IL PNRR NEL SOCIALE VENETO E VICENTINO

 

 

di  Alberto LeoniCoordinatore Socialismo XXI Veneto |

 

Il Piano europeo, noto come Pnrr, porta in Veneto 108 milioni per il sociale. Entro il 21 gennaio, i 21 ambiti territoriali veneti (gli attuali distretti delle 9 Ulss) dovranno inviare la propria candidatura con una idea progettuale nelle aree previste: genitorialità vulnerabile, autonomia anziani non autosufficienti, rafforzamento della rete dei servizi sociali di base, disabilità, povertà estrema.

Per alcune aree ogni ambito territoriale ha concrete possibilità di avere almeno un finanziamento triennale: ad esempio nella disabilità verranno finanziati 58 progetti di accompagnamento alla autonomia, sia abitativa sia nel lavoro, con una media di 715 mila euro a progetto nel triennio 2023/2025 che sarà il presumibile arco di tempo di svolgimento delle azioni.

Si tratta comunque, nel complesso, di finanziamenti che per l’80% si configurano come spesa corrente.

I tempi sono strettissimi per la elaborazione dei progetti. Entro il 31 marzo 2022 vanno presentati gli “esecutivi”. I Comuni, i veri protagonisti, hanno quindi una grande opportunità: avviare nuovi servizi in aree molto complesse, rafforzare quelli esistenti, predisporre soluzioni innovative ma semplici sul piano gestionale. Questa, ad esempio, è l’occasione giusta per incentivare il cohousing come forma leggera dell’abitare, assieme, a bassa soglia di intensità assistenziale, salvaguardando spazi personali; mettere a regime reti di famiglie “tutor” che si occupano di sostenere famiglie in difficoltà edi aggredire la povertà educativa di tanti, troppi minori della nostra provincia; attivare una domiciliarità utile alle famiglie che assistono anziani non autosufficienti, anche utilizzando strumenti digitali e la telemedicina. E soprattutto costruire o rafforzare l’infrastruttura fondamentale: ovvero il servizio sociale di base preposto alla presa in carico della persona bisognosa, collegato ai servizi sanitari, a quelli educativi, a quelli del lavoro. Un Servizio Sociale nuovo, che non si limita a “rammendare gli strappi “ma cuce relazioni di inclusione sociale, sa attivare la Comunità locale ed i suoi attori.

Può nascere dalla gestione del Pnrr una nuova cultura del sociale. E per farlo ha bisogno di professionisti, di associazioni, di reti. E’ questo il senso del percorso “dalla cura al prendersi cura” che potrebbe essere lo slogan del Pnrr sociale vicentino e veneto.

Una nuova cultura anche nell’uso delle risorse. Qui non ci sono soldi da spendere (creeremmo solo ulteriore debito). Ci sono soldi da investire in servizi e (in misura minore in strutture e strumenti). Nel momento in cui si scrive ognuno dei 175 progetti veneti (25 stimati nel vicentino) bisogna aver chiaro come si procederà alla fine del triennio quando termineranno le risorse europee del Pnrr. Chi garantirà le risorse necessarie al funzionamento? Solo lo Stato e le istituzioni periferiche? Quali nuovi strumenti, anche di finanza etica, useremo? Quale partecipazione della Comunità locale, magari attraverso una contenuta mutualità? E le Fondazioni Bancarie e quelle di Comunità potranno giocare un ruolo molto concreto, se la Regione saprà coinvolgerle?