IMMIGRAZIONE, COVID 19 E LA GIOSTRA POLITICA

 

di Anna Rito – Coordinatrice Socialismo XXI Basilicata |

 

In questi giorni, a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid 19, il problema dell’immigrazione è risalito al centro del dibattito politico. Matteo Salvini, lo cavalca come rampa di lancio, per riprendersi l’elettorato perduto negli ultimi mesi e Luigi di Maio pensando alla leadership del suo movimento, vorrebbe agire subito con una iniziativa immediata e ferma nei confronti di Tunisi. La Meloni predica blocchi navali (la nostra marina Militare, così come le altre, aprirebbe il fuoco contro i barconi?)  e Conte ha dichiarato che non si può entrare in Italia in modo irregolare soprattutto ora che i migranti rappresentano un pericolo per l’incremento dei contagi, perché molti  sfuggono alla sorveglianza sanitaria.

Molta confusione, molti proclami e buoni propositi, ma nessuna iniziativa realmente efficace. Intanto i focolai tra i migranti nelle strutture di accoglienza si moltiplicano. Questo è un tema che meriterebbe maggiore attenzione. Sicuramente paghiamo le conseguenze di una politica che non ha mai preso una posizione veramente seria ed efficace verso questo drammatico problema, lasciandolo così al clamore dei populismi e alle scadenze elettorali, favorendo la destra o l’estrema destra con la loro linea di fermezza, spesso inattuabile. Complice di questi ritardi anche l’Europa che sul tema immigrazione ha lasciato l’Italia sola, mostrando, sempre nei fatti, di ritenerlo, sempre nei fatti, un componente dell’Unione meno uguale di altri (che sarebbero, perciò, “più uguale di altri”), e dunque il luogo adatto per  l’accoglienza indiscriminata.

L’UE così come ha raggiunto un accordo per aiutare tutti gli stati membri per la ripresa economica a causa della pandemia, allo stesso modo dovrebbe trattare il tema dell’immigrazione, perché le ondate migratorie incontrollate mettono a rischio i governi e indeboliscono la democrazia e ora anche la salute pubblica. Si possono creare forme di immigrazione legale con politiche serie di inserimento e si possono sconfiggere  i complici di trafficanti di esseri umani anche in casa nostra. Occorrerebbe riproporre il tema della revisione dei regolamenti di Dublino che ancora ci penalizzano. Nel 2018 si aprì una breccia a nostro favore per una più equa ridistribuzione e Salvini insieme al gruppo di Visegrad non firmò la revisione, inducendo al sospetto che il problema dell’immigrazione deve rimanere un tema caldo per procurare consensi.   

I tunisini sono migranti economici, il barboncino, subito strumentalizzato, è un chiaro segnale. La Tunisia ha ricevuto il colpo di grazia dal Covid 19, perché aveva già una situazione politica molto instabile e chi può pagarsi il passaggio prova a raggiungere Lampedusa. Sarebbe auspicabile da parte del governo, dare una risposta chiara e iniziare con la Tunisia le trattative per il rimpatrio, visto che vi è già un accordo in tal senso e 6,5 milioni di aiuti già concordati. Occorre agire con chiarezza e strategie adeguate e non proclami, perché la crisi tunisina è difficile che passi in fretta e potrebbe di conseguenza, aprire la via a nuove migrazioni.

Ancora più complicata la situazione libica perché è il risultato di politiche sbagliate in precedenza e della nostra debolissima politica estera. Oggi dobbiamo chiedere aiuto ai turchi di Erdogan, per esercitare pressioni sui libici di Serraj che a loro tutto devono e magari anche per evacuare i campi di prigionia e di tortura che sappiamo esistono in Libia. Forse è l’unica via percorribile ma anche qui ci vuole chiarezza e un concorde disegno europeo, perché l’uomo che guida la Turchia è un sincero antidemocratico e ha mire facilmente intuibili, visto che è tornato ad essere influente dove la Turchia lo era fino al primo decennio del secolo scorso.

L’Unione europea non può illudersi che al suo interno si giochino i ruoli della vecchia e nota politica di potenza senza che quel gioco la indebolisca fatalmente nella politica estera. O l’Europa è l’Europa in ogni metro dei suoi confini o la progressiva perdita di importanza  nei suoi più grandi giochi di potenza la ridurrà fatalmente ad un ruolo subalterno.