LA CRISI POLITICA: QUALE FUTURO PER L’ITALIA?

di Luigi Ferro – Presidente di Socialismo XXI

La grave crisi politica che si è consumata in questi giorni e che ha provocato le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi pone non pochi interrogativi.

Della inadeguatezza e della incapacità dell’attuale classe dirigente italiana abbiamo più volte parlato. Nel caso specifico però mai mi sarei aspettato una disaffezione verso le istituzioni democratiche del Paese e verso gli italiani. Il grave atto di irresponsabilità palesato pubblicamente dai partiti del populismo FI, M5S e Lega, ha di colpo catapultato il nostro Paese in un tunnel senza via di uscita in un momento delicato, difficile e complicato per le ben note questioni sociali ed economiche. Affondare il Governo in carica con all’ordine del giorno circa trecento provvedimenti da varare aventi ad oggetto per lo più la crisi energetica ed il caro-bollette, temi che interessano tutti gli italiani, non può trovare alcuna giustificazione se non nella tutela di interessi che confliggono con quelli di una intera Nazione. Una classe politica responsabile non avrebbe aperto una crisi di governo al buio con l’inflazione all’8%, il caro vita, i problemi legati ai temi del lavoro e dei salari, con una nuova emergenza sanitaria che non ci risparmierà con l’arrivo dell’autunno, i soldi del PNRR da spendere per rilanciare lo sviluppo in Italia, la forbice sociale che si allarga, la guerra in Ucraina.

Nel momento in cui andava preservata la stabilità politica, questa è stata annullata per interessi di bottega, per qualche voto in più, per le convenienze delle forze populiste presenti in Parlamento, peraltro, tutte filoPutin. Sul piano internazionale è chiaro che la vicenda italiana ha determinato un certo imbarazzo e di colpo quel prestigio che Draghi, occorre riconoscerlo, era riuscito a creare in questi mesi si è sciolto come neve al sole. Dopo il bilaterale costruito con la Francia, il Governo si accingeva a concludere analoghi accordi anche con la Germania per consentirci di avere una parte attiva in Europa e non gregaria. Ora tutto è sospeso, rallentato, e chi pagherà il prezzo di tanta scelleratezza saranno ancora una volta gli italiani. E il conto sarà salatissimo.

Chi oggi ha spinto l’Italia al voto, non è sufficientemente consapevole, evidentemente, dei rischi di un esercizio provvisorio della finanza pubblica che getterebbe il Paese nel baratro: su lo spread, giù la borsa e i titoli di Stato.

 Questa oggi è l’offerta politica caratterizzata da impreparazione, irresponsabilità ed immaturità.

Ma non basta. Gli “sfascisti” che hanno voluto il voto anticipato saranno anche in prima linea durante la campagna elettorale, cioè gli italiani dovranno, gioco- forza, affidare le sorti del Paese ancora una volta nelle mani di coloro che hanno avuto nella attuale crisi un ruolo di primo piano. Non è solo schizofrenia della politica. In un sistema politico con liste bloccate succede anche questo poiché l’attuale sistema elettorale ha disintegrato ogni forma di discussione partecipata nei partiti creando un partito insomma ad immagine del suo leader.

Urge cambiare la legge elettorale, compito che spetterà ovviamente al nuovo Parlamento. Da sempre noi di Socialismo XXI Secolo siamo sostenitori di un sistema elettorale di tipo proporzionale con la doppia preferenza, posizione ribadita ancora una volta all’unanimità nell’ultima conferenza organizzativa del 15-5-22. Si tratta di una legge in grado di garantire quella rappresentatività che manca nel sistema politico italiano da oltre trent’anni, con tutti i guasti che una scelta dettata dalla contingenza ha provocato in questi anni. Cittadini sempre più lontani dalle istituzioni, dalla vita politica e dal voto. Il partito degli astensionisti è saldamente il primo partito italiano, un dato che non preoccupa chi oggi è investito della funzione di direzione politica del nostro Paese. La legge elettorale da sola non potrà cambiare completamente lo stato delle cose, senza ovviamente una proposta politica credibile con interpreti altrettanto credibili. Anche per queste ragioni non possiamo condividere riforme dello Stato in senso presidenzialista che si muovono verso il superamento della democrazia parlamentare che verrebbe sostituita dall’autoritarismo.

