RINASCITA E UNITA’ SOCIALISTA E FOLLOW-UP DELLA “MARATONA” DEI PRESUNTI RIFORMISTI

 

di  Silvano Veronese – Vicepresidente Socialismo XXI |

 

Leggiamo, al pari di altri compagni, sull’edizione cartacea di “Avanti!”,  edito dal Centro Brera di Milano, una lettera aperta di Elio Vito, già capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, una risposta di Marco Bentivogli ed una replica conclusiva ad entrambi del compagno Claudio Martelli.

Elio Vito, già radicale piu’ o meno pannelliano, da esponente di Forza Italia chiede a Marco Bentivogli, quale promotore della “maratona” dei presunti riformisti che si sono dati appuntamento qualche domenica fa, di essere invitato – assieme ad altri suoi amici del partito berlusconiano, che sono di indirizzo liberale e socialista e perciò riformista (..secondo lui) – ad un eventuale proseguimento della iniziativa definita “Unire i  riformisti” volta ad aggregare le piu’ disperse identità che si dichiarano  riformiste.

Lascio perdere le affermazioni di Elio Vito circa la definizione di “autentico liberale” che attribuisce al fondatore di Forza Italia e quella con la quale scambia il condivisibile principio libertario di garantismo in materia di giustizia con il principio di rispetto della legalità che dovrebbe essere prioritario nell’azione di coloro che svolgono una funzione pubblica o di governo del bene comune oppure il fatto che Vito trascuri che Forza Italia (con il consenso dei presunti socialisti e liberali che vi militano) è aderente e parte significativa del PPE (Partito democristiano e moderato).

Voglio fare invece due ringraziamenti: uno a Marco Bentivogli, già valente sindacalista metalmccanico, figlio di un mio vecchio “compagno d’arme” in FLM, Franco già segretario generale della FIM, rigoroso cristiano sociale, ma di simpatie socialiste ed a Claudio Martelli.  Non senza fare, però, ad entrambi, alcune precisazioni.

Il ringraziamento al primo, lo devo perché risponde in maniera rigorosa a Vito circa il posizionamento che la iniziativa della “maratona riformista” intenderebbe assumere e cioè chiaramente nell’ambito dello schieramento di sinistra e progressista, nel quale – a giudizio di Marco (ed anche nostro) è impensabile prevedere una presenza di persone che militano in un partito collocato nella destra italiana, -e che destra- nazionalista, antieuropea, antisolidaristica, xenofoba!

La precisazione consiste, invece, come abbiamo già commentato nel recentissimo passato, nel fatto che questa maratona c.d. impropriamente “riformista” è stata aperta ad una carovana variopinta in cui c’è di “tutto” in termini ideologici e di orientamento politico: da Tabacci e/o Bonino a “Potere al Popolo” di Cremaschi, con al centro piddini e pentastellati, persino qualche renziano e calendiano ed un cattolico integralista reazionario come Adinolfi.

Ascendenze di costoro le piu’ disparate che con il riformismo socialista (così  è nata questa corrente di pensiero politico) non solo non c’entrano niente ma l’hanno pure contrastata nel passato. Non si puo’ confondere una eventuale alleanza per il governo del Paese tra soggetti di orientamento molto diverso con una aggregazione in un soggetto politico unitario che presuppone di identificarsi in comuni valori ideali e prefigurazioni di società.

Claudio Martelli va ringraziato perché risponde ad entrambi con un commento di alto livello sul piano storico, culturale e politico con il quale spiega a coloro che, semplicisticamente o strumentalmente, usurpando il termine “riformista” intendono con questa “maratona” mettere assieme il “diavolo con l’acqua santa”, ricordando che il “riformismo corrente del socialismo, opposta al massimalismo rivoluzionario, è nato dal basso affinchè i lavoratori fossero protagonisti della democrazia ed a farsi Stato”. 

Cosa ben diversa da coloro che pensano, a destra o nel centro moderato, persino in ambiti del centrosinistra di questi ultimi 20 anni e presenti nella carovana messa in piedi da Bentivogli, a riforme di restaurazione dello “status quo” antecedente a riforme sociali: questo non è riformismo, ma restaurazione. Chiamiamo le cose con il proprio nome!

Ha ragione Martelli, quando afferma che un riformismo liberale non è mai esistito e che, anzi, l’espressione politica che l’ha interpretato (il PLI) si è mosso – con qualche eccezione negli ultimissimi anni – in termini di movimento conservatore.

Certamente, non ignoriamo – lo diciamo con sincerità a Claudio – che esistono in tutta Europa,  e non da ora, anche  forze di ispirazione liberal-progressista che hanno dato un contributo importante alla evoluzione democratica e sociale del proprio Paese. In Gran Bretagna il liberale Lord Beveridge, e non i laburisti, promosse lo “Stato sociale” (welfare) e non possiamo dimenticarci sul piano delle dottrine economiche e sociali avanzate il contributo di Keynes e Dahrendorf, oppure per venire a casa nostra al contributo di Pannunzio, Ernesto Rossi, Villabruna, Carrandini ed altri della sinistra liberale trasformatasi poi in Partito Radicale.

Personaggi e culture progressiste con le quali un moderno Partito Socialista puo’ praticare un percorso comune, fermo restando le diverse culture, in particolare sul tema dell’equilibrio tra i valori della libertà e dell’eguaglianza sociale e sul ruolo in una economia di mercato dello Stato e dell’iniziativa privata.

A Claudio Martelli, però, nel contempo chiediamo – dato che sta premendo affinchè i socialisti trovino una intesa -non so se in termini elettorali oppure in maniera organica in un nuovo soggetto liberalsocialista – hanno insegnato nulla le esperienze del Partito d’Azione, la mai decollata ipotesi di “Terza forza” proposta da Pannunzio e non presa in considerazione nemmeno dagli ex-azionisti La Malfa e Visentini del PRI e Lombardi e Codignola del PSI?

So bene che Martelli potrebbe rispondere a noi di “Socialismo XXI” che, da qualche anno, proponiamo una “Epinay del socialismo italiano” che l’esperienza francese a cui guardiamo si concluse con l’elezione a segretario generale nel nuovo partito socialista del radical-repubblicano Mitterand appoggiato da un grande vecchio della sinistra francese Mendes France (mai iscritto alla SFIO, il partito storico dei socialisti) e raccolse personaggi come Rocard o i cristiano-sociali Delors e Chèréque (anch’essi mai stati aderenti alla SFIO).

Replichiamo con le stesse parole di Martelli, quando Egli rifiuta aggregazioni coalizionali con il PD: “ la questione delle alleanze si pone in modo diverso, cioè dopo e non prima la definizione comune di idee guida, contenuti, obiettivi e programmi”.  Giusto! Ma allora tale regola, che condividiamo, vale ancor piu’ se si tratta si una aggregazione organica che certamente nell’ipotesi liberal-socialista sarebbe destinata a mutare il DNA sia del socialismo che del liberalismo democratico.

Perché allora non pensare, in via prioritaria, a risolvere prima  la “diaspora socialista” per rimettere insieme tutti coloro che hanno la medesima ascendenza ed una  passata storia comune di valori ed interessi politici? 

Il Comitato per l’Unità Socialista, promosso da “Socialismo XXI” ha questo scopo ed il compagno Martelli perché non Vi partecipa e viene a spiegarci le sue idee di socialismo e per la sua rinascita?