di Silvavo Veronese – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI |
Il pericolo dello scivolo verso forme autoritarie ed antidemocratiche
In una fase densa di rilevanti e gravi problemi, sia all’interno che a livello internazionale, la Presidente del Consiglio Meloni non ha trovato di meglio che avanzare una proposta di modifiche istituzionali riguardanti i massimi Organi dello Stato, una proposta squinternata e contradditoria che vorrebbe cambiare (nelle intenzioni) la natura parlamentare della Repubblica fondata sulla rappresentatività, anche se quest’ultimo aspetto è stato – a mio avviso – parzialmente già violato da meccanismi autoritari votati anche da maggioranze di altro colore politico.
Non so se l’on. Meloni sia intimamente convinta di questo stravagante testo, anche se nel suo programma elettorale vi era una determinata volontà a rafforzare le prerogative ed i poteri dell’Esecutivo: certamente ha spinto per la sua presentazione per favorire lo spostamento del dibattito politico e dell’attenzione della gente su questo argomento e non sulle misure inique e pericolose previste dalla Legge di bilancio e non sulla condizione di regressione economica che vede l’Italia anche sul primario aspetto della riduzione del PIL fra i Paesi europei meno virtuosi.
In primavera del prossimo anno, con un indebitamento mostruoso ancora in aumento perché la maggioranza delle misure della “Finanziaria” sono a debito, non so se questo Governo riuscirà a procedere senza affanni derivanti dalle risposte negative dei mercati perché le politiche della Meloni non convincono le agenzie mondiali di rating.
Le difficoltà socio-economiche non possono però evitare di prendere in seria considerazione la proposta di riforma costituzionale perché essa denuncia una pericolosa vocazione della maggioranza di destra alla gestione autoritaria del Paese e delle Istituzioni.
Sul piano del metodo è inaccettabile che la modifica della Carta fondamentale – strumento di garanzia per ogni cittadino, per ogni certo sociale, per ogni rappresentanza istituzionale di maggioranza e di minoranza, sia affrontata con una proposta di revisione costituzionale da parte del Governo non confrontata con l’opposizione anziché da parte del Parlamento.
Certo sappiamo bene che esiste un lungo e complesso iter parlamentare e poi il ricorso al referendum popolare, ma già il fatto che il Governo non ha sentito il bisogno di un confronto con l’opposizione prima di stendere “nero su bianco” la proposta di legge fa emergere una mentalità autoritaria ed antidemocratica ereditata da questa destra tale da considerare la Carta Costituzionale “cosa propria” a tutela, nelle misure proposte, del suo potere e della sua sopravvivenza.
Sul merito, la proposta punta alla elezione diretta e popolare del capo dell’Esecutivo (sarebbe l’unico caso in Europa) congiuntamente alla elezione dei parlamentari e, quindi, per assicurarsi la non sfiducia pensa di istituzionalizzare un premio di maggioranza del 55% a prescindere dalla % di consenso della sua maggioranza. Infatti non viene indicata una soglia utile ad ottenere il premio di maggioranza oppure non c’è il doppio turno come nel caso della elezione del Sindaco.
A parte la bestialità di “istituzionalizzare” (mettendolo in Costituzione) il “premio di maggioranza” si istituzionalizza l’eventualità (quasi certa) di un governo di minoranza (anche estrema, se lo schieramento vincente prendesse ad esempio il 30%, stante il diffuso pluralismo politico esistente).
Già ora, con un sistema elettorale in parte maggioritario, l’attuale schieramento di destra vincitore con non piu’ del 44 % gode di una discreta maggioranza in Parlamento. Perciò minoranza nel Paese e in maggioranza nel Parlamento! Se poi – sempre sulla base della proposta di legge governativa – il Governo dovesse essere sfiduciato non si andrebbe nuovamente al voto elettorale ma si incaricherebbe per formare il Governo sempre un esponente della maggioranza governativa battuta dalla sfiducia parlamentare
La proposta di legge infatti non parla dello scioglimento delle Camere né di chi lo potrebbe decidere dato che il Presidente della Repubblica da questo aborto di riforma uscirebbe pesantemente ridimensionato e con Lui il ruolo di garanzia proprio del Capo dello Stato.
Stravagante ed ipocrita inoltre la proposta che prevede che il capo dell’Esecutivo – pur eletto dal voto popolare – deve essere “validato” da un successivo voto parlamentare! Una presa per i fondelli per affermare che non si vuole con questa proposta annullare – come invece sarebbe – il ruolo del Parlamento e la sua sovranità prevista dall’attuale Costituzione!
Ci sono perciò vari gravi aspetti per sviluppare un dibattito nel Paese e spiegare alla gente – anche con argomenti semplici – il pericolo dello scivolo verso forme autoritarie ed antidemocratiche nel governo del Paese. Noi di Socialismo XXI dobbiamo fare con impegno la nostra parte.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.