di Luciano Vita – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI |
Care compagne, cari compagni,
quando Rino Giuliani, in rappresentanza dell’Istituto Fernando Santi, mi propose di collaborare alla riuscita del convegno, non ho esitato a dare la mia disponibilità e quella dell’Associazione politico –culturale Socialismo XXI che ho l’onore di rappresentare nelle Marche.
Ma la mia convinta presenza ai lavori odierni è dettata da un ulteriore legame con questa Città e con il suo illustre concittadino, il compagno Giacomo Brodolini.
Sono ben 12 anni che, su invito dei sindaci che si sono succeduti in questo arco temporale, e grazie alle costanti sollecitazioni del compagno Antonio Baleani, anche oggi qui presente, che partecipò, prima nella mia veste di segretario regionale del PSI, poi quale rappresentante di Socialismo XXI, alle cerimonie funebri che l’amministrazione comunale nel mese di luglio di ogni anno organizza per ricordare la morte di Giacomo, uno dei suoi più illustri concittadini, alla stessa stregua di Giacomo Leopardi e Beniamino Gigli .
Non ho conosciuto di persona Giacomo Brodolini poiché iscritto per la prima volta alla CGIL nel lontano 1967 a soli 22 anni ed ininterrottamente fino ad oggi, ma fin da allora ne seguii le sue battaglie politiche.
Ecco perché posso dire che vi è una duplice motivazione per cui oggi sono qui, quella della stessa appartenenza sindacale e politica.
Ringrazio quindi l’Istituto Fernando Santi per questa pregevole iniziativa, e vi porto il convinto saluto ed augurio per la migliore riuscita dei lavori odierni, da parte del Presidente Nazionale di Socialismo XXI, avv. Luigi Ferro e dell’intera segreteria Nazionale.
Il nome di Giacomo Brodolini, la sua militanza politica per il socialismo ed il suo impegno sindacale e parlamentare per, e nel mondo del lavoro sempre a fianco dei lavoratori, è strettamente legato e coerente con le finalità e gli obiettivi della nostra Associazione, la cui appartenenza ad un’area socialista, riconferma la centralità del lavoro non solo come parametro su cui costruire una nuova politica economica di moderno sviluppo, ma anche come valore della democrazia contemporanea, come fattore imprescindibile di coesione sociale e come sostanza dei principi della nostra Carta Costituzionale.
Ma la coesione sociale coerente con i principi del dettato costituzionale, non si realizza senza giustizia sociale che per noi di Socialismo XXI, significa innanzitutto superamento delle disuguaglianze nel mondo del lavoro.
Socialismo e lavoro: un binomio che la storia del Movimento Operaio aveva reso iscindibile fino a farne sinonimo; che ha scritto pagine straordinarie scolpite nella Costituzione repubblicana; che ha animato le grandi battaglie di progresso sociale e civile ma che oggi, nell’era contemporanea va affrontata e risolta diversamente dal passato.
Ecco quindi la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi. Cosa avrebbe fatto Giacomo Brodolini di fronte alla crisi pandemica in atto che ha colpito tutte le economie del mondo occidentale, Italia compresa, e che è diventata crisi sociale per l’aggravarsi delle diseguaglianze e della disoccupazione?
Siamo o no in presenza di un crisi di sistema determinato e voluto dalla rincorsa alle politiche neo liberiste anche da parte dei partiti della sinistra, o presunti tali, dove si è contrapposta l’economia finanziaria a quella dell’economia reale; le opportunità al posto delle sicurezze; i rapporti di forza al posto dei diritti; il consumatore al posto del produttore; il mercato al posto dello Stato; ed infine l’esaltazione delle disuguaglianze economiche e sociali come motore stesso della crescita, nell’illusoria convinzione di essere all’altezza della modernità del mondo globalizzato.
