COMMENTO A MONDOPERAIO

 

 

di  Renato Costanzo GattiSocialismo XXI Lazio |

 

MONDOPERAIO: IL PESO DEL DEBITO PUBBLICO di Nicola Scalzini

Ho letto l’articolo in questione e ne condivido l’impianto generale, soprattutto le riflessioni sul debito pubblico e delle sue prospettive.

Ci sono tuttavia elementi che vorrei approfondire, magari anche con Scalzini stesso, se vorrà interloquire.

Il primo punto.

Il ruolo dello stato nell’economia moderna è visto da due diverse posizioni: quella neoliberista e quella socialista.

La prima posizione consiste in un esecutivo che si pone come obiettivo quello di garantire il buon funzionamento del mercato, tutelandone lo spazio di attività ed intervenendo solo in caso di incidenti al funzionamento del mercato stesso derivati da cause endogene (come, per esempio, la crisi del 2007) ovvero da cause esogene (come, per esempio, la crisi pandemica che stiamo attraversando). Ci si sorprende per il comportamento del presidente Draghi che si dimostra convintamente favorevole a spendere fondi in sussidi ed aiuti espandendo il debito al di là di ogni prevedibilità; lui che scrisse con Trichet la famosa lettera di carattere austero, ora si lascia trascinare nella spesa facile. Fino al punto da far ritenere i suoi provvedimenti come provvedimenti di sinistra. Nulla di più falso; i suoi provvedimenti non sono affatto di sinistra ma sono la conseguente attuazione della logica neoliberista che richiede l’intervento dello stato in caso dei cosiddetti “fallimenti del mercato” derivanti, come ricordavo, da cause endogene o, come nel nostro caso, da cause esogene.

Ma osserviamo il Pnrr, la parte più rilevante relativa al futuro economico del paese, quella dove sono stanziati più euro, è quella del finanziamento dei contributi fiscali a favore delle imprese che investono in tecnologia. Si offrono cioè consistenti aiuti gratuiti alle imprese ( i famosi provvedimenti di Calenda) che vogliono investire in tecnologia ma ci si astiene in modo assoluto dall’indicare un progetto di futuro, una scelta di campi da rafforzare lasciando completamente alle scelte individuali delle imprese il destino economico del paese. Si fanno investimenti infrastrutturali (alta velocità e decarbonizzazione), si programma un ammodernamento della burocrazia (semplificazioni e digitalizzazione delle procedure), si ricerca un rafforzamento nella creazione di capitale umano (asili nido e università) si opera cioè nel contorno, nel miglioramento e nel rafforzamento di ciò che è di supporto alle imprese e che le aiuti a meglio operare. Un servizio prono all’egemonia del mercato neoliberista che ignora la funzione propositiva del settore pubblico, dello stato.

Basti vedere quanto poco viene stanziato per la ricerca, per la gestione dei capitali pazienti che rappresentano oggi il vero futuro del paese e che per loro caratteristica sono operabili unicamente dal governo stante l’alta percentuale di insuccesso, unita all’alta potenzialità di sviluppo, e stante il lungo periodo di pay back richiesto anche nel caso di successo dell’investimento stesso e ciò sia sul piano strategico che sulle prospettive europee.

La seconda configurazione vede invece un governo programmatorio, che si pone come protagonista dello sviluppo economico e non come facilitatore dell’iniziativa privata. Ciò non esclude un ruolo dell’impresa privata, ma una cooperazione in campi contigui: la gestione dei capitali pazienti e degli investimenti a lungo termine da una parte e la gestione delle applicazioni commerciali dall’altra con in mezzo il tema della traslazione della tecnologia. E’ un disegno che coinvolge la formazione del capitale umano (scuola, università, centri di ricerca insieme a formazione permanente dei lavoratori) da offrire alle imprese gestite dal capitale; ma tale rapporto dialettico non può non portare al centro del confronto politico il coinvolgimento del mondo del lavoro non solo nella gestione delle aziende ma anche nelle grandi scelte strategiche del paese. In questo contesto si è in grado di dare risposte a domande che rimarrebbero senza risposta in un esecutivo che si astiene dal guidare l’economia lasciando la scelta all’investitore privato.

