di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un ‘piano Mattei’ per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo”.

Queste le parole di Giorgia Meloni nel discorso per la fiducia al suo governo; il piano sarà presentato nel mese di ottobre, ma nelle sue macro-dimensioni può essere ipotizzato come segue:

Partendo dalla necessità di rendere il nostro paese energeticamente indipendente dalla Russia, sulle tracce di quanto già iniziato dal governo Draghi, trovare fonti energetiche alternative nei paesi africani come iniziato da Enrico Mattei, e ciò non solo per il fabbisogno italiano, ma facendo diventare dell’Italia un hub energetico dell’Europa.

Il nome del piano rimanda al fondatore dell’Eni che negli anni ’60 prevedeva di inserirsi nel mercato petrolifero dominato dalle “sette sorelle”, stringendo rapporti diretti tra Paese produttore e Paese consumatore cooperativi e non egemonici, prevedendo infatti di lasciare ai paesi produttori il 75% degli introiti invece della ripartizione 50 e 50 utilizzata fino a quel momento.

L’operazione di sganciamento dalle fonti energetiche russe ha dato i seguenti risultati comparativi tra 2021 e 2022:

Libia                                       -18,6%

Nord Europa                        +236%

Azerbaigian                            +42%

Russia                                   -61,3%

GNL                                        +46%

Algeria                                   +11%

Totale importazioni            -4,5%

dati Snam elaborati da Today

L’operazione, quindi è consistita nel ridurre le importazioni dalla Russia ampliando il ricorso alle importazioni da altri paesi, ma l’obiettivo è quello di importare molto di più dai paesi con cui si stanno stipulando accordi in modo da poter divenire un hub per l’Europa. A tal fine va osservato che al crollo delle importazioni dalla Russia gli incrementi maggiori sono segnati dalle importazioni dal Nord Europa e di GNL, con una diminuzione di importazioni del 4.5%

Sarà allora interessante rilevare in che misura vanno distribuite le importazioni nel 2022 per paese:

Russia                           16,0%

Libia                                3.8%

Algeria                          34.3%

Nord Europa                10.3%

Azerbaigian                  14.8%

Gnl                                 20.6%

Fonte: Snam

In questo contesto la presidente Meloni ha già visitato l’Algeria, e pochi giorni dopo c’è stata un’altra visita ufficiale, in Libia e ad aprile in Etiopia. All’Africa si aggiunge l’Asia: anche l’Azerbaigian sarà un partner energetico sempre più importante grazie al potenziamento del gasdotto Tap.

Questo programma permette di metterci, grazie alla nostra posizione nel Mediterraneo, come tramite fra Africa (e anche un po’ di Asia) e l’Europa anche se non può sottacersi la contraddizione delle importazioni dal Nord Europa e del Gnl. Inoltre, non può sottacersi la presenza in Africa di Russia e Cina con investimenti (in particolare della Cina) di importanza strategica.

Il programma appare vasto che a lungo termine potrebbe cozzare con l’azzeramento dei combustibili fossili, ma che va tenuto sotto osservazione in particolare ad ottobre quando, secondo la promessa della presidente, il piano sarà reso pubblico.