NON E’ GIUNTA L’ORA DI SCRIVERE IL NECROLOGIO DEL SOCIALISMO A NEW YORK

di Susan Kang*|

I Democratici moderati e i media più influenti sarebbero lieti di scrivere la disfatta del Socialismo nello stato di New York, dove, in realtà, i socialisti non stanno affatto regredendo ma si stanno espandendo.

Il Socialismo è scomparso. Questo è quello che vorrebbero far credere gli organi di stampa in seguito ai deludenti risultati della Sinistra alle primarie del 28 giugno, quando le elezioni furono vinte soltanto da uno (Sarahana Shrestha, Hudson Valley – Stato di New York) dei cinque candidati sostenuti dai Socialisti Democratici di America (DSA). Il titolo del “Gotham Gazette” fu “New York ha scalfito il muro”; la City parlò di una “battuta di arresto”; il “New York Post” sottolineò la saggezza delle strategie dei democratici, che annunciarono la disfatta dei socialistici a causa del “bisogno della sinistra di comprendere dove fosse la maggioranza degli elettori all’interno del Partito Democratico…”. Chissà, forse era segno che la breve ascesa dei socialisti democratici e del partito progressista di New York era al tramonto.

Tuttavia, divulgare la morte del socialismo è stata un’esagerazione. I risultati ampiamente positivi alle primarie di agosto hanno dimostrato che il disegno elettorale dei socialisti è tutt’altro che esaurito. Ma, nonostante il mese scorso i socialisti non abbiano dato il massimo, dichiarare che la Sinistra sia morta non è esattamente ciò che sta accadendo a New York, tutt’altro, se si pensa che soltanto i movimenti socialisti e progressisti hanno trovato una soluzione ai problemi causati ed esasperati dai leader del Partito Democratico dello Stato di New York.

Così come avviene nel resto degli Stati Uniti, New York accusa una miriade di problemi sociali, economici e politici. Allo stato attuale, soltanto i socialisti e i loro alleati progressisti sono stati in grado di proporre le soluzioni politiche necessarie, atte a soddisfare gli specifici bisogni dei lavoratori newyorchesi.

Questa è la ragione per la quale il socialismo a New York è destinato a rimanere.

Il fallimento politico dei Democratici di New York

I nuovi cicli sono brevi, e la memoria dei giornalisti lo è forse di più, ecco perché vale la pena rinfrescarla con una recente lezione di storia.

Lo Stato di New York rappresenta una delle 14 triplette dei Democratici del paese. Malgrado a New York la maggioranza numerica dei Democratici sia Repubblicana, sono gli immensi sforzi del Partito dei Socialisti Democratici (DSA), del Partito delle Famiglie dei Lavoratori newyorchesi e delle organizzazioni progressiste nate nel 2017-18 a far sì che New York resti Democratica, e non per merito della leadership del Partito Democratico.

Nel 2018, la candidata al Senato Julia Salazar DSA sconfisse il radicato movimento in carica, incoraggiata dalla nuova e motivata sinistra e dai progressisti in erba. I progressisti in parlamento sconfissero i sei membri della Lega dei Democratici Indipendenti (IDC), un gruppo di otto senatori che, di fatto, esercitavano il controllo del Senato dello Stato di New York tramite una minoranza repubblicana.

L’IDC, così come l’avversario della Salazar, Martin Dilan, era sostenuto da radicati interessi d’impresa in ambito immobiliare, finanziario, dell’istruzione privata – il tutto legittimato dal governatore democratico Andrew Cuomo. Fu un momento decisivo per la politica di New York.

In qualità di volontario del DSA e in opposizione all’IDC, spesso menzionavo agli elettori la quantità di questioni rimaste insolute o bloccate dalla legislatura, tra cui: la scadenza nel 2019 delle leggi di salvaguardia degli affitti; l’assenza di una regolamentazione in materia di diritto all’aborto; la totale mancanza di un sistema sanitario uguale per tutti; l’insufficienza dei finanziamenti destinati alle scuole pubbliche, alle università e al trasporto pubblico; l’assenza di leggi contro la discriminazione dei transgender; la mancanza di una tutela degli immigrati senza permesso come il “DREAM Act”.

Grazie al lavoro svolto dal Partito Democratico di maggioranza in senato, il 2019 è stato per lo stato di New York un anno di svolta in termini di politiche progressiste e, addirittura, liberali, in ambiti di notevole importanza, quali: cambiamento climatico, finanziamento della pubblica istruzione, istituzionalizzazione di un  “DREAM Act”, patente di guida per immigrati senza permesso, espansione e stabilità delle leggi di consolidamento degli affitti, codificazione del “Roe v. Wade” nella legislazione dello stato di New York, riforme rilevanti in materia di cauzioni.

Diverse questioni, ahimè, restano insolute.

