CRAXI – MARX – PROUDHON

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI FILOSOFIA

“Il  dibattito sulla natura sociale dell’Unione Sovietica  all’interno della Sinistra Italiana (1943 – 1948)”

RELATORE: ch.mo Prof. GIORGIO GALLI

Tesi di laurea di: Massimo Ferrè Matr. n. 129343

ANNO ACCADEMICO 1978-1979

 

PARTE PRIMA

CRAXI – MARX – PROUDHON

La teoria marxista, come abbiamo visto, comincia a vacillare nel campo riformista. Questo processo che noi abbiamo riscontrato essere presente nel campo socialdemocratico nella seconda metà degli anni ‘40 attraversa la produzione teorica di quel tempo fino ai nostri giorni. La nuova teoria del ‘totalitarismo statalista’, sviluppata dai socialdemocratici negli anni ‘40, basata sulla ripresa di alcune idee anarchiche, ebbe, come mostreremo, fortuna e giunse intatta fino a quelle correnti del mondo socialista che più si accostano oggi alla storia del movimento riformista e socialdemocratico del passato.

“Il Vangelo socialista”

Lo scritto di Bettino Craxi “Il Vangelo socialista”, che il segretario del Psi scrisse nell’agosto 1978, che molti giudicarono legato alla contingenza della situazione politica italiana del periodo, caratterizzata dalla forte polemica tra PCI e PSI, e al quale negarono perciò una validità teorica profonda, se analizzato sotto questa luce, alla luce cioè dell’influenza profonda che l’anarchismo esercitò sul pensiero riformista, acquista un peso e una profondità teorica notevoli: non costituisce quindi una semplice boutade polemica, ma un approfondimento del pensiero socialista democratico, una ‘ricerca dei padri nobili’.

Quello scritto porta alla sua naturale conclusione quel processo, l’abbandono del marxismo, che era rimasto ancora sospeso e incompiuto.

Craxi parte dalla constatazione che sono sempre esistiti diversi tipi di socialismo e che la rivoluzione bolscevica contribuì a dirimere i due campi ben distinti: da una parte chi “aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l’azione dominante dello Stato. E dall’altra chi “auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali.” (192)

Questo determinò, a suo parere, la divisione del socialismo in due campi distinti a livello internazionale:

“Riemerse così il vecchio dissidio tra statalisti antistatalisti, autoritari e libertari, collettivistici e non. La divisione si riflesse a grandi linee nell’esistenza di due distinte organizzazioni internazionali. I primi eredi della tradizione giacobina si raggruppano sotto la bandiera del marxismo-leninismo, mentre i secondi volevano rimanere nell’alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale. (193)

Quel vecchio dissidio è senz’altro quello da noi analizzato in precedenza a proposito dello scontro tra marxismo e anarchismo. Infatti, nel contrasto tra Proudhon e Marx, Craxi individua le radici di quella divisione che si chiarì definitivamente a seguito della rivoluzione bolscevica:

“In Proudhon c’era percezione acuta di una divaricazione sostanziale fra la società socialista e la società comunista. Da un lato il comunismo che vuole la soppressione del mercato, la statizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo. Dall’altro il socialismo che progetta di instaurare il controllo sociale dell’economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale.” (194)

Da un lato cioè il comunismo marxista autoritario che trovò la sua realizzazione nello stato totalitario sovietico, dall’altra il pensiero socialista libertario cui Craxi evidentemente si richiama.

Anche Craxi, inoltre, ammette che il pensiero libertario previde lo sviluppo in senso burocratico del comunismo autoritario:

“Lo stesso Proudhon ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l’istituzionalizzazione del rigido modello statalista e collettivistico.” (195)

‘Statalismo’ e ‘collettivismo’ sono evidentemente sinonimi per ‘marxismo’. Craxi, infatti, non considera il totalitarismo degli stati socialisti realizzati come deviazioni o degenerazioni della dottrina comunista originaria, ma come una sua continuazione, dando quindi ancora più ragione a quegli anarchici che nell’Ottocento criticarono la teoria marxista per i risultati totalitari e antisocialisti cui avrebbero avrebbe dato origine.

Dice Craxi:

“Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il socialismo reale o maturo non è una deviazione rispetto alla dottrina, una degenerazione frutto di una data somma di errori, bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell’impostazione rigidamente collettivista originariamente adottata.” (196)

Craxi concorda inoltre con tutte quelle tesi che vedono nell’URSS la realizzazione del modello totalitario e collettivista burocratico, non solo, ma riconosce pure a Rizzi il merito di avere per primo sistematizzato quella teoria (197).

Sintetizzando i concetti espressi in questo articolo da Craxi si ricava la seguente scaletta:

1) abbandono del marxismo

2) rivalutazione dei teorici libertari, Proudhon in testa,

3) riconoscimento a quegli scrittori del merito di avere anticipato la teoria del ‘collettivismo burocratico’ a partire dalla critica della dottrina comunista collettivista

4) accettazione della validità di quella teoria come base per giudicare le realizzazioni storiche del comunismo autoritario.

Come si vede Craxi non solo si inserisce perfettamente in quello schema che era stato tratteggiato negli anni ‘40, ma porta anche al loro naturale compimento quegli elementi che allora erano stati ancora oggetto di profonde riflessioni:

a) se negli anni ‘40 si ripresero tesi e pensieri dell’anarchismo senza rendere il doveroso riconoscimento, Craxi lo fa;

b) in quegli anni alcuni punti base del marxismo furono farti vacillare, senza tuttavia abiurare, Craxi coraggiosamente lo fa.

Note:

192 – Craxi Il Vangelo socialista in “L’espresso”, 24 agosto 1978.

193 – Ibidem

194 – Ibidem

195 – Ibidem

196 – Ibidem

197 – Craxi riconosce i meriti di Rizzi nella prefazione alla ristampa della “Bureaucratisation….”del 1977, per conto della casa editrice SugarCo. Dice Craxi in questa prefazione: “ Rizzi ha individuato con largo anticipo rispetto ai Burnham e ai Gilas, la natura effettiva del sistema comunista mettendo in rilievo gli specifici rapporti di classe che la caratterizzano.” In questo modo vengono riconosciuti i meriti ad un pensatore che ha profondamente influenzato il pensiero socialista democratico.