di Renato Costanzo Gatti
Socialismo XXI Lazio
Il telegiornale del LA7 la definisce una “ritirata momentanea”; Zelensky a Monaco la definisce una scelta intelligente; la Repubblica per la firma di Gianluca Di Feo, inviato in loco, così si racconta:” Quella del centro di Avdiivka non è stata una ritirata, ma una fuga disperata- Molti soldati sono stati uccisi dalle cannonate mentre attraversavano allo scoperto il terreno verso le retrovie; tanti altri sono stati catturati. Le truppe russe hanno filmato i prigionieri, spesso giovanissimi, stremati da settimane sotto le bombe: alcuni tremavano senza riuscire a fermarsi”.
La defenestrazione del generale Zaluzhny effettuata da Zelensky, sta lì a testimoniare il fallimento della controffensiva di primavera sfociata nella sfiducia invernale generata dalla mancanza di combattenti di riserva da inviare sul fronte a dare un cambio agli stremati militi attivi ma sempre più affaticati e con decrescente fiducia sulle prospettive future.
Zelensky ottiene patti di collaborazione con il Regno Unito, la Germania e la Francia e il nostro ministro degli esteri si appresta ad allinearsi alle scelte degli altri paesi stringendo anche lui, per conto dell’Italia, un patto di collaborazione. Ma a che serve? A sostituirci nei finanziamenti e nella fornitura delle armi agli Stati Uniti? Stiamo per farci carico noi delle difficoltà di Biden, sotto la minaccia di Trump che inviterebbe la Russia ad invadere i paesi NATO non in regola con i contributi pari al 2% del PIL?
Siamo seri e non cerchiamo di emulare Mussolini che ha inviato truppe italiane ad invadere l’URSS. Siamo seri e chiediamoci:
● che probabilità ha l’Ucraina di “vincere” la guerra contro l’aggressore?
● in che misura la NATO di Stontelberg sarà coinvolta in questa “vittoria”?
● e quale sarà il livello di coinvolgimento che non sfoci nella terza world war?
● e se l’Ucraina non vince la guerra, con che forza politica siederà al tavolo delle trattative di pace?
● i finanziamenti che diamo, al posto di quelli promessi dagli USA, non dovrebbero essere condizionati a comportamenti razionali dell’Ucraina?
● peggio andrà la guerra per Zelensky, peggio saranno le condizioni per la perdente Ucraina al tavolo della pace;
● e i soldi che diamo a Zelensky non serviranno solo a far morire altri innumeri giovani ucraini?
● ma davvero crediamo che se non vinciamo la guerra in Ucraina, Putin, dopo la figura pietosa che sta facendo con questa guerra, si appresti ad invadere l’Europa libera, ed in particolare quei paesi ex sovietici aderenti a quella NATO che aveva promesso di non oltrepassare il confine dell’Elba?
Non vedo queste riflessioni nei commenti degli esponenti politici o dei giornalisti; si riduce tutto alla tra invasore ed invaso e se ne traggono banali conseguenze. La teorica apertura a negoziati da parte del Cremlino, espressa anche negli ultimi giorni in un’intervista da Vladimir Putin, si basa sullo status quo dal quale si vorrebbe partire, ossia dal riconoscimento dei territori già annessi, dalla Crimea alle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizha e Kherson, occupate parzialmente. La posizione ucraina al momento non contempla invece accordi che prevedano la perdita di questi territori. Viceversa Volodymyr Zelensky continua a ribadire l’obbiettivo della riconquista del Donbass e della Crimea sino alla sconfitta definitiva della Russia.
Mi pare che la posizione di Zelensky sia assolutamente fuori da ogni concreta logica ed è, a mio avviso, pericoloso continuare ad appoggiarlo rischiando una continua escalation nel conflitto che sempre più coinvolge i paesi NATO. Ma finché alla NATO si persegue una volontà di “vittoria”, si propone una linea che, vista la capacità bellica dell’Ucraina ridotta ad un minimo e sempre più sfiduciata, coinvolga sempre più i paesi NATO, spingendo sempre più verso la terza guerra mondiale.
Eppure nella NATO esiste la voce di Erdogan che (sarà quel che sarà sui fatti interni, sarà un dittatore in una democratura, tutto quello che volete) è l’unico a muoversi come dovrebbe comportarsi un paese che nella sua Costituzione ha l’art.11. Al contrario i nostri rappresentanti politici al governo belano come pecore nel gregge dei paesi egemonizzati dagli USA.
Ricordo che Erdogan, in risposta al “piano Mattei” che propone un hub italiano dell’energia africana, contropropone, d’accordo con la Russia un hub energetico del gas russo da redistribuire tra i partner occidentali. Certo lo fa pensando ai propri interessi, al proprio paese, cosa che nella politica che il nostro paese sta portando avanti non esiste, neppure a livello solidaristico europeo.
Il dilemma sta allora in questi termini:
● si continua la guerra fornendo sempre più armi e sempre più soldi all’Ucraina seguendo la linea Zelensky di perseguire una vittoria che può voler dire lo scatenarsi della terza guerra mondiale;
● o si mettono subito in atto trattative positive con la Russia dove, ribadendo il diritto internazionale, si ricerchi un ragionevole e talora costoso compromesso, atto a sistemare in modo lungimirante la situazione delle province russofone, e ciò prima che la situazione peggiori ulteriormente diminuendo la forza contrattuale dell’Ucraina.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.