Dopo lo Statuto dei lavoratori, la produzione legislativa degli anni1990/2000 è stata nei fatti di ripiegamento; quei diritti che 53 anni fa lo Statuto dei lavoratori aveva portato nelle fabbriche oggi sono sostanzialmente tornati indisponibili sul mercato del lavoro per milioni di persone; il precariato è diventato l’altra faccia di una disoccupazione endemica che da oltre un decennio viaggia ormai stabilmente su un valore a due cifre, creando nel contempo le condizioni per una concorrenza sempre più spietata del lavoro nero rispetto a quello legale.
Dalla legge Biagi, al Job Act del 2014, al reddito di cittadinanza del 2018, nessun provvedimento ha permesso la consistente diminuzione della disoccupazione, ed è sbagliato a nostro avviso, difendere ossessivamente questa legge populista così come è, che non garantisce il lavoro, è diseducativa e oggetto di voti di scambio palesemente sotto gli occhi di tutti.
La retorica del lavoro flessibile e dell’eliminazione del vincolo dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori o l’erogazione di sussidi a sostegno della ricerca del lavoro, hanno dimostrato che non era quella la strada da scegliere e da percorrere.
Socialismo XXI ritiene che il Job Act vada sottoposto ad una revisione radicale, che venga reintrodotto l’art.18 dello Statuto, che venga drasticamente cambiato il reddito di cittadinanza, inefficace ed improduttivo ai fini della garanzia e dello sviluppo dell’occupazione, in particolare di quella giovanile.
Il dispositivo delle cosiddette “ tutele crescenti” combinato con l’abolizione dell’art.18 dello Statuto, si è rivelato uno strumento di potere discrezionale nelle mani dell’imprenditore. Doveva restituire una prospettiva positiva alle forme di lavoro flessibile, si è trasformato, nei fatti in un impulso degenerativo del mercato del lavoro,trasformando la flessibilità in precariato di massa.
L’associazione politico culturale di Socialismo XXI, ritiene che vi sia un virtuale filo rosso che collega il vecchio Statuto dei lavoratori con il disegno di legge di iniziativa popolare “Della Carta dei diritti Universali del lavoro” e siamo convinti che Brodolini avrebbe condiviso questa nostra posizione politica.
Di fatto nell’ultima legislatura il convergere di posizioni populiste con quelle sovraniste hanno affossato i diritti costituzionali ed hanno ignominiosamente trasformato l’Articolo 1 della Costituzione Italiana da “ l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, in una “fondata sul lavoro PRECARIO”.
La povertà non è stata abolita, ed a nostro avviso la classe politica e sindacale deve avere la forza ed il coraggio di distinguere l’assistenzialismo necessario per i meno abbienti ed i soggetti fragili della Società, dal diritto del lavoro, della sua dignità su cui si fonda la Repubblica Italiana ed il cui riferimento è stato il titolo del documento di maggioranza del recente congresso nazionale della CGIL ,” Il Lavoro Crea il Futuro”.
Coloro che mi hanno preceduto hanno sapientemente trattato la figura del sindacalista e del politico, sempre da una parte sola,quella dei lavoratori.
Nella seconda parte di questo convegno si affronterà l’aspetto del “cambiamento del modello di mercato del lavoro e ruolo dello Stato” .
Ed anche qui mi chiedo come si sarebbe comportato Brodolini di fronte ad una proposta di legge popolare, dal titolo “La Carta dei diritti universali del Lavoro”per cui la CGIL raccolse oltre 1.200.000 firme e che, presentata il 29/9/2016 al Parlamento, vergognosamente giace, incardinata nella Commissione Lavoro della Camera dal 9/Marzo/2017, senza che ne i partiti di sinistra, ne le organizzazioni sindacali siano riusciti a, non dico farla approvare, ma almeno farla discutere in Parlamento nonostante siano trascorsi una intera legislatura e,complessivamente ben sei anni e sette mesi dalla sua presentazione.
Io sono arciconvinto che Giacomo non lo avrebbe consentito per quel rispetto che ha sempre avuto per il popolo italiano e per le istituzioni democratiche, su cui la dignità del lavoro, di tutti i lavori, è solennemente sancita nell’Art. 1 della Carta Costituzionale.
