di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Recita l’art. 27 del decreto Meloni quanto segue:

“I redditi di capitale (…) si considerano realizzati a condizione che, su richiesta del contribuente, sia assoggettata a un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, nella misura del 14 per cento, la differenza tra il valore delle quote o delle azioni rilevato dai prospetti periodici alla data del 31 dicembre 2022 e il costo o valore di acquisto o di sottoscrizione. (…)”.

Quindi il contribuente può pagare il 14% (invece del 26%) sull’utile registrato al 31 dicembre di quest’anno e non ci sarà alcuna imposizione sull’utile effettivamente realizzato alla vendita dei suoi titoli.

Sarà bene ricordare che tutti i valori di borsa dopo lo scoppio della crisi energetica sono scesi ed ancor di più sono scesi a seguito dell’aumento del tasso di sconto operato dalla BCE. E’ quindi da presumere che a fine anno i titoli viaggeranno a livelli bassi, destinati a rialzarsi ai livelli pre-crisi ucraina dopo che si pervenga ad un accenno di pace e si sia ridotta la dipendenza dalla Russia per le forniture del gas.

Ne consegue che un titolo acquistato a 100€ che valeva 200€ prima della crisi e che valga 110€ al 31 dicembre e che risalga a 200€ nel prossimo futuro, avrà il seguente trattamento fiscale:

  • ai sensi dell’art. 27 la plusvalenza è (110-100) 10€ l’imposta è 1.4€
  • senza art. 27 al momento del realizzo la plusvalenza sarebbe di (200-100) 100€ e l’imposta di 26€
  • il regalo ai redditi di capitale sarebbe quindi pari a 24.6€, un regalo del 94.6%.

UNA ESAGERAZIONE

Ora sarebbe interessante sapere quale ragionamento sia alla base di questo provvedimento che fa risparmiare un sacco di imposte alla rendita mentre con altri articoli taglia le pensioni sopra un tetto ridotto.

E’ un provvedimento intriso di razzismo di classe, consono al motto “Dio Patria e Capitale”.