LA LEZIONE FRANCESE, LA SINISTRA ITALIANA E LA PAROLA PROIBITA

di Vito Fiorino – giornalista, già membro del coordinamento nazionale della Costituente Nazionale Pse. |

Intervista a Daniele Delbene, testimone diretto della grande mobilitazione a Parigi del 28 marzo. Riflessioni su un pensiero nuovo che ancora non c’è.

Daniele Delbene, già presidente della Costituente nazionale Pse e membro del Tavolo Nazionale di Concertazione del Socialismo italiano. La protesta francese contro la riforma delle pensioni in questi giorni è al centro del dibattito politico italiano e internazionale. Tu sei stato presente a Parigi, durante la grande manifestazione del 28 marzo, cosa hai visto?

“Ero a Parigi e ho colto l’occasione per partecipare e cercare di comprendere le ragioni profonde che hanno spinto milioni di francesi a scendere in piazza. E ho voluto portare, per quel che può rappresentare, un segno di solidarietà. Solidarietà non tanto nel merito delle ragioni contro una riforma che conosciamo poco, quanto verso la necessità di rivedere un modello di società che la politica e le istituzioni hanno perseguito negli ultimi 30-40 anni”.

Spiegati meglio.

“Negli ultimi decenni, il mondo è stato governato dagli interessi della finanza e dell’economia finanziaria e gli uomini sono stati lo strumento per garantire il sistema. I governi, le forze politiche e la stessa sinistra hanno limitato la loro azione e la loro visione nel mantenere in equilibrio questo sistema perdendo di vista l’essere umano”.

Dalle cronache dei principali quotidiani italiani si racconta di scontri, anche violenti, e di una forte tensione sociale, quale è stata la tua percezione.

“Premetto che per natura sono sempre stato scettico nei confronti di certi movimentismi di piazza che hanno caratterizzato la sinistra negli ultimi decenni. Leggendo i giornali sono rimasto meravigliato. E’ stata rappresentata una situazione completamente differente da quella che ho vissuto. Non ho visto cassonetti incendiati, odio e violenza. Vi saranno stati, ma si sarà trattato di episodi marginali e al di fuori dalla grande manifestazione organizzata dai maggiori sindacati francesi. Al contrario ho visto una grande partecipazione sentita e ordinata e ho vissuto un clima di entusiasmo da parte di un popolo che voleva manifestare le proprie ragioni. In centinaia mi hanno ringraziato per il gesto di solidarietà e ho trovato tantissimi francesi che si presentavano come socialisti e socialdemocratici”.

Perché è stata raccontata una Francia differente?

“In questi ultimi anni chi ha manifestato contro i cambiamenti climatici e per i diritti civili, in particolar modo quelli legati alle rivendicazioni di genere, è stato rappresentato come un eroe; al contrario, ogni qual volta al centro vi erano rivendicazioni socio-economiche, veniva dipinta una realtà negativa e violenta”.

Per quale motivo secondo te?

“Evidentemente è meglio concentrare le energie dei giovani e le spinte per la ricerca di una società più giusta sulla lotta ai cambiamenti climatici e su questioni che non vanno direttamente a mettere in discussione il sistema che governa il mondo. La giustizia sociale e la redistribuzione della ricchezza rappresentano al contrario un grande pericolo per i grandi gruppi finanziari e per quelle poche decine di famiglie che controllano il mondo.

Quello che sta avvenendo è quello che ha segnato la sinistra in Italia e in Europa nel passato recente. Le organizzazioni politiche di sinistra si sono concentrate sui diritti civili, sulle questioni di genere, sul clima, perdendo di vista la questione sociale. Il progresso va inteso come realizzazione di una società sempre più giusta che permetta a tutti gli uomini di godere delle opportunità e dei piaceri che la vita offre. Come sappiamo bene, possiamo scrivere su carta i diritti più belli del mondo, ma se gli uomini non hanno le risorse economiche e il tempo per attuarli, per farli rispettare e per viverli, rimangono i diritti dei soli pochi che hanno queste possibilità”.

In che modo la protesta francese può aiutare a leggere con occhi diversi anche il contesto italiano.