Occorre un Progetto per l’Italia

Siamo messi davvero male, purtroppo, e all’orizzonte non si intravedono segnali di cambiamento o di miglioramento. Anzi il quadro politico appare ancora più incerto e confuso tra scissioni, allontanamenti e defezioni. Una situazione che dopo lo scioglimento delle Camere e la fissazione del voto al 25 settembre, mai successo nella storia repubblicana, si è deteriorata ulteriormente. Forze politiche in preda al panico, all’isterismo, alla ricerca di consensi, alla ricerca di alleanze politiche anche disarticolate e disomogenee, pur di vincere le elezioni e di “governare” il Paese, ma a quale prezzo mi chiedo senza un programma e uomini all’altezza del compito  in uno dei momenti più delicati per la grave crisi economica e sociale   e con alle porte un autunno che si preannuncia caldo da far impallidire le temperature tropicali di questi giorni!  E’ palpabile la mancanza di forze politiche mature e responsabili che preservino il bene del Paese.

Appare evidente l’assenza di una alternativa, di una concreta offerta politica.

E allora quale futuro per il nostro Paese?

In una situazione politica particolarmente frammentata, affetta da un multipartitismo esasperato senza idee di cambiamento e trasformazione della società, non è semplice evidentemente costruire il futuro se non partiamo dalle certezze che abbiamo nel nostro DNA. Noi siamo una associazione politica, non un partito, di uomini e donne, con regole chiare, con organismi che decidono, non i singoli, e una missione ben precisa: costruire in Italia un partito di ispirazione socialista unitario, che si richiami alla migliore tradizione del socialismo europeo: moderno, riformista, europeo ed ecologista. Un movimento plurale aperto ad esperienze diverse dalla nostra, ma che con noi condividano i valori della libertà, della pace, della giustizia sociale e della tutela ambientale. Non un campo largo con tutti dentro, un contenitore, ma un perimetro politico omogeneo fondato su una piattaforma politica-programmatica condivisa.

Noi siamo questo, non un’altra cosa. E ci distinguiamo per questo. La nostra identità non è in discussione e tantomeno è negoziabile.

Tutti siamo chiamati a costruire una vera alternativa politica dopo anni di immobilismo e di silenzi assordanti del mondo politico. Un perimetro politico che metta al centro l’Italia e gli italiani.

In questi anni nessuna forza politica ha costruito il “dopo”. Il PD  ha avuto tempo e spazio per costruire una alternativa politica valida da contrapporre alle destre, ma ha ritenuto per mero calcolo elettoralistico di inseguire i populisti del M5S che oggi ha ripudiato dando vita, pare, ad una lista composta da democratici e progressisti.

Si succedono in queste ore appelli, si badi non proposte, per la costruzione di campi larghi, già morti in partenza, con dentro tutto il contrario di tutto e senza alcuna prospettiva politica, se non quella di sconfiggere le destre. Troppo poco.

La politica non può essere frutto di improvvisazione. L’alternativa politica si costruisce negli anni e non a poche settimane dal voto.

Per rispondere alla domanda, occorre costruire e rilanciare una area riformista e progressista in Italia di ispirazione socialista, iscritta al PSE. Questa offerta politica manca da troppo tempo nel nostro Paese. Non si tratta di campi larghi o di fronti repubblicani, ma di costruire una alternativa socialdemocratica con obbiettivo l’Italia che vogliamo nei prossimi vent’anni. O che vorremmo nei prossimi anni. Una alternativa politica autonoma della sinistra italiana con proposte di cambiamento e di trasformazione della società. Un soggetto politico con una precisa identità e collocazione politica in Italia e in Europa che si richiami alla migliore tradizione della socialdemocrazia europea.

E’ il nostro progetto, quello di Socialismo XXI Secolo. Unire i socialisti e tutti coloro che provengono da altre esperienze compatibili con i nostri valori e principi. Non una sommatoria di sigle e di contraddizioni che non garantirebbero la governabilità aprendo a nuove stagioni guidate dai tecnocrati. Una offerta politica irrinunciabile, con un programma di cambiamento e con uomini capaci di rappresentarlo e di restituire alla politica dignità e cittadinanza, responsabilità verso il Paese e le sue istituzioni.

