di  Renato Costanzo GattiSocialismo XXI Lazio |

 

Missione Economia è il titolo dell’ultimo libro di Mariana Mazzucato, il sottotitolo è “Una guida per cambiare il capitalismo”.

Sulle orme di Olof Palme (riformista tosatore di pecore), l’autrice non si pone l’obiettivo di abbattere il capitalismo, ma soltanto, nientemeno, di cambiarlo. “Se volete un futuro migliore, un futuro in cui ci sia benessere condiviso universalmente, servizi pubblici eccellenti e una soluzione per la crisi climatica, dovete leggere questo libro” scrive The Guardian, mentre The New York Times aggiunge: ”Mariana Mazzucato ci offre qualcosa che riesce ad essere al contempo raro ed universale, una nuova trascinante visione su come creare un futuro desiderabile”.

Mariana Mazzucato, autrice fra l’altro de “Lo stato innovatore” e de “Il valore di tutto” insegna Economia dell’innovazione e del valore pubblico presso l’University College London, dove ha fondato e dirige l’Institute for Innovation and Public Purpose ed è indicata tra i tre più importanti pensatori sul tema dell’innovazione.

Evidente il suo riferimento a Schumpeter (autore di Capitalismo, socialismo e democrazia) che, pur di scuola marginalista, non condivide l’equilibrio generale cui secondo Walras il mercato tende, ma osserva empiricamente il ruolo sistematico e destabilizzante dell’innovazione, ruolo dal quale discende la famosa “distruzione creatrice”.

La Mazzucato rifiuta il ruolo dello stato quale rimedio ai fallimenti endogeni o esogeni del mercato, ma disegna una sinergia pubblico-privato basata sulla divisione dei compiti: lo stato gestisce i capitali pazienti, ad alto rischio di insuccesso ma dal potentissimo potenziale innovativo che comunque richiede tempi lunghi rifiutati dal shortermismo dei privati, e l’imprenditoria privata tramite la trasmissione delle tecnologie sviluppa commercialmente le innovazioni generate dai capitali pazienti.

Il contesto è quello della missione, la nuova logica in cui si articola l’azione dello stato che opera con una visione a lungo termine cui partecipano anche i lavoratori ed i cittadini in una creazione bottom-up.  (Questa, a mio parere, è la parte più debole del lavoro della Mazzucato, degna comunque di attentissimo ascolto e intelligente attenzione da parte di chi si professa “riformista”. Sempre a mio parere il pensiero dell’autrice ignora la componente lotta di classe, superandola in un irenismo attraente.

Nei ringraziamenti l’autrice cita le istituzioni universitarie e statali con cui ha collaborato, negli USA (la Defense Advanced Research Projects Agency Arpa), in Gran Bretagna (il Government Digital Services  e Innovate UK) e tra gli altri cita tre italiani: Antonio Andreoni (professore presso UCL Institute for Innovation and PublicPurpose UK) e Giulio Quaggiotto (Advisor per l’innovazione dell’Ufficio del primo ministro degli Emirati Arabi Uniti) ed infine cita Giuseppe Conte, ex presidente del consiglio dei ministri italiano che scegliendola come consigliere economico, le ha permesso di contribuire a strutturare il PNRR adottando l’approccio mission-oriented (ricordate le sei missioni del piano?) come quadro di riferimento per affrontare le sfide del paese in tema di clima, salute e digitalizzazione.

Come noto, la Mazzucato non ha poi firmato il PNRR, e il neo presidente Draghi le ha preferito la consulenza dell’iper liberista Giavazzi.