“Io credo che quello che sta avvenendo in Francia, come ho già detto, vada letto oltre la mera protesta contro la riforma delle pensioni. C’è bisogno di porre con forza la necessità della costruzione di un nuovo modello di società. Quindi, la questione che anche in Italia come in tutta Europa deve essere posta, è come redistribuire meglio la ricchezza in una società che grazie all’informatica, alla tecnologia e alla robotica vede e vedrà sempre più ridurre la necessità di forza lavoro”.

Come si può realizzare questo?

“Facendo lavorare tutti un po’ meno a parità di salario. Quindi meno ore lavorative settimanali e meno anni di lavoro”.

Ci vogliono le risorse..

“Diciamo che va redistribuita meglio la ricchezza con politiche (nell’immediato) perlomeno a livello europeo e in un domani, auspichiamo prossimo, con regole comuni a livello mondiale. Inoltre devono essere spese meglio le risorse attualmente disponibili. E’ meglio garantire il reddito di cittadinanza e i sussidi di disoccupazione ai giovani che hanno energie, voglia di mettersi in gioco e una vita da costruirsi o far lavorare chi dopo una vita di sacrifici avrebbe diritto a potersi riposare e a godersi le opportunità che la vita gli offre?

Anche qui, evidentemente, a qualcuno giova che la vita della maggioranza degli uomini sia segnata da incertezze, mancanza di tempo libero e preoccupazioni, perché così c’è meno tempo per pensare, partecipare e mettere in discussione il sistema attuale”.

Quindi, un nuovo ragionamento politico serio a sinistra non può permettersi di liquidare con superficialità il caso francese.

“Quello che sta avvenendo in Francia va colto e deve rappresentare punto di svolta per la sinistra in tutta Europa. Bisogna ripartire dalla questione sociale, e su questo il sindacato può avere un grande ruolo ma anche una grande responsabilità nel saper trasmettere e rappresentare una necessità profonda. La sinistra e la politica devono saper cogliere la sfida e immaginare un nuovo modello di società per il futuro”.

Cosa è mancato nel dibattito a sinistra in Italia negli ultimi anni.

“E’ mancata la sinistra e per sinistra intendo la capacità di sognare e realizzare un mondo migliore. Da una parte la sinistra non ha fatto altro che governare il presente senza capacità di sognare un futuro, dall’altra si è radicalizzata su questioni importanti come il clima e i diritti civili senza comprendere però che questi non possono essere realizzati senza una visione più ampia. Abbiamo avuto degli amministratori di condominio, senza nulla togliere a questi ultimi, ma sono mancati gli statisti, la cultura politica e una visione del mondo”.

Sono maturi secondo te i tempi per un salto di qualità nella messa a fuoco della questione sociale?

“Siamo già oltre, guardando ad un frutto possiamo dire che è quasi marcio. Il rischio è che se non si interviene tempestivamente, la contraddizione tra un mondo che offre ogni possibilità nella realtà virtuale e il contrario nella vita reale non sia più contenibile “spostando” semplicemente le spinte sociali su altri temi. Si rischiano veramente grandi conflitti tra le minoranze che hanno tutto e le maggioranze che avranno sempre meno”.

Non si tratta di togliere nulla a chi ha e a chi se lo è meritato. Sarebbe sufficiente redistribuire una piccola parte di quella enorme ricchezza concentrata nelle mani di pochi per offrire a tutti le condizioni socio-economiche indispensabili per poter cogliere l’opportunità di migliorare la propria condizione”.

Il socialismo è un termine ancora proibito in Italia?

“Il socialismo rappresenta, come lo è stato nel passato, la vera novità politica. Solo il socialismo democratico può essere in grado di cogliere la sfida per costruire un’Europa più giusta e un mondo migliore per una sempre crescente maggioranza di uomini. Soprattutto i giovani hanno sete di socialismo, perché hanno necessità di una società che gli permetta di mettersi in gioco, di crescere in base all’impegno e ai loro meriti. In una società che offre infinite possibilità, le nuove generazioni hanno necessità di potersi realizzare e per fare ciò di libertà e giustizia sociale!”