L’ ITINERARIO COSTITUZIONALE: 25 APRILE, 1° MAGGIO, 2 GIUGNO

di Franco Astengo |

Abbiamo appena ricordato il 25 aprile e abbiamo davanti a noi le date -simbolo di quello che potremmo definire “l’itinerario costituzionale”: 1° maggio Festa dei lavoratori, 2 giugno il giorno della Repubblica.
Un filo rosso tiene assieme il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno, date collegate dall’espressione del valore comune dell’affermazione della libertà, dell’uguaglianza, del riscatto sociale.

Alle origini del 1° maggio i padroni mandavano la polizia che sparava sugli operai quando si radunavano per celebrare la festa del loro riscatto e della loro dignità umana, poi il fascismo la vietò completamente.
Ma arrivò il momento di liberarsi di quelle catene e fu l’ora della Resistenza attraverso la quale si realizzò la Liberazione, con la classe operaia assoluta protagonista e dalla Liberazione il 2 giugno nacque la Repubblica e come conseguenza immediata la Costituzione che nel suo primo articolo richiama proprio il tema fondativo del lavoro.

In questo momento storico dove emerge un forte tentativo di cancellazione della memoria e di affermazione di una visione autoritaria del Governo e di nuove ( o antiche?) gerarchie sociali la Costituzione deve essere ripresa in mano riaffermandone i principi di fondo soprattutto nella relazione tra prima e seconda parte laddove si legano assieme i diritti, i doveri e la forma politica che deve assumere quell’intreccio nella visione superiore della democrazia.

La centralità del Parlamento è stata proditoriamente messa in mora nel corso di questi anni e adesso si sta tentando di sferrare un colpo mortale mutando la forma di governo introducendo il pericoloso meccanismo dell’elezione diretta sovvertendo così gli equilibri che uniscono le massime magistrature repubblicane. Pensiamoci per tempo come è stato il 25 aprile, anche per 1° maggio, e il 2 giugno non facciamoci cogliere impreparati:
Tutto ciò chiama in causa l’esistenza di una sinistra politica capace di vedere il nuovo stando collegata alla grande tradizione del movimento operaio italiano: un discorso che ci porterebbe lontano in questa occasione ma che non può essere abbandonato assieme al tema portante della pace che dovrà caratterizzare la prossima consultazione elettorale europea.