Era il 18 settembre 1984 e in una la clinica romana, la Mater Dei, l´acomunista – nè filo nè anticomunista – Riccardo Lombardi, smetteva di analizzare, testare, la società, fatta di uomini e donne, che aveva davanti: quando un problema si pone la soluzione si cerca e si trova […] se il problema è posto con l´insistenza necessaria e non viene negato […] quando si rappresentano dobbiamo affrontarli, i problemi, perchè non se li mangia il lupo, e subito poi per dire la sua secondo il metodo sempre seguito: la ricerca, l´ininterrotta ricerca di provare e riprovare.
Quale migliore occasione allora – in un contesto culturale e politico, l´attuale, infettato dai rigurgiti di virus letali per l´umanità, che si credevano, erroneamente, sconfitti e debellati: razzismo e xenofobia, ereditati dal fascismo e dal nazismo, e, loro diretta emanazione, populismi e apatia per la convivenza sociale – che riproporre, a 33 anni esatti dalla cremazione senza riti religiosi disposta già anni prima, la figura e il pensiero del partigiano Rio, giellista e azionista prima, poi sempre socialista.
Eppure, nonostante l´enorme sconquasso culturale, politico e sociale, da cui si è salvato il capitalismo per aver cambiato pelle, ci sono valori umani validi, magari da rimpolpare e da precisare ulteriormente, per rinverdire l´idea lombardiana di una società più ricca, non più povera e triste, perchè diversamente ricca: è il tipo di benessere, di consumi che noi vogliamo cambiare, come uguaglianza e divesità, libertà e giustizia sociale, laicità e mutualità, onestà e rigorosità, competenza e coerenza, che hanno contrassegnato la vita di un presbite assai scomodo alla politica dei suoi tempi, figurariamoci dei nostri!
Non pensava mai alla morte del capitalismo, nè era convinto che alla morte del capitalismo sarebbe successo il socialismo, semmai progettava una profonda ristrutturazione, attraverso non le blande riforme di piccoli aggiustamenti, ma con le riforme di struttura tali da incidere dal di dentro il sistema messo in piedi perchè il capitalismo è diventato troppo costoso per noi e per l´umanità intera.
In primo piano alla sua analisi c´erano da una parte l´uso indiscriminato e distruttivo, e non sobrio e egualitario, delle risorse naturali, e dall´altra lo sfruttamento disumano del Terzo Mondo: una situazione, questa, che alla lunga il Pianeta, lo si vede oggi, non può sostenere.
Di certo non fu il solo a vivere la politica come un fare, non per se stessi, la propria carriera e le prebende incluse, ma per gli altri, per milioni e milioni di persone, specie per i più deboli e meno abbienti: un modo questo, anomalo, di stare e operare nel mondo politico dedito a calcoli e compromessi finalizzati a vantaggi per il partito, se non personali, che discendeva dall´onestà, dal rigore e dalla coerenza.
Forse, di questi mala tempora currunt, è un´utopia dire che il socialismo non è morto: se anche fosse, serve quest´utopia per continuare a leggere la società che abbiamo davanti dove immettere certi valori umani di 30, 40, 50 anni fa: uguaglianza e diversità, libertà e giustizia sociale, laicità e mutualità, onestà e rigorosità, competenza e onestà per affermare che non ci sono razze umane ma ci sono esseri umani accumunati dall´uguaglianza per la nascita e non per altro.
Carlo Patrignani
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.