di Luigi Ferro – Socialismo XXI Campania |
La crisi Ucraina rappresenta un monito per l’Europa e per il mondo. I confini territoriali, non negoziabili, sono stati messi in discussione in queste settimane. E’ il ritorno prepotente della guerra fredda. Certo, con questo non vogliamo giustificare la Russia che ha aggredito un Paese libero e indipendente come l’Ucraina. Ma l’azione politica di Putin non puo’ non essere questa, approfittando di un certo declino politico ed economico dell’Europa e degli Stati Uniti, particolarmente evidente prima in Cecenia, poi in Crimea, e successivamente ad Aleppo in Siria.
Senza addentrarci oltre in una crisi che segnerà inevitabilmente un nuovo corso mondiale e creerà nuovi equilibri tra le Nazioni, la debolezza dell’Europa è la debolezza della sua politica estera. Dapprima subalterni agli Stati Uniti, l‘U.E. non è stata in grado, dopo la caduta del muro di Berlino e dopo la nascita dell’euro, di dotarsi di una politica estera comune ed efficace, attenta ed equilibrata, che andasse oltre i normali orizzonti di veduta. Sicuramente ciò è dipeso anche da fattori quali la scelta politica di ogni nazione di muoversi con un certo grado di autonomia su questioni di massima e di puntare su ministri degli esteri poco brillanti e piuttosto opachi. Deboli, poco lungimiranti, con scarsa preparazione. La scelta dei singoli paesi di muoversi in perfetta solitudine ha avuto ricadute devastanti. E’ di queste settimane, per esempio, prima dell’invasione dell’Ucraina, la condotta del ministro degli esteri russo Lavrov che sbeffeggiava pubblicamente gli omologhi di Gran Bretagna e Italia, accusando il primo di non conoscere la geografia; e il secondo di non conoscere un minimo di diplomazia in campo internazionale.
L’Europa Unita ha bisogno di maggiore peso internazionale. Piu’ volte chiedevo, dalla mia scrivania, di superare gli steccati della unificazione monetaria e di andare oltre fino a raggiungere una politica estera comune degna di questo nome. Il balletto di questi giorni diretto a fermare Putin (Macron, Jonshon, Scholtz etc. etc.) è la prova lampante di una Europa che si muove in maniera a dir poco disomogenea finendo per rafforzare involontariamente l’ aggressore russo. Le sanzioni, peraltro poco efficaci come sappiamo, non possono essere additate come la massima espressione di coesione dell’UE posto che, circostanza peraltro prevedibile ai piu’, in questi giorni alcuni Paesi (Ungheria, Polonia, Germania) hanno iniziato a sfilarsi da queste per timore di crisi economiche o politiche interne, o peggio, di una “vendetta” russa. Non solo. Le sanzioni votate dall’UE hanno con molta probabilità escluso l’Europa dai negoziati di pace per risolvere un conflitto tutto europeo. Insomma, l’Europa ha perso la sua centralita’ ancora una volta. Certo, gli Stati Uniti non sono messi meglio con Blinken che percorre l’Europa su e giu’ con poca lucidità, visione , ma soprattutto con molta pericolosità.
La politica estera pretende alti rappresentanti della diplomazia internazionale. Negli ultimi anni i responsabili della diplomazia di ogni singolo Paese hanno mortificato e imbarazzato con le loro azioni prive di logica e di obiettivi da raggiungere l’Europa e tutti noi. Hanno danneggiato e conseguentemente indebolito l’Europa come sistema. In Italia, tanto per fare un esempio, cinquant’anni di politica estera per collocare l’Italia al centro del Mediterraneo sono andati in fumo in soli due anni : siamo spariti dal medio oriente, dal corno d’Africa, dall’ Africa settentrionale. Oggi la Farnesina si scopre europeista e atlantista. Due anni prima il suo rappresentante era contro l’Europa e l’euro. Era filo-russo e filo- cinese. Sfilava con i gilet gialli a Parigi contro Macron. Oggi è il nemico giurato di Putin. Ma siamo ovviamente in campagna elettorale. Siffatte condotte mortificano tutta l’Europa. In questa ottica occorre ragionare superando i propri confini nazionali.
Dobbiamo andare oltre i tanti pollai che ci sono in Europa e mettere concretamente l’Europa al centro dell’azione politica dei suoi organismi comunitari (dalla difesa alla immigrazione). Occorre ripensare agli assetti dell’Europa attraverso una politica estera comune, forte, all’altezza delle sfide presenti e future. Per evitare una “nuova Ucraina”.
Per restituire all’Europa la sua centralità in un mondo sempre piu’ globalizzato. Costruire concretamente una casa comune senza mettere in discussione l’alleanza con gli Stati uniti e l’appartenenza alla NATO.
Quei “pazzi” confinati a Gaeta, come Spinelli, Rossi, Colorni, avevano sognato una Europa così costruita.
Avevano visto lontano. Loro.
Non possiamo piu’ muoverci unilateralmente indebolendo l’eurozona e il suo peso storico, culturale, politico ed economico nel mondo. Occorre smetterla con gli incontri bilaterali o trilaterali tra Paesi UE che dividono non uniscono. La globalizzazione ci impone questo. In caso contrario, l’Europa rischia di finire sul banco degli imputati, come timidamente sta gia’ accadendo in questi settimane. Rischia di essere messa in discussione in quanto entita’ politica ed economica rafforzando inevitabilmente il sovranismo e il populismo che non sono spariti. Riconsiderare l’Europa e il suo ruolo nel mondo e nelle nostre vite non significa non credere nell’Europa Unita. Sono un europeista convinto, ma occorre necessariamente “cambiare rotta”.
Adesso. Per il bene di tutti. Prima che l’Europa diventi un terreno fertile per nuovi conflitti.
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