SOCIALISMO XXI: AUTONOMIA DIFFERENZIATA, LE RAGIONI DEL NOSTRO NO

di Luigi Ferro – Presidente Socialismo XXI |

La legge Quadro che sarà a breve presentata dal governo è stata pensata per garantire alle Regioni a statuto ordinario maggiore autonomia. Ovvero, per consentire alle Regioni una certa potesta’ legislativa per le materie di legislazione concorrente e/o per tre di quelle di competenza esclusiva dello Stato.

Alla attribuzione della potesta’ legislativa è connesso il trasferimento delle risorse finanziarie, cioè, parte del gettito fiscale verrebbe trattenuto dalle regioni per spenderli sul proprio territorio.

Le materie a legislazione concorrente sono quelle previste dall’art. 117 co. 3 Cost.:

rapporti internazionali e con la UE delle Regioni; commercio con l’estero; istruzione e formazione professionale; professioni; tutela della salute; protezione civile; ordinamento sportivo; casse di risparmio, casse rurali  e istituti di credito a carattere regionale; valorizzazione dei beni culturali ed ambientali; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; coordinamento delle comunicazioni; alimentazione; ricerca scientifica ed innovazione tecnologica.

A queste materie le Regioni possono aggiungere giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; tutela dell’ambiente; giustizia amministrativa limitatamente alla organizzazione della giustizia di pace.

Si tratta a ben vedere spesso di materie di interesse nazionale di competenza esclusiva del Governo nazionale e del Parlamento.

La legge quadro che il Governo si accinge a presentare consentirebbe alle Regioni di indicare su quali materie esercitare la potesta’ legislativa  trattenendo sul territorio regionale buona parte delle risorse necessarie per finanziarie ogni intervento. 

Inutile sottolineare che la legge quadro nasconde quel federalismo /separatista gradito a talune forze politiche , e non solo, se consideriamo che buona parte dei Governatori regionali sembrerebbero favorevoli  al testo normativo che il Governo si appresta a licenziare per un motivo semplicissimo: avere più competenze, più voce in capitolo, controllare le  risorse finanziarie locali, il territorio e il consenso elettorale.

Diciamo subito che questa legge è incostituzionale perchè contraria all’art. 5 della Costituzione:

“La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.

Ne consegue che la Legge quadro di cui si discute creerebbe una sorta di federalismo o, meglio, di iper-autonomia, fino a minare l’Unità Nazionale tutelata dalla nostra Grundnorm.

Vi è di più.

Al Governo centrale verrebbero destinate sempre meno risorse necessarie per l’attuazione di programmi di sviluppo del Paese, per garantire l’ordine pubblico, la difesa, e la politica estera ed energetica.

Francamente si costituirebbero diversi centri di potere e quel “disordine istituzionale” dove si annida lo spettro della dissoluzione dell’ordinamento statale costruito sapientemente dai nostri Padri Costituenti.

L’esercizio della potestà legislativa inoltre richiederebbe l’impiego di risorse finanziarie e quindi la conseguente richiesta di trattenere buona parte del gettito fiscale da impiegare nei territori regionali. In questo caso gli effetti negativi sono di due tipologie: la prima, avere maggiore disponibilità finanziaria non si traduce nella automatica risoluzione dei problemi poiché ciò passa attraverso le scelte che la classe dirigente locale è chiamata a prendere, non sempre coerenti e risolutive; la seconda, ci sono Regioni con maggiore reddito rispetto ad altre e più organizzate sui territori, disomogeneità economica talune volte presente anche nelle stesse regioni con la conseguenza che i territori più deboli avrebbero sempre meno risorse finanche a trovarsi nella condizione di essere costretti a tagliare i servizi locali (welfare cittadino) per questioni di bilancio. Strettamente collegato quindi alle due problematiche innanzi affrontate è il tema delle risorse finanziarie o concernente il gettito fiscale: come saranno assegnate le risorse? Con quali criteri?

Non possiamo tollerare l’approvazione di siffatta legge. In caso contrario, siamo pronti a raccogliere le firme necessarie per sottoporla a referendum abrogativo nella speranza che il governo non decida di inserire la Legge Quadro sulla Autonomia Regionale nella legge di stabilità. Si sa che le leggi di bilancio non possono essere sottoposte a referendum abrogativo, anche se ritengo che sia sempre possibile ricorrere all’istituto referendario poiché si affrontano temi che riguardano complessivamente l’architettura costituzionale del nostro Paese e non la finanza pubblica.

Mi auguro che vi possa essere il dibattito Parlamentare su una materia di interesse nazionale, ma non deve mancare, ritengo, una grande spinta dal basso per pretendere da chi ci rappresenta una discussione pubblica, trasparente. Insomma, una mobilitazione generale: Sindacati, società civile, associazioni etc. etc., per spingere gli organi rappresentativi nella direzione che auspichiamo di assoluto rifiuto per una legge contraria al “vivere insieme”, come membri di uno Stato unito e indivisibile.

Da non trascurare, infine, la probabile proliferazione dei  conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni dinnanzi alla Corte Costituzionale se  la norma venisse varata, con l’inevitabile paralisi istituzionale.

In definitiva, per le anzidette ragioni, siamo contrari alla Legge Quadro sulla Autonomia Differenziata Delle Regioni.

Si tratta di una Legge che attenta all’Unità Nazionale, che accentua gli egoismi territoriali e mina quel principio solidaristico voluto e posto a fondamento della coesione e della identità nazionale.

Alla classe dirigente chiediamo di occuparsi della grave crisi sociale del nostro Paese, certificata dai recenti dati ISTAT, di combattere le disuguaglianze sociali, di contrastare i danni provocati dal neoliberismo politico e finanziario, non di demolire la nostra Carta Costituzionale.