bilanci, è incaricata di effettuare un’audit (revisione) speciale, ma nessun rilievo fu fatto. La società dichiara di avere progetti di espansione per cui opererà in Inghilterra puntando ad uno sviluppo internazionale, si colloca nell’est facendo di Singapore la sede principale in quell’area. Profitti e reputazione crescono celermente fino al 2015. Il Financial Times inizia a pubblicare articoli che sollevano dubbi sull’inconsistenza dei conti sociali, ipotizzando che ci sia un buco da 250 milioni di $ nei bilanci del gruppo, Wirecard annuncia l’acquisto di una ditta indiana operante nel campo dei pagamenti telematici per un importo di 340 milioni di $. Alcune transazioni attraggono l’attenzione della polizia a Singapore ma WIrecard nega tutto e la Consob tedesca, la BaFin accusa di manipolazione chi denuncia Wirecard di irregolarità. Wirecard annuncia di voler acquisire una società operante nel campo dei pagamenti telematici dal gruppo Citigroup per entrare nel mercato statunitense.

L’approvazione dei bilanci revisionati da EY e sensibili miglioramenti nel cash flow generano l’entusiasmo degli investitori ed il suo titolo raddoppia la quotazione. Nel 2018 altri dubbi sulla legalità delle operazioni del gruppo sorgono in seguito a soffiate interne che denunciano un piano per trasferire fraudolentemente in India somme ingenti di denaro con un’operazione il cui schema è noto come “round tripping”. Nell’agosto del 2018 la quotazione del gruppo sale a 191$ capitalizzando circa 24 miliardi di $. I dipendenti sono saliti a 5.000, gestiscono le operazioni telematiche di 250.000 operatori, e avviano la tecnologia del contactless payment da smartphone. Il gruppo è considerato l’unica società europea in grado di competere con i giganti della Silicon Valley.

Il Financial Time continua a pubblicare articoli che mettono in dubbio la situazione del gruppo, con riferimento alle sue operazioni a Singapore ma i suoi articoli sono accusati da Wirecard di essere falsi. La BaFin inizia ad investigare il Financial Time sospettato di voler “manipolare il mercato”. Ma la polizia di Singapore perquisisce gli uffici della Wirecard e la BaFin annuncia una sospensione di due mesi delle vendite allo scoperto adducendo che Wirecard è fondamentale per l’economia e si temono attacchi alla fiducia nel mercato.

 Il titolo crolla a 100$, il Financial Time scopre che un vecchio uomo di mare, con la sua famiglia, sono sorpresi nel venir a sapere che la loro casa è la sede di una multinazionale che opera nel campo dei pagamenti telematici. Wirecard annuncia di voler denunciare il Financial Time, e annuncia una iniezione di cassa di 900 milioni di $ effettuati della giapponese SoftBank. Il Financial Time pubblica i dettagli sulle operazioni tra Filippine, Singapore e Dubai sono quelle che generano la più gran parte degli utili mondiali del gruppo. EY continua a certificare come veri i bilanci annualmente presentati. Il Financial Time incarica una società di legali per investigare sulle denunce fatte da un finanziere londinese e pubblica documenti che mostrano come i profitti della Wirecard in Dubai e a Dublino sono fraudolentemente gonfiati e che i crediti verso clienti elencati in documenti forniti ai revisori EY semplicemente non esistono. KPMG viene incaricata di fare una speciale revisione che chiarisca ogni cosa.  A marzo 2020 si aspettano le conclusioni della special audit di KPMG ma esse, insieme alla revisione annua effettuata da EY vengono rinviate a fine Aprile.

EY riceve documenti da un fiduciario nelle Filippine attestanti che un miliardo e 900 milioni di $ sono depositati in due banche nel paese. Ad aprile 2020 KPMG pubblica il rapporto; esso dice che la società di revisione non è in grado di verificare se i profitti dichiarati dal 2016 al 2018 siano genuini, citando i molti ostacoli opposti dalla società allo svolgimento del suo lavoro (scope limitation), sostiene altresì che 1 miliardo di saldi di banca hanno come sola evidenza documenti forniti da un fiduciario di Singapore.  Il capo del gruppo Braun afferma che “EY ci ha comunicato stamattina di non aver alcun problema nella certificazione del bilancio al 31 dicembre 2019” la certificazione viene comunque posposta a giugno a causa del coronavirus.

Il 5 giugno la polizia irrompe negli uffici della Wirecard in seguito all’inizio di investigazioni contro il capo esecutivo Braun, in seguito alla denuncia della BaFin di qualche giorno prima. Il 16 giugno il collasso: le banche filippine BPI e BDO informano EY che i documenti che affermerebbero la presenza di 1 miliardo e 900 milioni di $ depositati presso di loro sono “fasulli”. Invece di pubblicare i bilanci certificati il gruppo WIRECARD  annuncia che mancano 1.9 miliardi di $, il titolo in borsa è sospeso, il sig. Braun dà le dimissioni, la società riconosce per la prima volta della possibile esistenza di una frode contabile pluriennale e che il miliardo e 900 milioni di $ “probabilmente non esistono”. 

Il sig. Braun viene arrestato, essendo sospettato di bilanci falsi e manipolazione del mercato, il 25 giugno la società porta i libri in tribunale dichiarando lo stato di insolvenza.

In che mondo viviamo!

Analisti finanziari con i loro algoritmi elaborano ratings che convincono gli investitori a mettere i loro soldi in attività ritenute profittevoli, i dati sono certificati da società di revisione internazionale di chiara fama , la agenzia di controllo di borsa ha i suoi vigilanti che danno agli operatori di borsa la tranquillitò sulle transazioni, addirittura l’organo tedesco indaga su una possibile manipolazione di mercato fatta da un giornale come il Financial Time, le continue denunce non vengono verificate o approfondite.

Il sistema che dovrebbe garantire la massima sicurezza non si accorge che la società di revisione convalida la presenza di 1.9 miliardi di $ in conti bancari filippini sulla base di una documentazione presentata da “un fiduciario”: ma una conferma diretta dalle banche, no? Un veloce accesso indispensabile per certificare cifre enormi, no? Manco capaci di contare i soldi in cassa, e gli analisti analizzano dati fasulli e la borsa quota gli escrementi. E il titolo crolla da 199$ a 3,6$ e ora vale meno di zero.

Ecco l’efficienza del capitalismo, i mega stipendi di ex revisori che prendono in giro gli ex colleghi.

Attenzione, questa faccenda indebolisce la governance tedesca, reduce dallo scandalo Volkswagen che truccava i rilevatori degli scarichi delle sue auto, che è già sotto accusa della corte costituzionale per scarsa vigilanza sulle sproporzionalità della BCE.

La crisi del corona virus è contagiosa e dilaga.