SORRIDONO SOLO I PROFITTI E LE SPECULAZIONI FINANZIARIE A DANNO DEI REDDITI DA LAVORO

 

di Silvano Veronese Vicepresidente di Socialismo XXI |

 

Abbiamo appreso in questi giorni  dalla Commissione UE di  Bruxelles l’andamento del PIL in Europa che, pur tenendo conto degli effetti negativi causati dalla pandemia non ancora scomparsa, considerarlo catastrofico non è una esagerazione, in particolare per il dato del nostro Paese.

L’Italia, il PIL crolla, rispetto all’anno scorso a meno 11,2 %, la Spagna a meno 10,9 % e la Francia a meno 10,6 %. La media europea è a meno 8,3 % (media Eurozona meno 8,7). Ciò significa che vari Paesi (Germania, Olanda e i nordici) ) registrano cadute del PIL sensibilmente inferiori rispetto all’andamento dell’Italia e dei Paesi mediterranei.

Purtroppo, ancora una volta, il “sistema Italia” si colloca agli ultimi posti nella classifica degli andamenti delle piu’ importanti dinamiche macroeconomiche della U.E., non dimenticando che, ancora prima dello scoppio dell’emergenza dovuta all’epidemia virale, la nostra economia era in affanno perché nel nostro Paese la produttività ed il reddito globale da oltre 12 anni sono fermi a fronte di una costante crescita di questi valori registrata da vari altri Paesi europei.

Per non parlare degli andamenti del reddito da lavoro dipendente e pensioni in continuo regresso mentre, invece, negli ultimi 20 anni la differenza nella distribuzione del reddito fra le classi è continuata ad aumentare a favore dei profitti e dei redditi da speculazione finanziaria a danno dei redditi da lavoro come ha spiegato qualche settimana fa il compagno Franco Lotito nella sua bella e puntuale relazione in uno dei confronti tematici  al Tavolo per l’Unità Socialista.

A fronte di questo desolante scenario, che a Settembre rischia un ulteriore aggravamento, particolarmente sul piano sociale, con l’aggiunta del pericolo di una ripresa del contagio a causa di alcuni irresponsabili comportamenti  di vari cittadini e di taluni livelli istituzionale locali che per costoro il ritorno alla normalità della vita sociale sembra un dato scontato e che, invece, andava e va gestito con gradualità e responsabilità, dobbiamo assistere ad un comportamento della classe politica irrisoluto, irrisorio ed inconsistente, sia da parte delle forze di governo sia da parte della  opposizione.

Da parte delle prime, si procede con l’ennesima “sfornata” di provvedimenti più annunciati in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio che effettivamente cogenti tant’è che i decreti relativi  vengono licenziati con l’incredibile formula del “salvo intese”, cioè si tratta di testi di “larga massima” suscettibili di essere modificati e riscritti prima di essere mandati in Parlamento per la discussione ed approvazione.

Si ha l’impressione che si tratti di una “messa in scena” di progetti (teorici) per convincere l’Europa che l’Italia sta facendo sul serio nel programmare la ripresa al fine di ottenere dall’Europa piu’ che prestiti (perciò da rimborsare) dei finanziamenti a “fondo perduto”.

Da parte delle opposizioni sovraniste e populiste si risponde con il solito “refrain” propagandistico e qualunquista che si limita ad una contestazione globale e rabbiosa quanto contradditoria perché nel mentre si denuncia l’inesistenza di un decreto definito nei suoi contenuti se ne critica radicalmente il merito ritenendolo inadeguato, insufficiente, inesigibile per aziende e famiglie, valutandolo sulla base di indiscrezioni giornalistiche piu’ o meno fondate.

Sulla base di queste indiscrezioni, perché il decreto sulle “semplificazioni” è lungi dall’essere pubblicato nella G.U. previa firma del Capo dello Stato, ci sembra (il condizionale è d’obbligo) che dovremmo essere al cospetto di radicali modifiche sulla regolamentazione e sulla gestione degli appalti ai fini del decollo di importanti investimenti pubblici, in buona parte già finanziati e da tempo bloccati.

Il compromesso tra le forze di governo, divise come nel precedente Esecutivo, non ha del tutto risolto la loro divisione tra chi punta alla traduzione generalizzata del “modello Genova” usato per la ricostruzione del Ponte crollato e tra chi rivendica la salvaguardia di procedure vincolanti per garantire il rispetto ambientale, delle norme sulla sicurezza e di quelle contrattuali e contributive nonché l’impedimento di infiltrazione malavitose e corruzioni nell’affidamento dei lavori.

Sembra incredibile che una classe, che si considera dirigente, non sappia conciliare attraverso decisioni coerenti e condivise l’esigenza di deburocratizzare e rendere rapide le procedure per l’affidamento ed il decollo subito dei lavori da tempo previsti e necessari non solo per la ripresa delle attività produttive e del lavoro ma anche per modernizzare infrastrutture utili ed urgenti per lo sviluppo e la competività del Paese con l’altrettanto seconda esigenza di  garantire  uno sviluppo “pulito” non solo sul piano ambientale, ma anche civile e del rispetto delle leggi.

Solo un ceto politico di incompetenti, di incapaci, di portatori di interessi di parte  piuttosto che interessati  ad un governo del “bene comune” e dell’interesse collettivo puo’ perdere tempo, mentre il Paese rischia di affondare, in dispute spesso politiciste lontane dal merito dei problemi reali da affrontare e risolvere.

Proprio per tale motivo, ed evitando di seguire l’onda, i gruppi e le Associazioni che hanno dato vita al Tavolo del Comitato per l’Unità Socialista, hanno ritenuto che il raggiungimento di tale obiettivo (cioè il superamento della “diaspora” dei socialisti) non possa che avvenire confrontandosi sui gravi problemi che bloccano il Paese definendo una piattaforma di valutazione e proposte di merito, al tempo stesso una nuova offerta politica per un Paese in affanno ed una carta di identità non astratta di una moderna idea di socialismo.