I SOCIALISTI SONO RIFORMISTI

 

 

di  Luigi FerroSocialismo XXI Campania |

 

Il riformismo nasce nel movimento socialista per distinguere coloro i quali sostenevano come strumento per la costruzione del socialismo le riforme anziché la rivoluzione. Per decenni a ben vedere il termine è stato sinonimo di socialdemocrazia e socialismo democratico. Nella storia italiana il riformismo ha influenzato l’evoluzione del movimento socialista sdoganando il P.S.I. di Filippo Turati, Claudio Treves, Matteotti, Salvemini, Rosselli, fino agli anni ’80 e all’incarico di primo ministro conferito a Bettino Craxi. La crisi del sistema politico nel 1993 comportò la scomparsa del vecchio e glorioso P.S.I., ma non del socialismo in Italia, diviso in tante anime, ma ancora presente e attivo  nella società. Finito il P.S.I., decapitato dalla scure della magistratura, chi ha raccolta la tradizione riformista? ITALIA VIVA? IL P.D.? Oppure, AZIONE di Calenda? O, forse, il M5 Stelle che aspira a far parte del P.S.E. nonostante sia una forza politica “liberale”, per ammissione dei suoi stessi leaders? O la sinistra cd. tradizionale (LEU, Art.1etc.etc.)?

Sgombriamo subito il campo da ogni equivoco: nessuna forza politica oggi può essere ritenuta erede del riformismo. Perché? Il quesito, apparentemente difficile, è di facile soluzione.

La sinistra italiana è ancora alla ricerca di una sua identità, a cominciare dal P.D. che negli anni ’90 ha rinunciato ad una svolta socialdemocratica, quella terza via al socialismo tracciata da Giddens e propugnata da Blair in Gran Bretagna. La scelta di seguire altri percorsi negli anni ha destrutturato tutta la sinistra italiana oggi in mezzo al guado e in grave crisi identitaria, specie il PD, una amalgama riuscita male con una parte significativa del cattolicesimo italiano. Eppure, tutti si proclamano riformisti. O meglio si dichiarano riformisti, anche F.I.  Anche la Lega, a suo modo.

Le forze politiche, anche quelle che dovrebbero rappresentare una certa cultura riformista, si perdono nei viottoli di Montecitorio perché vi è un deficit di cultura riformista, aggettivo molto abusato nel linguaggio politico corrente fino a svilirne forma e contenuto.

Essere riformisti significa aderire ad un preciso movimento culturale. Non è solo un modo di essere o di pensare. Uno stato d’animo. I riformisti hanno una visione della società diversa che nasce da una idea di speranza e profonda trasformazione del mondo che viviamo, di cambiamento e di affermazione dei diritti sociali, vecchi e nuovi. Si tratta di un approccio culturale particolare per superare non la realtà, ma le sue imperfezioni, il che equivale a sostenere la stessa cosa.

Possiamo definire “RIFORMISMO” una scienza fenomenologica della politica. Si nasce riformisti, non si diventa tali. Il riformismo  pretende cambiamento, più diritti sociali, costruisce il futuro. Un filone culturale al pari di altri con il precipuo fine di aprirsi al mondo, alla società e ai temi della trasformazione in ogni settore dalla scuola alla sanità, dalla ricerca scientifica alla tutela dell’ambiente fino allo sviluppo sostenibile. E’ a tutti gli effetti una corrente di pensiero, una scienza, mortificata quotidianamente da pezzi rappresentativi delle nostre istituzioni. Per molti riformismo significa cambiare qualcosa. Ma il suo significato è sicuramente più profondo e si lega inevitabilmente allo sviluppo di una intera comunità, al superamento di vecchie e nuove difficoltà.

Nel panorama politico italiano mancano veri sostenitori del riformismo perché il riformismo è l’anima del movimento socialista. Se manca una forza socialista unitaria è inutile parlare di riformismo. Completare la fase costituente socialista vuol dire unire le diverse anime del socialismo presenti nel nostro Paese. Significa rifondare il P.S.I., un partito nuovo che guardi al terzo millennio. Significa ridare alla politica italiana quella spinta riformista , la cui assenza è causa dal blocco istituzionale e delle crisi di governo degli ultimi anni dal Centro alla periferia, a tutti i livelli.

Niente Socialismo, niente Riformismo. Due culture che si fondono in un unico corpo politico e in un’unica anima sociale. Ecco perché possiamo affermare , senza paura di essere smentiti, che i socialisti sono riformisti. Gli unici e soli.