UNA LETTERA LOMBARDA AL RESTO D’TALIA


di Felice Besostri – Socialismo XXI Lombardia |

Il Risultato previsto delle regionali rende maturo un mio vecchio progetto, di cui non ho mai parlato, perché dicevo non bisogna parlarne finché l’astensione non superava il 50%, siamo al 60% e nel Lazio più ancora.

Ora le urgenze sono l’autonomia differenziata, la legge elettorale, ricorsi e referendum abrogativo, e appunto astensione. Aggiungerei stato della UE, sulla quale alcuni accenni sono necessari.

Dopo il Consiglio europeo straordinario del 24 gennaio scorso con le decisioni sul PNRR “flessibile” e le deroghe al divieto di aiuti di stato, che saranno massicce per i paesi con i conti in ordine, cioè Germania e Francia, si conferma che l’Italia non è più un paese leader in Europa. Il PNRR sarà flessibile perché non ce ne saranno altri di finanziamenti con fondi europei, mentre le deroghe agli aiuti di stato saranno importanti, basta che la Commissione Europea faccia finta di niente, come sempre, a partire dai deficit mascherati per l’unificazione tedesca e gli attivi per avanzi nel commercio estero. La conseguenza sarà un’Europa a due velocità di sviluppo, con riflessi anche in Italia, specialmente per il Nord-Est, che in termini europei comprende anche l’Emilia-Romagna e nei settori che dipendono dalla presenza francese.

La sinistra mi sembra impantanata in una fase consolatoria, che è meglio della disperazione, ma non si proietta nel futuro.

I commenti, complici giornalisti servi alle elezioni regionali, mi convincono che siamo governati da extra terrestri, sono indeciso tra assegnare il primo premio a Salvini o a Letta, ma visto che a quest’ultimo non importa di essere il primo, forse un ex aequo è la giusta punizione. In corsa c’è anche Fontana, che è contento, perché il 54% dei lombardi ha dimostrato di apprezzare il suo governo di questi 5 anni. E’ vero, nel 2018 aveva fiducia in lui appena il 49,75%, corrispondenti a 2.793.369 voti con una partecipazione del 73,10%.

Ora sono il 54,7% quasi un +5%, ma in voti 1.666.426, più di un milione in meno: tutti morti nella prima fase della pandemia da COVID?

Salvini, gasatissimo, applaude la crescita percentuale della Lega rispetto al settembre 2022 e parla della maggioranza degli italiani che approva Meloni e i suoi ministri compresi quelli della Lega. Nel 2018, però, i voti lombardi della Lega erano 1.553 787, cioè da sola rappresentava il 93,24% dell’interi destra-centro di oggi e il 95,12% dell’intero centro-sinistra all’opposizione: potevano vincere da soli se candidavano Maroni.

Letta apprezza il PD, sopra il 30%, in realtà i candidati del PD, che è il primo partito dell’opposizione e in alcune città lombarde, Milano compresa, il primo partito in assoluto. Majorino ha preso il 33,7%, 4 punti percentuali in più% del 29,09% di Gori, ma, appena 1020.870, tra cui il mio.

Tuttavia, se avesse conservato i voti di Gori, 1.633.373 e avesse preso 33.054 voti soltanto dal M5S, dei 974.983 del 2018, cioè il 3,39%, oggi sarebbe Presidente della Regione, invece di dover sottrarre un seggio da consigliere ad una lista alleata, la più piccola, quella che avrebbe beneficiato meno della sua vittoria.

Una delle tante incongruità d’una legge elettorale importata dalla Campania, un Campanellum. Mi sembra un nome giusto vista la modestia complessiva dei personaggi in gioco; perciò, non ci chiederemo “per chi suona la campana?”, come Hemingway per la Guerra Civile di Spagna, ma per chi suona il campanello d’allarme per le sorti della democrazia costituzionale in Italia.

Con il 60% di astenuti non ha senso dire “ha vinto la destra!” perché ha perso la democrazia rappresentativa, perché non garantisce la rappresentanza del Popolo (art. 1 Cost.) e della Nazione (art. 67 Cost.): giudizio che non cambia avesse vinto il centrosinistra in una o anche in due Regioni.

Nel regno dei ciechi l’orbo è Re! La prossima volta a Roma candideranno Massimo Carminati “er guercio” della Terra di Mezzo, già Mafia Capitale

A presto!