PERCHE’ OGGI E’ NECESSARIO ESSERE SOCIALISTI

di Daniele De Piero

Coordinatore Socialismo XXI Friuli Venezia Giulia|

Care compagne e cari compagni,
mi rivolgo a voi partendo da una questione che mi sono posto: perché oggi è necessario essere socialisti e cosa dovrebbero fare i socialisti nel loro agire politico per cambiare lo stato di cose presenti?
Ho cercato innanzitutto di guardare alla situazione generale internazionale, a quella dell’Europa e più strettamente del nostro paese.
Da decenni assistiamo al proliferare di sempre nuove guerre, il più delle volte mosse dalla necessità di accaparramento delle risorse naturali, dagli effetti degli sconvolgimenti climatici e dal dilagare delle differenze economiche tra un nord ed un sud del mondo.
Gli organismi internazionali nati dopo la seconda guerra mondiale dimostrano tutta la loro inefficacia nell’arginare questa deriva.

Mancano di autorevolezza politica, ma anche di capacità nell’elaborare un’idea di futuro.
Dal bipolarismo tra Usa e Urss siamo passati al multipolarismo planetario, i cui protagonisti sono un insieme ristretto di paesi che dettano l’agenda del mondo nel continuo tentativo di dominarsi reciprocamente, minando così i fragili equilibri che reggono la pace e la convivenza tra i popoli.
In questo contesto si inserisce la fragilità dell’Europa, un continente vecchio non solo anagraficamente, relegato ad ancella di interessi d’oltreoceano e non ancora in grado di esprimere una propria identità culturale e politica al passo con i tempi che corrono.

Nel nostro paese, estremamente debole politicamente, gli effetti della crisi internazionale si amplificano ulteriormente.
Il nostro ruolo internazionale è ridotto ai minimi termini mentre la situazione interna è caratterizzata da una crisi economica ormai strutturale, aggravata da una mancanza di visione di lungo respiro da parte di chi ci governa ma anche di chi dovrebbe rappresentare una valida alternativa.
Manca in maniera inequivocabile la politica, intesa come cura della polis, ovvero dell’insieme di relazioni che governano una comunità, come strumento per ridurre le diseguaglianze sociali, come soluzione in grado di conciliare welfare e competitività, che metta al centro la Persona assieme alla socializzazione dei saperi, come paradigma per costruire una solida idea di Stato.
Chi fa politica nel nostro paese, nella stragrande maggioranza dei casi, risponde il più delle volte ad interessi particolari, personali, di gruppo, di corrente, di riferimento sociale.

Non si guarda più all’interesse collettivo, alla crescita armonica delle varie componenti sociali, ma si ci si limita ad amministrare senza guardare troppo lontano: una politica che non è missione bensì ufficio.
I partiti, o meglio ciò che ne rimane, non assolvono più al loro compito politico, organizzativo e sociale, ovvero essere linfa per l’agire e lo sviluppo della democrazia, ma, sempre più liquidi, se non evanescenti, risultano non distinguibili, tant’è che ormai gran parte dei cittadini li giudica con l’ormai nota frase “tanto sono tutti uguali”, lasciando così spazio al populismo e all’antipolitica senza partecipazione, che altro non sono che l’anticamera dell’autoritarismo.

Alla luce di tutto ciò, essere ed agire politicamente da socialisti rappresenta oggi una questione vitale, per noi e le future generazioni.
Ma per essere ed agire in questa direzione è necessario potersi organizzare in una nuova entità che faccia da riferimento serio e concreto ad una chiara identità socialista, plurale e pluralista.
Non è reducismo, non sarà la nostalgia ad accompagnarci nel nostro cammino, ma una volontà decisa che sappia guardare ad un mondo in continua evoluzione, tanto ai cambiamenti sociali quanto a quelli climatici con tutto ciò che ne concerne, con l’intenzione a riaffermare soprattutto i principi di libertà e giustizia sociale.
Per questo è nato Socialismo XXI.
Ma per realizzare questi obiettivi è necessario l’apporto di ognuno di noi, ciascuno secondo le proprie possibilità.