di Franco Astengo |
Ribadita ancora una volta la necessità di procedere all’analisi degli esiti elettorali attraverso il confronto tra le cifre assolute e non tra le percentuali misurate soltanto sui voti validi anche l’esito delle elezioni regionali friulane del 2/3 aprile 2023 ha confermato il trend di discesa nella partecipazione al voto palesando anche ulteriori segnali di volatilità, in alcuni casi molto evidenti.
Candidature presidenziali e di lista hanno continuato a navigare in un mare magnum di crescita delle astensioni particolarmente evidente nel caso del raffronto con le elezioni politiche svoltesi pochi mesi or sono.
Il 25 settembre 2022 si sono avuti nella circoscrizione Friuli Venezia Giulia 591.880 voti validi su 936.273 aventi diritto (58,25%), il 2/3 aprile 2023 in occasione delle elezioni regionali abbiamo avuto 490.056 voti validi per i candidati presidenti su 1.109.395 aventi diritto (lo scarto rispetto alle politiche negli aventi diritto è dovuto alla nota questione degli iscritti all’estero): 44,17% con un calo 14,08%. Le liste concorrenti hanno ricevuto 394.953 voti validi (95.103 suffragi in meno rispetto a quelli destinati ai soli candidati presidenti): nel complesso i voti validi per le liste sono stati il 35,60% (il calo rispetto alle politiche, in questo caso, è stato del 22,65%).
Nel raffronto tra elezioni regionali 2018 ed elezioni regionali 2023 troviamo questi dati: 2018, 537.950 voti validi per i candidati presidenti (iscritti nelle liste 1.107.415: 48,57%, quindi nel 2023 si è registrato un 4,40% in meno) e 422.075 voti validi per le liste (41,48% quindi nel 2023 le liste hanno ricevuto un 5,88% di suffragi in meno sul totale degli aventi diritto).
Particolarmente netta la vittoria della candidatura Fedriga che sale in voti assoluti tra il 2018 e il 2023 dal 307.118 a 314.824 (in percentuale sul totale degli aventi diritto: 27,73% nel 2018; 28,37% nel 2023 con un incremento dello 0,64% effettivo).
Diverso il discorso relativo alla coalizione di centro-destra: nel 2018 le liste del centrodestra avevano ottenuto 281.343 voti (25,40% sul totale degli aventi diritto con una grande prevalenza della Lega con 147.340 voti pari al 52,37% della coalizione); alle elezioni politiche il centrodestra aveva ottenuto 295.157 voti (pari al 31,52% sul totale degli aventi diritto con un rovesciamento nella leadership con FdI a quota 185.234 voti pari al 62,75% dell’intera coalizione). Le elezioni regionali del 2023 la coalizione di centrodestra ha avuto 250.903 voti (22,61% sul totale degli aventi diritto, quindi in calo sia rispetto al 2018 sia alle politiche del 2022).
Da segnalare ancora rispetto al centrodestra un ulteriore rimescolamento delle carte all’interno con una sostanziale tripartizione tra FdI, che tra il settembre 2022 e l’aprile 2023 ha perso più di 100.000 voti; un guadagno della Lega di poco più di 10.000 voti e a quota 70.192 voti a lista personale del candidato Presidente. Se si aggiunge il forte e continuo calo di Forza Italia passata da 50.908 voti nel 2018, a 39.599 voti nel 2022 e scesa a 26.329 in occasione di queste regionali è possibile confermare, rispetto al centro destra, due elementi di valutazione ricorrenti: le vittorie del centro destra avvengono in discesa, in un quadro di costante calo nella partecipazione elettorale di cui questo schieramento soffre meno; in un quadro di sostanziale staticità della coalizione si registrano spostamenti anche significativi all’interno secondo logiche di contingenza e seguendo lo schema, ormai usuale, di punizione per chi è maggiormente esposto al governo (naturalmente nel caso del Friuli va considerata anche la contingenza locale e il voto alla lista di Fedriga ne è testimonianza).
Sul versante del PD e alleati rimane da constatare l’ennesima sconfitta della combinazione con il M5S (era già accaduto in Liguria nel 2020, poi in Lombardia a febbraio 2023).
La candidatura Moretuzzo rimane ai livelli di quella Bolzonello nel 2018, quando i 5 stelle si presentarono con un proprio candidato (Ceccotto: 23.696 voti) : sul totale degli iscritti nelle liste Bolzonello aveva ottenuto il 13,03% (144.361 voti) mentre Moretuzzo ha avuto il 12,53% (139.018 voti).
All’interno della coalizione il PD ha registrato questo andamento: 76.423 voti nel 2018 (6,90% sul totale degli iscritti), 108.870 voti nelle politiche del 2022 (11,62% sul totale degli iscritti), 65.143 voti nel 2023 (5,89% sul totale degli iscritti).
Il M5S è passato dai 42.575 voti delle politiche 2022 ai 9.486 voti delle regionali 2023; così come l’Alleanza Verdi-Sinistra è scesa da 26.986 voti nel 2022 a 8.029 nel 2023.
L’alleanza PD-Verdi/Sinistra-più Europa (quest’ultima presentatasi con il centro di Azione e Italia Viva alle regionali 2023) aveva avuto alle politiche 152.400 voti (pari al 16,26% sempre sul totale degli aventi diritto): la coalizione PD-Autonomie-M5S-Verdi Sinistra- Sx open e sloveni alle regionali 2023 ha avuto 117.469 voti (pari al 10,60% con un calo del 5,66%).
Assolutamente negativa la performance dei “centristi” cui, con Azione e Italia Viva si era aggiunta più Europa: il candidato Maran si è fermato a 13.374 voti (superato anche dalla candidatura dei no-vax triestini sponsorizzati da Italexit: 22.840 voti alla candidata, 15.712 voti alla lista) e la lista ha ottenuto 10.869 voti (pari allo 0,97% sul totale degli aventi diritto): forse su questo versante un ragionamento sul secco spostamento a destra frutto dell’inasprirsi delle contraddizioni sociali e sulla sostanziale inutilità di posizioni centriste (accomunando in questo discorso anche Forza Italia senza dimenticare il risultato di Noi Moderati alle politiche andrebbe aperto).
In conclusione:
1) anche il Friuli, che ricordiamo è regione a statuto speciale, ha confermato il trend di crescita nella disaffezione al voto;
2) il centro destra è rimasto più o meno fermo, con un successo da registrare per il suo candidato, mentre continua il rimescolamento di forze all’interno (deve essere ancora ricordato con forza il peso avuto dalla formula elettorale nella vittoria delle politiche 2022);
3) l’alleanza che dovrebbe raccogliersi attorno al PD oltre a fare i conti con i problemi interni al principale partito dovrebbe riflettere sull’insufficienza, almeno al Nord, dell’alleanza con un M5S che prosegue nel suo veloce ridimensionamento;
4) al centro dovrebbe aprirsi una riflessione molto profonda considerata l’irrilevanza realizzata con le ultime presentazioni elettorali (a partire dalla sconfitta della candidatura Moratti in Lombardia).
Il tema della fragilità del sistema rimane comunque all’ordine del giorno.
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