I FATTI DI AVOLA E L’ORGOGLIO SOCIALISTA

di Giovanni Sarta |

I “Campagnoli” rivendicavano la parificazione delle zone salariali, più nota come l’abolizione delle gabbie salariali. Dopo tre settimane di scioperi altalenanti, il due dicembre si proclama lo sciopero generale con il blocco totale della strada “Nazionale” all’ingresso di Avola. Io 14enne, abitavo nel casello ferroviario con il passaggio a livello tra Cassibile e Avola. Quella mattina vidi passare una infinità di macchine, camionette e furgoni, autobus della polizia che andavano a fare la guerra ai lavoratori scioperanti; la sera ritornarono tutte da rottamare per le sassate.

La polizia non sparò più in aria per intimorire i manifestanti. Persero la vita: Angelo Sigona, 25 anni di Cassibile e Giuseppe Scibilia, 47 anni di Avola; più ben otto feriti, sempre da arma da fuoco. Perde il posto solo il questore, il prefetto no. Sandro Pertini, presidente della Camera espresse la sua preoccupazione di un contagio nazionale. Infatti nell’aprile del 1969 nello sciopero di Battipaglia, morirono due manifatturieri (dello zucchero e del tabacco). Fu l’ultima volta in cui venne consentito alle forze dell’ordine l’uso delle armi contro i manifestanti.

Il ministro socialista Giacomo Brodolini abolì le gabbie salariali. Per la sensibilità riformista decise di adeguare le leggi che regolano il rapporto del lavoratore, del datore di lavoro e della rappresentanza sindacale con il mondo del lavoro. Per questo incaricò il socialista Gino Giugni, già professore in Diritto del Lavoro, a realizzare la più grande riforma in materia: la Legge 300/70 (Fu la legge italiana più copiata al mondo). Lo Statuto dei Lavoratori fu approvato alla Camera con l’astensione del PSIUP e MSI e il PCI. I comunisti non votarono nemmeno al Senato abbandonando l’aula (la volevano migliorare, dicono).

Il ministro Brodolini morirà prima dell’approvazione della Legge, sostituito da democristiano Carlo Donat-Cattin.  Il PSI e anche la DC, agirono di grande intuito e prevenzione.