La regolamentazione degli affitti emanata nel 2019 ha tutelato molti affittuari e creato leggi ad hoc (come quella che disciplina i depositi cauzionali), ma non è comunque stata sufficiente a risolvere la tremenda crisi del comparto immobiliare che ancora affligge la città. CUNY e SUNY, gli apparati universitari urbani e statali, sono rimasti sottofinanziati. I costi sanitari rappresentano ancora un enorme problema, così come i finanziamenti al trasporto di massa.

Dato che l’Assemblea dello Stato di New York continua, di fatto, a rallentare le leggi progressiste, il DSA e gli attivisti progressisti, la maggior parte dei quali mobilitati dalla recente sconfitta dell’IDC, hanno accolto favorevolmente candidati atti a fronteggiare anche i più trincerati esponenti in carica.

Malgrado le difficoltà di una campagna elettorale in un momento di pandemia, il DSA della città di New York è riuscito a dare una bella ripulita eleggendo al senato diversi membri dell’Assemblea: Marcela Mitaynes, Zohran Mamdani, Phara Souffrant Forrest, Emily Gallagher e Jabari Brisport. Inoltre, molti progressisti hanno sconfitto i rappresentanti in carica in seggi aperti e in seggi parlamentari, come Jamaal Bowman, sostenitore del partito DSA.

In seguito alle elezioni del 2020, l’ascesa della sinistra è stata messa a dura prova quando la sicurezza pubblica e il crimine sono divenuti un argomento cruciale. I moderati democratici si sono concentrati sull’aumento del tasso dei crimini e relativa questione dei Neri, adottando come messaggio vincente il “taglio dei fondi alla polizia”.

Così, la vittoria del sindaco Eric Adams alle elezioni 2021 ha segnato presumibilmente una nuova clamorosa sconfitta della Sinistra a vantaggio delle fazioni di centro. Il DSA della città di New York vinse soltanto in due dei cinque comuni, registrando il “fallimento”, come venne descritto dalla stampa.

Nel corso del 2021, di fatto, il Partito Democratico nello stato di New York ha continuato a perdere importanza, non avendo impegnato alcuna risorsa economica a sostegno del referendum indetto in tutto lo stato, avente lo scopo di rafforzare il diritto di voto e assicurare un più armonioso processo di riurbanizzazione a seguito del censimento del 2020. I Repubblicani e loro gruppi alleati, intanto, hanno superato ben oltre la buona governance, con un margine al ballottaggio di dieci a uno.

Il Partito dei Democratici di New York ha concentrato l’intera campagna elettorale 2021 sul tentativo di indebolire la candidatura di India Walton (esponente democratico del DSA) a sindaco per la città di Buffalo, in contrasto con il Partito Repubblicano. Il risultato è stato che i Democratici di New York hanno rafforzato i Repubblicani invece di incrementare il loro potere attraverso un candidato di sinistra. Da una tale decisione, oltre alla scelta frettolosa di sostenere i candidati conservatori di Cuomo per le più elevate corti di appello dello stato durante le elezioni alla magistratura dell’estate del 2021, è scaturita la tempesta perfetta nel processo di riurbanizzazione dello Stato di New York.

I Democratici danno vita alla crisi

In seguito ad una causa intentata dai Repubblicani, i distretti Democratici (ivi inclusi senato e parlamento) furono accusati di manipolazione dei collegi elettorali. La sentenza della Corte di Appello includeva i voti contro la mappa di riurbanizzazione proposta dai Democratici, da cui questi ultimi avrebbero tratto profitto in quasi tutti i ventisei distretti del Parlamento.

Mentre le nuove mappe predisposte dalla corte furono considerate più eque dalle autorità, come il Centro di Giustizia Brennan, il fattore importante è stato che i Democratici nella loro ricerca di seggi determinarono una crisi, fecero ritardare le primarie, portarono un gran caos, fino a ledere la legittimità del sistema per aver diviso le primarie in due appuntamenti: quello programmato del 27 giugno ed un secondo il 23 agosto, il tutto reso noto alla fine di aprile 2022.

Da sempre nello stato di New York le primarie hanno registrato una pessima affluenza, ma questa tendenza è cambiata dal 2018, quando fu registrata un’affluenza di elettori del 27 percento (rispetto al 9 percento del 2014), e persino nella recente fase di pandemia da Covid, l’affluenza alle primarie del 2020 è stata del 25,7 percento e nelle elezioni del sindaco del 2021 del 23 percento. Presumibilmente a causa della confusione generale, nel giugno del 2022 l’affluenza alle primarie è tornata a scendere al 12,3 percento.

Un’affluenza così bassa è da imputare a un calo di credibilità e conseguente impegno da parte dell’elettorato, questione ancor mal gestita dai leader democratici. I leader Democratici, infatti, ivi inclusi gli esponenti in carica del DSA, non hanno mai denunciato l’ingombrante ruolo giocato dal PAC e dal finanziamento al partito Repubblicano a scapito dei candidati del DSA.