Noi siamo una associazione politica che intende difendere i valori identitari e della coerenza. Siamo contrari da sempre a formule pasticciate senza futuro o ad alchimie politiche che non interessano ai cittadini.  A Rimini come a Perugia la nostra linea politica è questa e sostenuta sempre all’unanimità.

Siamo da sempre interessati alla costruzione di un progetto riformista e progressista di ispirazione socialista e siamo pronti ad avviare una fase costituente socialista in Italia. Su questo terreno non mancherà mai la nostra disponibilità al dialogo e al confronto. Non accettiamo appelli o una generica chiamata alle armi, ma solo proposte concrete che muovano nella direzione auspicata.

Siamo collocati per cultura politica nel centrosinistra e ognuno di noi, lo so, darà il proprio contributo per battere una destra autoritaria ed illiberale.


Invito agli italiani a valutare scelte elettorali che non portino l’Italia all’avventura e allo scontro internazionale. Indichiamo alcuni NO decisi:

– NO alle privatizzazioni spinte di servizi pubblici essenziali importanti, come la sanità, l’acqua, l’istruzione

Perché la produzione/erogazione di questi servizi, che devono soddisfare bisogni primari dei cittadini, non possono essere occasioni di profitto privato a scapito dell’universalità dei servizi stessi, della loro efficienza, di creazione di diseguaglianza tra cittadini, tra ceti e regioni del Paese. Nella Sanità vanno ripristinati i livelli di presenza in servizio dei medici e paramedici, dei posti letto e degli ospedali di territorio continuamente ridotti da cinque anni nonché ridotte le erogazioni di risorse per le convenzioni con cliniche private.

– NO a riforme fiscali che arricchiscano i ricchi a danno di tutti gli altri, come sarebbe la “flat tax”

Perché si imporrebbe la peggiore delle diseguaglianze, annullando un atto di giustizia fiscale rappresentato dalla “progressività”; perché sarebbero favori i redditi più alti a scapito dei redditi dei cittadini meno abbienti che sarebbero tassati con una % uguale per i ricchi ma in proporzione al proprio reddito subirebbero una maggiore iniquità.

NO alle proposte di federalismo fiscale che squilibrino ancor di più le Regioni

Perché, oltre a creare ulteriori difficoltà alle Regioni povere con l’aggravamento degli squilibri territoriali già esistenti nel nostro Paese con la riduzione delle possibilità di soddisfare adeguatamente in alcune realtà regionali a sviluppo ritardato bisogni sociali essenziali, verrebbe meno il principio di solidarietà nazionale, e si creerebbero anche per lo Stato Centrale enormi difficoltà e certezze alla determinazione del bilancio pubblico e delle sue entrate.

– NO al lavoro precario, insicuro, irregolare

Perché impedisce alle giovani generazioni, destinatarie principali di questi iniqui rapporti di lavoro, di avere stabilità di reddito e le possibilità di crearsi una famiglia. L’enorme diffusione di questo ricorso a questi contratti discontinui ed irregolari o ad orario parziale, e quindi a retribuzione ridotta rispetto ad una normale, ha rappresentato in questi anni la deprecabile situazione in Europa che vede l’Italia – terza potenza economica e industriale della U.E., ritrovarsi con un SALARIO MEDIO fra i più bassi nella U.E.  e sotto la media europea.

– NO allo strapotere economico dannoso delle multinazionali

 Divenute un potere straordinario che si sovrappone alla stessa sovranità delle Istituzioni Pubbliche che governano gli Stati sostituendosi alla politica e alla rappresentanza democratica espressa dalla volontà popolare.

– NO ad eletti scelti dai capi di partito, attraverso le liste bloccate, e a modifiche della Costituzione di tipo presidenzialista

Urge una Riforma del sistema elettorale vigente che, oltre a creare una stortura democratica con il sistema maggioritario uninominale che permette vantaggi alle prime minoranze determinando un “vulnus” ad una giusta rappresentatività dei singoli partiti proporzionale al loro peso elettorale, impedisce al popolo elettorale sovrano di eleggere attraverso il voto di preferenza i parlamentari che preferisce.  

