LA BATTAGLIA DEL CILE


La battaglia del Cile (1/3) La rivolta borghese

Salvador Allende avvia un programma di riforme sociali e politiche volto a modernizzare lo Stato e sradicare la povertà. Le classi conservatrici rispondono con una serie di scioperi contro il governo, mentre gli Stati Uniti optano per il boicottaggio economico. Nonostante l’impasse parlamentare, i partiti a sostegno di Allende ottennero un risultato sorprendente, conquistando il 43,4% dei voti nel marzo 1973; la destra si rende conto che i mezzi legali sono inefficaci e opta per il cambio (violento) di strategia.

Tra marzo e settembre 1973, sinistra e destra cilena fanno muro contro muro su tutti i fronti: nelle strade, nelle fabbriche, nei tribunali, nelle università, in Parlamento e sui media. L’amministrazione statunitense, guidata da Richard Nixon, continua a fomentare gli scioperi acuendo il disordine sociale. Il presidente Salvador Allende cerca una mediazione (fallita) con le forze politiche di centro, e le contraddizioni nel campo progressista precipitano la situazione. Gran parte della classe media propugna la “disobbedienza” e la guerra civile, mentre i militari preparano il Golpe. Il 4 settembre, quasi un milione di persone scende in piazza contro Allende; una settimana dopo, Augusto Pinochet bombarderà il palazzo presidenziale.

Regia Patricio Guzman

Produzione ATACAMA PRODUCTIONS

Produttore Renate Sachse

Arte TV


Filmato 1/3

La battaglia del Cile (2/3) Il Golpe

Nel 1973, il conflitto politico assume una dimensione senza precedenti in Cile: l’opposizione al presidente Salvador Allende, inviso al governo degli Stati Uniti, cambia radicalmente strategia. Non riuscendo a scalfire il leader socialista per vie costituzionalmente legali, rimuoverà il leader socialista per mezzo di un colpo di Stato militare, cui seguiranno 17 anni di dittatura incarnata da Augusto Pinochet.

Tra marzo e settembre 1973, sinistra e destra cilena fanno muro contro muro su tutti i fronti: nelle strade, nelle fabbriche, nei tribunali, nelle università, in Parlamento e sui media. L’amministrazione statunitense, guidata da Richard Nixon, continua a fomentare gli scioperi acuendo il disordine sociale. Il presidente Salvador Allende cerca una mediazione (fallita) con le forze politiche di centro, e le contraddizioni nel campo progressista precipitano la situazione. Gran parte della classe media propugna la “disobbedienza” e la guerra civile, mentre i militari preparano il Golpe. Il 4 settembre, quasi un milione di persone scende in piazza contro Allende; una settimana dopo, Augusto Pinochet bombarderà il palazzo presidenziale.

Filmato 2/3

La battaglia del Cile (3/3) Il potere popolare

Nei mesi precedenti il colpo di Stato militare in Cile, i sostenitori del presidente Salvador Allende tentano di dar vita a uno “Stato nello Stato”, attraverso azioni politiche e iniziative benefiche, per contrastare le forze reazionarie del Paese – sostenute, peraltro, dall’amministrazione Nixon negli Stati Uniti – ostili alle riforme del leader socialista.

Dirigenti e ingegneri abbandonano le fabbriche, che gli operai scelgono di gestire autonomamente. Vengono istituiti comitati di vigilanza per sorvegliare gli edifici di notte e nel fine settimana; al tempo stesso, nascono dei “cordoni industriali”, un sistema di scambio di risorse a livello locale, per arginare lo sciopero degli autotrasportatori che metteva a rischio l’approvvigionamento. All’inizio dell’estate 1973, sono 31 i “cordoni” posti in essere in tutto il Paese, di cui otto nella sola capitale Santiago. In ogni quartiere sono creati negozi di comunità, per la raccolta di beni di consumo, sotto la guida dei collettivi locali. I beni alimentari sono forniti dall’unica società di distribuzione nazionale, controllata dal governo, che riesce a soddisfare i bisogni più urgenti della popolazione.

Filmato 3/3