I RISCHI DI UN RISVEGLIO BRUSCO

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

*L’articolo di Natale Forlani dice cose condivisibili ma non dice cose che invece andrebbero dette.

Le cose condivisibili

L’autore tende a distinguere le spese dello Stato tra spese correnti ed investimenti, cosa che ancor oggi in Europa non si fa nonostante la sempre citata golden rule di Delors. Le spese correnti (una cattiva interpretazione del keynesismo) sono usate per rispondere a indesiderati effetti dell’andamento del paese, sono usate per dare risposte spesso corporative alle domande di vari condizioni economiche, per far fronte a disastri naturali e pandemici dando un conforto ai cittadini spesso, troppo spesso, per fini elettoralistici. Si veda per esempio il superbonus 110% che ha aumentato il PIL, ha aumentato la occupazione ma che, finiti i cantieri, avrà come risultato l’aumento dell’inflazione, il crollo della occupazione, l’aumento del debito e un reddito redistribuito dai poveri ai ricchi.

Se curi gli effetti ma non combatti le cause, la tua azione economica e politica sarà di breve termine, non inciderà sulla struttura e aumenterà il debito pubblico; le categorie che hai favorito ti saranno grate ma il paese rischia un brusco risveglio.

Gli investimenti invece costruiscono cose che alla fine produrranno un incremento durevole del PIL, occupazione stabile, rafforzamento dell’apparato produttivo. Giustamente l’autore scrive che “la fase del boom economico accompagnata dalla crescita demografica della popolazione è stata caratterizzata da una quota elevata della spesa pubblica dedicata agli investimenti per dotare il Paese di infrastrutture adeguate e per favorire la costruzione di un sistema di welfare in grado di offrire sicurezza e prestazioni sociali ai ceti sociali coinvolti nel processo di trasformazione dall’economia agricola verso quella industriale” e ciò con il contributo, anche scomposto, delle partecipazioni statali.

Le cose che non dice

L’economia dei nostri tempi è fondata sulla scienza, sulla tecnologia, sulla ricerca. Tutti elementi che richiedono grandi investimenti di chi abbia una visione lunga e di ampio spettro e che non si aspetti ritorni certi soprattutto a breve termine. Mai un privato potrà fare una centrale nucleare, mai potrà impostare la realizzazione di computer quantistici, creare un sistema basato sull’intelligenza artificiale. Mai potrà farlo un privato e difficilmente lo può fare uno Stato da solo, il CERN lo fa l’Europa e così dovrebbe essere l’Europa a impostare il computer quantistico europeo altrimenti saremo sempre subalterni agli USA o alla CINA. Quindi oggi non basta più fare le infrastrutture perché con le autostrade si sviluppi la Fiat, non basta più favorire la costruzione di un sistema industriale come fanno i bonus Calenda 4.0. Oggi serve una capacità programmatoria che si ponga obiettivi a lungo termine (ce li eravamo posti dopo la crisi energetica programmando 68 centrali nucleari per poi, dopo il referendum, abbandonarci al poter di Gasprom) e li persegua con una logica razionale. Pensare che queste scelte possano essere fatte da una logica fondata sul profitto è l’errore più grande in cui siamo infangati. Sono due logiche contrapposte: l’una basata sul profitto individuale, l’altra basata sulla razionalità programmatoria.

Le cose che andrebbero dette

L’autore riconosce, di passaggio, il valore della programmazione quando scrive che “la programmazione delle risorse del PNRR rappresenta l’ultima chance per ripensare la funzione della spesa pubblica nella gestione di una complessa fase di transizione degli assetti produttivi per la necessità di conciliare la crescita degli investimenti con il contenimento dei costi sociali derivanti dalle riorganizzazioni produttive.” Ma, a mio parere, non dà alla programmazione quel valore di sistematicità scientifica che è alla base del pensiero socialista. La attuale produzione di centinaia di bonus, di tutte le specie e natura, dalla baby sitter all’innovazione tecnologica, dall’acquisto dei libri al verde dei giardini, dal ristoro da pandemia a quello per la crisi energetica è l’esempio classico di una economia feudale dove il signore offre elemosine ai questuanti. Un sistema vomitevole che noi socialisti rigettiamo (o siamo caduti anche noi nel pensiero unico?).

*Link all’Articolo:

I rischi di un risveglio brusco e doloroso – di Natale Forlani