Non condividiamo ipotesi di Costituzione presidenzialista, perché ridurrebbe le funzioni dei parlamentari eletti dai cittadini e concentrerebbe poteri in una sola persona, come già avviene in Paesi che hanno disgraziatamente visto nascere le “democrature”, con forti limitazioni di diritti in vari campi, nei diritti civili, nell’amministrazione della giustizia, nella libertà di parola e di pensiero.

E indichiamo alcuni SI decisi:

– SI ad investimenti nella sanità pubblica

In particolare per incrementare il numero delle presenze a pieno tempo del personale medico, specialistico, e paramedico, le cui prestazioni sul piano della cura ed assistenza ai pazienti nonché della ricerca, secondo un recente rapporto OCSE, pongono l’Italia al terzo posto nel mondo e al secondo in Europa.

Oggi questa eccellenza può essere fortemente compromessa per i continui minori finanziamenti al S.S.N.

Servono altresì investimenti per estendere e sviluppare la medicina di territorio per venire incontro alle necessità quotidiane di assistenza ordinaria, ridurre il negativo fenomeno delle liste di attesa anche per esami e prestazioni minime e ordinarie e gli intasamenti dei “Pronto Soccorsi” ospedalieri.

– SI ad investimenti in Ricerca ed Istruzione

Occorre evitare la “fuga di cervelli” e stabilizzare la qualità dell’insegnamento.

– SI al totale impegno per la transizione ecologica e per maggiore copertura energetica nazionale e tutela dell’ambiente

Vanno recuperati i ritardi nell’uso di fonti energetiche meno inquinanti e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento da paesi esteri.

SI a provvedimenti ed iniziative contro la povertà, il precariato, l’insicurezza sociale di lavoratori dipendenti, professionisti, artigiani e commercianti

Il nostro Paese spende per attività assistenziale uno dei maggiori stanziamenti pubblici e, forse, il maggiore in % rispetto al P.I.L. Ci sono troppe e disparate tipologie, spesso frutto di scelte non razionali e dettate da motivazioni elettorali e di una disordinata regolamentazione per definire i destinatari realmente bisognosi di sostegno, le condizioni e i controlli.

Il risultato porta ad erogare spesso provvidenze a destinatari non bisognosi e ad erogare misure insufficienti a bisognosi reali.

Va ridefinito con razionalità questo importante settore del WELFARE, agevolando anche le forme sempre più diffuse di un Welfare complementare affidato a soluzioni contrattuali da parte delle categorie in uno con l’impegno in materia di Regioni e Comuni.

– SI al ruolo politico, efficace e sostanziale, dell’Europa per la pace e l’equità sociale e ad una funzione propositiva dell’Italia nella NATO.

Chiediamo la fine della guerra in Ucraina. Si dovrà pervenire nel mondo ad un complesso di rapporti tra gli Stati fondato sul multilateralismo e la coesistenza – anche economica – tra diversi sistemi.

E’ possibile che si creino alleanze pacifiche fondate su comuni culture e sistemi politici dei singoli Stati. L’Italia e l’Unione Europea si collocano in un ambito che va riconfermato nelle sue appartenenze e strutture, come ad esempio è la NATO. Ma questa alleanza non deve operare in sostituzione della politica degli Stati membri. Il rafforzamento dell’Unione Europea dovrà emancipare l’Europa stessa e creare le condizioni per un ampio rapporto di collaborazioni a fini difensivi tra Europa e Nord America.

– SI ad un sistema elettorale proporzionale con le preferenze espresse dagli elettori.

Il sistema proporzionale puro è quello che garantisce le rappresentanze dei cittadini secondo i risultati elettorali. Va reintrodotto. Ciò obbligherà i partiti a non essere comitati elettorali, come sono oggi, ma fonti di elaborazione e di proposta politica migliore ai cittadini per il bene comune.

L’Associazione invita a votare liste e candidati che condividano questi 12 punti, che non si ispirino a teorie e pratiche liberiste, che non abbiano rapporti internazionali non trasparenti, che condividano e difendano la Costituzione nata – nei suoi principi basilari – dalla lotta di Liberazione.