UNO STUDIO SULL’INFLAZIONE

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

GIà ho avuto modo di scrivere sull’inflazione su questo sito, comparando l’operato di Sanchez in Spagna, che ha ridotto l’inflazione al 2.1%, con i non-risultati del nostro governo che non riesce ad essere altrettanto efficiente. In quell’articolo elencavo una serie di provvedimenti messi in atto dalla Spagna mentre nel presente articolo voglio segnalare un articolo di Giacomo Cucignatto e Nadia Garbellini, apparso sul volumetto “L’INFLAZIONE” edizione Punto Rosso, che va alla ricerca delle cause che hanno innescato la crescita dei prezzi.

Gli autori analizzano il sistema produttivo italiano simulando l’effetto che un aumento del 500% nel prezzo del gas può generare sull’insieme dei costi di produzione. Elaborata l’operazione si confronterà l’effetto dell’incremento dei costi con l’effettivo aumento dei prezzi sul mercato.

Occorrono alcune precisazioni:

● Per ogni impresa occorre distinguere i costi di produzione in due branchie: costi direttamente sostenuti dall’impresa e costi sostenuti acquistando da altre imprese beni o servizi necessari al processo produttivo;

● In un successivo passo si procede a scindere i costi diretti in costi energetici e  costi non energetici. Di seguito la stessa scissione va fatta per i costi indiretti determinando quindi quanta energia è contenuta in ciò che acquistiamo esternamente;

● E’ ovvio che le varie imprese hanno contenuti energetici (diretti più indiretti) molto diversi come per esempio appare dalla seguente tabella pubblicata nell’articolo:

Mix energeticoDirettoIndirettoTotale
Raffinazione petrolio57,817,339,8
Estrazione minerali non energetici12,610,511,5
Fornitura energia elettrica gas vapore12,29,210,5
Estrazione minerali prodotti energetici9,04,76,8
Attività metallurgiche5,55,45,4
Attività servizi supporto estrazione3,85,64,8
Prodotti chimici3,48,63,5
Magazzinaggio e supporto trasporti3,23,86,3
Istruzione2,84,33,5
Sanità assistenza sociale2,63,33,0
Amministrazione pubblica difesa1,83,22,5
Servizi alloggio e ristorazione1,72,92,3
Servizi postali e corriere1,34,93,2
Attività artistiche1,02,41,7
      
    

● I costi energetici sono rappresentati da fonti di energia diversa da paese e paese come appare dal seguente prospetto:

Fonte energeticaEuropaGermaniaFranciaItalia
Rinnovabili125811
Petrolio36353136
Carbone111524
Gas naturale25261741
Energia idroelettrica5167
Nucleare115360
       

Da rilevare che solo il gas, per il quale noi abbiamo la più alta incidenza, è aumentato di prezzo anche prima, ma significativamente dopo l’invasione dell’Ucraina, per esempio la Francia con il grosso contributo del nucleare ha sofferto decisamente meno di noi.

● Poiché lo studio tende a calcolare l’aumento del 500% (confrontando le quotazioni del TTF (Title Transfer Facility) tra il 2018 e il 2022) dei costi di produzione causati dall’utilizzo di gas, occorre determinare settore per settore l’incidenza del consumo del gas sul totale consumi energetici.

● Tutte queste elaborazioni sono possibili utilizzando le tavole delle transazioni inter-industriali disaggregate per branche merceologiche e riportate secondo i codici Ateco. Queste tavole hanno anche una dimensione geografica potendo distinguere gli effetti al nord centro sud Italia e potendo determinare di produzione nostrana o importata.

● Aumentando quindi il costo del prezzo del gas del 500%, applicato al consumo di gas ponderato con il peso che ogni branca produttiva ha nell’ambito della produzione nazionale si ottiene di quanta inflazione è generata dai costi di questa componente esogena.

● L’inflazione può poi essere calcolata come effetto sul PIL, oppure calcolato prendendo in considerazione i soli consumi finali delle famiglie.

● Tali indici vanno comparati con il tasso di inflazione calcolato per l’intera collettività nazionale NIC, oppure per le famiglie di operai e impiegati FOI. Dati calcolati dall’ISTAT per il periodo 2018/2022.

● Considerando che i salari, ovvero il costo del lavoro non ha subito aumenti a causa di questa inflazione anche perché l’adeguamento dei minimi salariali quando effettuato terrebbe conto solo dell’inflazione diversa da quella causata dai costi di energia importata, possiamo considerare la differenza tra aumento dei costi e aumento dei prezzi come inflazione dovuta all’aumento dei profitti.

Vediamo la tabella

Indice inflazioneDa costiDa prezziDifferenza
Paniere del PIL3,5410,707,16
Paniere consumi finali
delle famiglie3,5110,206,69

Conclusioni

I dati rilevati sono calcolati su tabelle globali non differenziano quindi tra piccole, medie e grandi imprese, potendo quindi dedurre che l’incidenza sulle grandi imprese sia inferiore a quella sulle piccole. Poiché la composizione delle imprese può essere computata come segue:

Dimensione imprese    
numero dipendentida 0 a 9da 10 a 49da 50 a 249oltre 250
 95,0%4,0%0,5%0,1%

Il superamento del nanismo aziendale potrebbe essere uno delle cause dell’inflazione da combattere.

Resta comunque da concludere che (riporto dall’articolo citato):” La risposta alla domanda posta all’inizio di questo capitolo sembra chiara: l’aumento dei costi di produzione non sembra sufficiente a spiegare l’andamento dell’inflazione negli ultimi mesi. E’ dunque legittimo concludere che si  sia trattato piuttosto di inflazione da profitti dal momento in cui si è iniziato a parlare di aumenti del prezzo del gas e di inflazione le persone hanno iniziato ad attendersi rincari generalizzati.”