Giacomo Brodolini viene ricordato per le sue intuizioni e battaglie politiche ed istituzionali, ma io vorrei soffermarmi anche sull’uomo Brodolini, sulla sua generosità a fianco degli ultimi, sul suo senso del dovere per gli ideali in cui credeva fino agli ultimi giorni della sua vita.
Quel suo senso del dovere tanto da meritarsi,unico ministro nella storia della Repubblica italiana ad essere insignito della medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione che voglio qui leggere, perché sia di esempio ai giovani che ci ascoltano o che in seguito potranno leggere gli atti di questo convegno:
“Esempio altissimo di tenace impegno politico,dedicava, con instancabile ed appassionata opera, ogni sua energia al conseguimento di una più alta giustizia sociale,dando prima come sindacalista, successivamente come parlamentare e, infine,come ministro per il lavoro e la previdenza sociale, notevolissimo apporto alla soluzione di gravi e complessi problemi interessanti il mondo del lavoro. Colpito da inesorabile male e pur conscio della imminenza della sua fine,offriva prova di somma virtù civica, continuando a svolgere,sino all’ultimo, con ferma determinazione e con immutato fervore, le funzioni del suo incarico ministeriale, in una suprema riaffermazione degli ideali che avevano costantemente ispirato la sua azione.”
Io aggiungo quegli ideali che provenivano dalla sua formazione e militanza di sindacalista della CGIL, e del politico che lottava per la costruzione di una società sempre più e meglio, fondata sui valori del socialismo democratico.
Una visione ampia del concetto di democrazia che aveva portato Brodolini a sfidare la componente comunista maggioritaria all’interno della CGIL sui fatti dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956; fu lui infatti a scrivere la mozione di condanna dell’invasione da parte della CGIL nel cui testo, tra l’altro, si affermava:”La segreteria della CGIL di fronte alla tragica situazione determinatasi in Ungheria, sicura di interpretare il sentimento comune dei lavoratori italiani, esprime il suo profondo cordoglio per i caduti nei conflitti che hanno insanguinato il Paese. La segreteria confederale ravvisa in questi luttuosi avvenimenti la condanna storica e definitiva di metodi antidemocratici di governo e di direzione politica che determinano il distacco fra dirigenti e masse popolari “.
L’altra intuizione politica di Brodolini fu quella di un sindacato unitario e che assumesse corresponsabilità nella organizzazione del mondo del lavoro; e alla luce di quelle intuizioni come non pensare a quando fossero moderne le sue considerazioni sul concetto che “non possa esistere una organizzazione effettivamente democratica della società senza che al suo interno il sindacato non eserciti un incisivo ruolo di rappresentanza del lavoro”.
Sul piano più strettamente politico Brodolini aveva una visione univoca dell’essere sindacalista e contemporaneamente il politico di quell’area del socialismo democratico che più e meglio esprimeva le istanze del mondo del lavoro. Ed è da quella visione del mondo che il 24 giugno 1969 presenta il disegno di legge dal titolo: ” Norme per la tutela della libertà e della dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro”, in seguito più comunemente nota come lo Statuto dei lavoratori .
Mi piace ricordare, come si evince dagli atti Parlamentari, come Giacomo intendeva contribuire in primo luogo a creare un clima di rispetto della libertà e della dignità umana nei luoghi di lavoro, riconducendo le prerogative dell’imprenditore nel loro giusto alveo, e cioè al ruolo del corretto ed esclusivo svolgimento delle attività produttive. Ma il “socialista ministro“ e non il “ministro socialista” come orgogliosamente si definiva, va ricordato anche per essere stato l’artefice del superamento delle gabbie salariali e dei provvedimenti legislativi per la modernizzazione del sistema previdenziale e pensionistico.