Non fate fuori i Socialisti

Nel corso del 2022, il DSA ha portato avanti una vincente campagna elettorale, che ha avuto come esito la vittoria alle primarie dell’agosto 2022 e conseguente nomina di Kristen Gonzalez a un nuovo distretto del senato, nonostante i suoi oppositori fossero pesantemente finanziati da fondi immobiliari. I sostenitori del DSA hanno dichiarato che il candidato al senato David Alexis ha perso le primarie ma ha tratto grande profitto e stretto relazioni attraverso un nuovo modello di organizzazione elettorale basato sulla condivisione.

Mentre i principali organi di stampa hanno sostanzialmente dichiarato la vittoria dei moderati, citando i risultati delle primarie parlamentari, nulla è stato detto circa gli sforzi dei leader dei Democratici moderati nella città di New York. Malgrado il Sindaco Eric Adams abbia definito i socialisti la sua maggiore minaccia, è convinto che i suoi sostenitori abbiano fallito nella corsa al senato degli stati chiave. Analogamente, l’ex parlamentare IDC Adriano Espaillat, leader dei quartieri alti e del Bronx di Manhattan, non è riuscito a stendere i senatori progressisti.

Se da un lato l’attenzione è posta sui risultati elettorali a breve termine, i principali organi di stampa hanno tralasciato il problema principale che affligge i newyorchesi. Avendo i Democratici moderati copiato i Repubblicani concentrandosi pesantemente sul messaggio di ordine e giustizia per screditare e marginalizzare i candidati socialisti, alimentando un clima di paura e diffidenza, hanno così danneggiato la fiducia negli enti pubblici e nell’efficacia governativa. Alcuni studi sull’America Latina hanno dimostrato che ciò si è tramutato in una mancanza di fiducia nella democrazia, che a New York è già stata delegittimata dalle recenti discutibili tattiche dei Democratici dello stato di New York.

I sondaggi attestano che per la maggior parte dei newyorchesi al primo posto vi è la questione dei crimini violenti, enfatizzata dal terrore di subirne e dall’assenza di chiare soluzioni alternative al carcere, e questo ricade sul sistema economico della città. Persino Bloomberg sostenne che, nonostante il tasso di crimine fosse particolarmente basso, la paura del crimine ebbe effetti economici negativi sulla città di New York e portò a un chiaro aumento degli arresti per crimini di minore entità.

I nostri oppositori amano definire i nostri candidati non al passo con i tempi, ma non offrono alcuna soluzione ai problemi materiali sostanziali che i newyorchesi continuano a dover affrontare. New York soffre degli effetti del rapido aumento degli affitti, della carenza di alloggi, dell’aumento di senzatetto (attualmente al massimo livello dai tempi della Grande Depressione, inclusi oltre 100mila studenti delle scuole pubbliche della città che rappresentano più del 10 percento). Senza considerare che oltre il 20 percento dei newyorchesi aventi alloggio si trova in strutture pericolanti.

Tra le incertezze economiche dei newyorchesi causate dall’inflazione vi è il costo elevato dei carburanti. Nonostante si parli di ripresa, i newyorchesi subiscono l’aumento di disparità e povertà causato dalla pandemia. Nel corso della scorsa estate, i newyorchesi hanno dovuto affrontare temperature record, con decessi dovuti al caldo, e insufficienti misure di contenimento. L’azienda di pubblica utilità, come unica misura, ha chiesto ai cittadini di risparmiare energia. La continua vulnerabilità climatica ha determinato un’incapacità a sfruttare fonti rinnovabili/carburanti non fossili, compromettendo la situazione sanitaria, le infrastrutture dei trasporti e rivelandosi una continua minaccia alla vita quotidiana dei newyorchesi.

Quando nel suo discorso trionfante Gonzalez disse: “il socialismo è qui per restare” fece infuriare gli organi di stampa di destra. Questa affermazione scatenò i conservatori che si sentirono minacciati dalla rinascita del movimento socialista, ma Gonzalez sottolineò la verità: soltanto il movimento socialista potrà rispondere alla pressante chiamata di aiuto della nostra comunità.

Gli studenti newyorchesi sono costretti a rientrare in una scuola che ha subito il taglio dei costi perpetrato da un sindaco anti-socialista; i newyorchesi debbono recarsi al lavoro stipati in mezzi di trasporto sottofinanziati; lo stato si sta preparando ad affrontare un’altra stagione di bufera senza aver approvato alcuna legge climatica; noi sappiamo che soltanto un’amministrazione socialista potrà far fronte a tutte queste sfide…. ma la realtà è che i candidati socialisti, le soluzioni politiche socialiste e il movimento socialista non stanno andando da nessuna parte a New York.

*(Susan Kang è professoressa associata di scienze politiche al John Jay College di New York. È autrice di Human Rights and Labor Solidarity: Trade Unions in the Global Economy”).

Link all’articolo originale: https://jacobin.com/2022/09/nyc-dsa-socialism-democrats-crime-poverty/