INTERVISTA A MARIANA MAZZUCATO. RICOSTRUIRE LO STATO

Intervista rilasciata su Progect Syndacate |

In promising to “build back better” from the pandemic, US President Joe Biden has certainly struck the right note. But to succeed, he will need to forge a new social contract, drawing on the lessons of a previous era when the US state led a program that is still paying economic dividends.

LONDRA – Lo sviluppo dei vaccini COVID-19 in meno di un anno è stato chiaramente un risultato importante. Ma il lancio si è dimostrato tutt’altro che perfetto. Negli Stati Uniti, l’operazione Warp Speed ​​ha raggiunto i suoi obiettivi di produzione, ma sin dall’inizio il coordinamento logistico si è inceppato. Il piano non ha dato la priorità ai destinatari dei vaccini in base alle loro necessità, né la distribuzione è stata all’altezza d’affrontare la disuguaglianza razziale.

Risulta chiaro che creare vaccini sicuri ed efficaci e stendere programmi di vaccinazione equi siano due cose diverse. Le agenzie d’innovazione del paese (mission oriented), in particolare la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) e la Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), si sono dimostrate fondamentali nel porre le basi per lo sviluppo dei vaccini mRNA innovativi. Ma esiste un legame tra l’obiettivo tecnologico di Warp Speed e quello sanitario, ovvero quello di fornire un “vaccino per tutti”?

L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden dovrà far conto di questa distinzione nel momento in cui cerca di “ricostruire meglio” e rinvigorire i finanziamenti scientifici e tecnologici dopo quattro anni di allontanamento dalla scienza e disprezzo per gli scienziati da parte di Donald Trump. Il lancio del vaccino negli Stati Uniti – e ancor di più in Europa – mostra che è tanto importante nei partenariati pubblico-privato mettere a punto i dettagli quanto avviare un obiettivo generale ambizioso.

Nel mio nuovo libro, Mission Economy: A Moonshot Guide to Changing Capitalism, sostengo che il programma della NASA che portò un uomo sulla luna è ancora d’insegnamento per catalizzare e governare le relazioni pubblico-private che producono risultati. Con l’equivalente di $ 283 miliardi, che attualmente costerebbe ai contribuenti, il programma Apollo stimolò l’innovazione in più settori, dall’aeronautica, dai materiali nutrizionali all’elettronica fino al software, rafforzando anche le capacità del settore pubblico.

La NASA pagò centinaia di milioni di dollari a società come General Motors, Pratt & Whitney (nota allora come United Aircraft) e Honeywell per inventare i nuovi sistemi di carburante, propulsione e stabilizzazione all’interno dei suoi leggendari razzi Saturn V. Queste tecnologie finanziate dal settore pubblico diedero poi vita a numerosi spin-off che utilizziamo ancora oggi, tra cui il latte artificiale (dal cibo essiccato degli astronauti) e l’aspirapolvere senza fili (dalle macchine che hanno setacciato la superficie della luna). I circuiti integrati utilizzati per la navigazione costituirono una pietra miliare dell’informatica moderna.

Fondamentalmente, la NASA si assicurò che il governo facesse un buon affare, offrendo alle aziende contratti a “prezzo fisso” per costringerle a operare in modo efficiente, fornendo allo stesso tempo incentivi per continui miglioramenti della qualità. Inoltre, le clausole dei contratti “senza eccessi di profitto” contribuirono a garantire che la corsa nello spazio fosse guidata dalla curiosità scientifica, non dall’avidità o dalla speculazione.

Altrettanto importante, la NASA evitò l’eccessiva dipendenza dal settore privato. Se l’agenzia avesse esternalizzato il suo ruolo di governance, sarebbe stata vulnerabile a ciò che l’allora capo degli appalti chiamò “brochuremanship“, ossia: quando il partito del settore privato detta ciò che è “meglio” fare. Poiché la NASA acquisì (nel tempo) competenze interne, sviluppò conoscenze tecnologiche pari agli appaltatori, e fu quindi ben attrezzata per negoziare e gestire i suoi contratti.

Rafforzando le capacità del settore pubblico e delineando un chiaro scopo per le alleanze pubblico-privato, l’amministrazione Biden potrebbe sia generare crescita sia aiutare ad affrontare alcune delle più grandi sfide della nostra epoca, dalla disuguaglianza alla debolezza dei sistemi sanitari e fino al riscaldamento globale.