Mi pare che la posizione neoliberista di Draghi (che tra l’altro ha preferito Giavazzi alla Mazzucato) sia evidente.

Il secondo punto

Sono assolutamente d’accordo che i fondi disponibili grazie al PNRR vadano indirizzati in investimenti produttivi e lungimiranti. Nel lamentare la visione di questo governo che non si pone come vera guida e promotrice di capitali pazienti, non posso ignorare l’atteggiamento di una fonte autorevole come quella di  Wall Street Italia a firma Gregorio de Felice espressa nell’articolo “Il ruolo dello stato in economia durante la pandemia” che riporto tra virgolette:

“Anche il pensiero liberista più estremo deve accettare la necessità dell’intervento pubblico” (…)

“Ma la vera svolta in Europa si è avuta con il lancio di un nuovo piano per la ripresa, il Next Generation EU del valore di 750 miliardi di euro, che finanzierà riforme e progetti coerenti con le priorità dell’Unione mediante trasferimenti o crediti agevolati” e sin qui tutto bene. Ma continua:

“Le linee guida stabilite dal programma rappresentano un esplicito intervento dei governi europei nei meccanismi del libero mercato, introducendo incentivi e sgravi fiscali per indirizzare le attività produttive verso obiettivi ampiamente desiderabili dalla collettività”

Quindi per l’autore anche i liberisti più estremi devono accettare incentivi e sgravi fiscali.

Questo è il capitalismo italiano, un capitalismo incapace negli ultimi trent’anni di aumentare la produttività se non a livelli miserevoli, pur essendo questa la sua specifica missione, e non è con l’abbassamento delle imposte, con gli sgravi o i crediti d’imposta che diventerà capace di soddisfarla. Al massimo non aumenterà i salari allo stesso ritmo del modesto incremento della produttività a scapito della domanda aggregata.

Terzo punto

Interessante l’analisi degli interventi del PNRR in relazione alle componenti degli interventi; si classificano cioè, missione per missione, come vanno ripartite le diverse voci di spesa tra le diverse componenti; qui sotto ci limiteremo ad analizzare le cifre di tutte le missioni aggregate analizzate per: investimenti, servizi correnti, incentivi e sussidi (in cifra assoluta ed in percentuale);

Componente……………………..in mld €…………….in %

Investimenti………………………..123.05…………..64.25

Servizi……………………………………19.45…………..10.16

Sussidi……………………………………49.00…………..25.59

Totale…………………………………191.50…………..100.00

Analizzando poi all’interno di ogni componenete troviamo:

INVESTIMENTI……………………in mld €…………….in %

Agricoltura………………………….1.96………………..1.02

Informatica……………………….29.66………………15.49

Mezzi trasporto…………………15.65………………..8.17

Edilizia………………………………62.87……………….32.83

R&S…………………………………..12.91………………..6.74

Totale……………………………..123.05……………….64.25

Predominano gli investimenti in edilizia che doppiano le spese per informatica, lasciando agli ultimi posti R&S e agricoltura. Visto con l’occhio dell’economia della conoscenza i risultati non sono esaltanti, tanto per usare una metafora. Si tenga conto che per edilizia si intendono i fondi destinati alla costruzione di edifici necessari a raggiungere gli obiettivi fissati, ma un discorso andrà fatto, più avanti sui sussidi, per inquadrare meglio la situazione.

Tralasciamo l’analisi dei servizi che vedono la prevalenza di quelli per l’istruzione, ed esaminiamo i sussidi:

SUSSIDI……………………………..in mld €…………….in %

Contributi datoriali…………….3.12……………….1.63

Alle imprese………………….…34.80………………18.17

Alle famiglie…………………….11.08……………….5.79

Totale……………………………….49.00……………..25.59  

Tra gli aiuti alle famiglie spicca la spesa di 9.43 mld della missione 2 Transizione ecologica, dove domina il superbonus del 110%. Va rilevato che questo elemento, va considerato come strumento per combattere la produzione di CO2 e CO2 equivalenti, ma si risolve in sostanza ad un incentivo dato alle famiglie ma vincolato al fatto che queste eseguano lavori, per lo più edilizi. Sono quindi sì sussidi alle famiglie ma dove il vero destinatario, oltre al clima, sono le imprese, quelle edilizie in primis.