LA CAROVANA DEI “MARATONETI RIFORMISTI”

 

di Silvano Veronese – Vice Presidente di Socialismo XXI |

 

Le vicende che investono il PD ed altri movimenti politici dell’attuale quadro politico mi sono estranee, ma quando riguardono il governo del Paese, tanto piu’ in una fase assai  delicata della vita sociale, mi spingono ad alcune riflessioni.

Mentre mi appare abbastanza chiaro l’assetto unitario (che non verrà compromesso dall’attuale divisione) che si è data la “destra”, cioè quella coalizione di partiti conservatori, assertori di un populismo nazionalistico con qualche tendenza xenofoba, insofferenti verso le diversità, temperati a volte da un certo moderatismo, del tutto incomprensibile mi sembra lo spazio politico antagonista, che ritengo improprio definirlo “la sinistra” anche perché parte di esso rifiuta categoricamente di essere così catalogato.

Ho parlato di spazio perché parlare di schieramento mi sembra altrettanto improprio per varie ragioni.

I due piu’ consistenti partiti, che fino a ieri hanno dato vita ad un loro governo, hanno accettato (o subito) la soluzione governativa di emergenza indicata dal Presidente della Repubblica ma, in previsione di un ritorno alla normalità parlamentare, sono intenzionati – anche in vista delle amministrative in grandi città – a realizzare un’alleanza per dar vita ad uno schieramento coalizionale capace di contrapporsi alla “destra”. Non si riesce a capire su quali basi e su quale piattaforma programmatica quando uno (il M5S) sembra destinato a cambiare anima, pelle e leadership, il secondo ( il Pd) – che ha da poco cambiato traumaticamente il proprio vertice è alla ricerca di una identità che non ha mai avuto, di un riferimento sociale che sia anche base elettorale consolidata, di una precisa proposta programmatica che non sia una vocazione “dorotea” governista fine a sé stessa.

Mi domando, il neo segretario del PD, non nuovo come “uomo di partito” di almeno una delle due componenti di questo amalgama mal riuscito, come pensa di poter offrire in dote, in sede europea, al P.S.E., un partito alleato aggregato di populisti, giustizialisti, di refrattari al fisco, piu’ propensi alla protesta di piazza che alla buona amministrazione?

Nel contempo, una “carovana” di autodefinitisi “riformisti” ha dato vita domenica scorsa ad una “maratona” orataria culminata in un appello che sembra un sostegno ad una altra “ipotesi lettiana”, indicata nel suo discorso di insediamento e cioè quella che il PD (con il M5S?) si propone di rifare una aggregazione simile al vecchio “ULIVO” prodiano, ma piu’ “largo” (cioè da Tabacci/Bonino a “Potere al Popolo” di Cremaschi e al PCI di Rizzo).

In effetti, in quella carovana c’era un po’ di tutto (piddini, ex pidiessini, ex-popolari, radicali, anche calendiani e qualche renziano, un cattolico integralista come Adinolfi, qualche socialista come Martelli). Non è con queste carovane multicolore dalle ascendenze le piu’ disparate e contradditorie che si puo’ rinnovare profondamente e rilanciare uno schieramento progressista e riformista.

Non è chiaro poi se lo sbocco consiste in una alleanza per il governo del Paese o la costruzione di un nuovo soggetto politico piu’ ampio. Se fosse quest’ultima ipotesi, prendo a prestito una lontana battuta del liberale Valerio Zanone quando era aperto un dibattito sulla “terza forza” : “ il rapporto fra forze che si considerano vicine ha senso se non si smarrisce nè si cancella l’autonomia e le diversità delle varie posizioni”!

Il compagno Biagio Marzo si è lamentato che in questa “maratona” convocata in nome del RIFORMISMO ed in questa carovana” non sono stati invitati socialisti storici e presidenti delle varie Fondazioni socialiste e lo stesso Psi di Maraio e Nencini e nemmeno “miglioristi storici” (come Minopoli, Ranieri, Franchi e Petruccioli) che da anni rivendicano ai post-comunisti una revisione in chiave riformista del loro passato.

Dato che le varie esperienze, anche culturali,  di moltissimi dei partecipanti e degli organizzatori dell’evento non hanno conosciuto il riformismo,  mi appaiono evidenti queste esclusioni che non condanno (se non l’usurpazione del richiamo al riformismo)  perché una partecipazione di socialisti  a questa “maratona” dovrebbe essere intesa come  lontana da un loro  vero primario  obiettivo che è quello di ricostruire un soggetto politico proprio, ancorato ai valori, ai principi e alla storia della interpretazione in chiave riformista (storicamente vincente) del socialismo e della sinistra, pur adeguato ai bisogni ed alle attese della gente che vive nel XXI° secolo.

Percio’ piu’ che rimproverare ad “estranei” di non essere chiamati ad una “maratona riformista”, i tanti socialisti dispersi nella diaspora dovrebbero sentirsi impegnati nel dare tutti  anima e corpo ad un progetto unificatorio, così come da tempo si sentono impegnati i compagni di “Socialismo XXI” e del Comitato per l’Unità Socialista.