Questi problemi sono molto più complessi e multidimensionali dell’invio di un uomo sulla luna. Ma l’imperativo è lo stesso: un’efficace governance strategica all’interno del perimetro nel quale il finanziamento pubblico si confronta con l’industria privata. Come ad esempio nel caso della Big Pharma che laddove concepisce il settore pubblico come un semplice consumatore di medicinali, è (invece) la ricerca finanziata con fondi pubblici a cui si deve la scoperta di quei farmaci nella loro fase iniziale.

Si tenga presente la somma di $ 40 miliardi che il governo degli Stati Uniti investe ogni anno nel National Institutes of Health. Il NIH (insieme al US Department of Veterans Affairs) sostenne, grazie agli oltre dieci anni di ricerca finanziata dai contribuenti, il farmaco per l’epatite C Sofosbuvir[1]. Ma quando la società privata biotecnologica Gilead Sciences acquisì la molecola, prezzò la cura di 12 settimane in pillole a $ 84.000. Allo stesso modo, uno dei primi trattamenti antivirali per COVID-19, il Remdesivir, ricevette circa $ 70,5 milioni di finanziamenti pubblici tra il 2002 e il 2020. Ora, la Gilead addebita $ 3.120 per un terapia di cinque giorni.

Ciò s’identifica come una partnership parassitaria, piuttosto che simbiotica. Il NIH deve fare di più per garantire prezzi equi e accesso alle innovazioni che finanzia, piuttosto che rendere meno efficace il proprio potere, come fece nel 1995 quando cancellò la clausola del prezzo equo dai suoi accordi di ricerca e sviluppo cooperativi. Le condizionalità devono essere prese in considerazione per le innovazioni di agenzie orientate a una missione specifica come la DARPA, la BARDA e la nuova proposta di Advanced Research Projects Agency-Health (ARPA-H), la quale si concentrerà esclusivamente sulle priorità sanitarie.

Nel caso della pandemia, vari governi hanno investito $ 8,5 miliardi nello sviluppo di vaccini attualmente prodotti e venduti da società statunitensi come Johnson & Johnson, Pfizer, Novavax e Moderna.

Ora, ci chiediamo se la conoscenza e il know-how sui vaccini saranno condivisi con il maggior numero possibile di paesi per porre fine alla pandemia. Il NIH si unirà a un pool tecnologico volontario creato dall’OMS per questo preciso scopo?

Nel prepararsi per l’era post-pandemia, la promessa di Biden di “ricostruire meglio” implica più di un ritorno alla normalità. Ma rimodellare l’economia nel migliore dei modi richiederà non solo un cambiamento di mentalità, ma anche un nuovo contratto sociale che promuova la creazione di valore rispetto all’estrazione causata dai profitti; socializzare rischi e ricompense; e investire nel bene comune, piuttosto che solo in aziende o settori specifici.

Sebbene il Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act (CARES) degli Stati Uniti abbia imposto alcune condizioni alle imprese che ricevono aiuti governativi a condizione che si mantenessero i posti di lavoro, il nuovo American Rescue Plan da $ 1,9 trilioni e l’American Jobs Plan da $ 2 trilioni, devono andare oltre. Devono garantire che gli investimenti del settore pubblico siano accompagnati da una trasformazione nel rapporto tra Stato e settore privato.

Qui si possono trarre alcuni insegnamenti dall’Europa. In Francia, il presidente Emmanuel Macron si assicurò che i recovery funds per le compagnie aeree e per le case automobilistiche fossero condizionati dall’impegno a ridurre le loro emissioni di carbonio. In Austria e in Danimarca, le aziende che ricevevano tali finanziamenti dovevano impegnarsi a non utilizzare i paradisi fiscali.

Il compito dell’amministrazione Biden è quello di fornire la leadership per gli obiettivi che daranno forma ai successivi decenni, a partire dalla lotta al cambiamento climatico. Gli Stati Uniti, disse il presidente John F. Kennedy nel 1962, “sceglieranno di andare sulla luna in questo decennio e fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili“.

Oggi, lo stesso tipo di leadership visionaria non è una scelta, ma una necessità.

Abbiamo bisogno di una direzione dall’alto verso il basso per catalizzare l’innovazione e gli investimenti in tutta l’economia. Gli esempi di leadership governativa, gli ambiziosi contratti d’interesse pubblico e il dinamismo del settore pubblico dell’era Apollo offrono un modello prezioso. Decidere di non applicarlo, il cosiddetto “ricostruire meglio” sarà null’altro più che un semplice slogan.