Giacomo mi piace ricordarlo anche come ideatore della rivista quadrimestrale “Economia & lavoro” di politica economica, sociologia e relazioni industriali, nata nel 1967 per sua volontà , quale strumento di dibattito tra le forze politiche, sociali, culturali ed economiche del Paese, accumunate dal perseguimento degli obiettivi di progresso democratico e di riforma.
Per concludere ho scoperto in questi giorni parlando con un suo parente, oggi qui presente, come Brodolini avesse mantenuto un profondo senso del sociale e di vicinanza con le categorie più deboli della società.
Un fatto inedito le continue litigate con l’allora ministro del Tesoro Emilio Colombo che alle sue richieste per aumentare le pensioni sociali, gli nascondeva le cifre di bilancio, affermando che non c’erano le risorse finanziarie.
Ma ancora più interessante è un’altra notizia inedita, che testimonia come e quanto fosse stimato ed apprezzato Brodolini tra le forze politiche alleate di governo, che mi ha inviato il compagno Mauro Scarpellini, attuale tesoriere e membro del coordinamento nazionale di Socialismo XXI Secolo ,che testualmente cito:
“Per il ricordo di Brodolini sono testimone di un lascito politico molto importante. Lui era mancato a luglio 1969. Il nuovo ministro del lavoro era il democristiano Carlo Donat Cattin. Io ero segretario generale del sindacato UILSp-UIL (Unione Italiana Lavoratori Servizi Pubblici). A novembre iniziò il negoziato sindacale per il rinnovo dei contratti nazionali dell’ENEL e delle Aziende Elettriche municipalizzate scaduti. Fu subito rottura sindacale tra le parti ed il ministro iniziò un laborioso lavoro di mediazione al Ministero del Lavoro. Ci convocava alle ore più impensabili , alle 20, alle 21, si andava fino alle 5 del mattino.
La mediazione ministeriale non fu rapida e le organizzazioni sindacali di categoria non erano unite; UIL e CGIL da una parte e CISL dall’altra. La CISL era guidata da un segretario che era antiunitario,fortemente antiunitario e coglieva ogni occasione per disunire. Intanto la proposta di legge dello Statuto dei Lavoratori presentata dal defunto Brodolini non progrediva in Parlamento.
Chiesi a quattr’occhi al ministro di fare una bella ed originale operazione del tipo di quelle che a lui piaceva fare perché era un movimentista all’interno della DC.
Gli chiesi, all’interno della mediazione ministeriale, di proporre per le parti contrattuali normative del contratto in rinnovo, esattamente gli articoli del disegno di legge di Brodolini. Il risultato sarebbe stato di avere nel contratto di lavoro esattamente i contenuti dei diritti dello Statuto anche se il Parlamento non avesse legiferato o avesse ammorbidito il testo.
Carlo Donat Cattin mi strizzò l’occhio. Il contratto fu firmato il 21 aprile 1970 e fu il primo contratto con i diritti dello Statuto all’interno, benché lo Statuto non fosse legge; infatti diverrà legge il 24 maggio successivo.
Donat Cattin sapeva benissimo che glielo chiedeva un socialista perché, a quattr’occhi, gli dissi che sarebbe stato un riconoscimento alla memoria di Giacomo Brodolini. Il ministro fu d’accordo. Cosi accadde.
Credo che questo sia un bellissimo ricordo dovuto alla memoria di colui che disse, da ministro, che stava da una parte sola, dalla parte dei lavoratori.
Giacomo Brodolini, un uomo, un cittadino, un Recanatese, un Marchigiano, un politico della Prima Repubblica, maldestramente affossata da poteri occulti, di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi e portarlo ad esempio nelle istituzioni, nelle scuole, tra i giovani.
Socialismo XXI si riconosce nei sui ideali, nelle sue battaglie politiche e continuerà a porre al centro del proprio agire politico e programmatico il lavoro, la lotta alle varie precarietà, il superamento delle disuguaglianze, la giustizia ed il rispetto dei valori e dei diritti costituzionali.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.