Qualunque obiettivo Renzi abbia in mente, il suo metodo è chiaro: azzerare il prestigio delle istituzioni, i valori etici, i procedimenti di analisi razionale, la solidarietà civile, in modo che nel vuoto che si viene a creare le uniche forze effettive siano quelle del denaro e dei media. Che lui controlla, entrambe, ed è disposto a usarle senza alcuno scrupolo contro chi si dimostri indeciso o moderato. Non è coraggioso o astuto, Renzi: è solo spietato!
Ogni volta che compie un abuso è già pronto a ritrattare, a negare l’evidenza, a dire l’esatto contrario di ciò che aveva detto; e se il clima diventa teso, si defila, scappa, smette persino di twittare.
Ma se gli va bene, schiaccia senza pietà chiunque sia restato sulla sua strada. E il suo desiderio di potere aumenta dopo ogni successo, insieme alla sua superbia e al suo senso di onnipotenza. La Costituzione era stata pensata precisamente per impedire questa deriva autoritaria: il governo doveva restare debole, il parlamento frammentato da un voto rigorosamente proporzionale, la magistratura del tutto indipendente.
Ma la Costituzione è stata tradita. Colpa, più che di qualunque altro fattore, della smisurata stupidità della precedente classe dirigente del Pd, poi diventata minoranza interna e ora di fatto dispersa o esautorata: che prima non ha avuto il coraggio di espellere Renzi con una scusa qualsiasi e che, dopo, si è ostinata a illudersi che facendogli qualche concessione si sarebbe accontentato. Lo stesso errore che conservatori e liberali, ormai decrepiti, fecero all’inizio del novecento con Mussolini e Hitler, pure loro, all’inizio, estremamente vulnerabili: senza capire che i paranoici fanno solo finta di essere accomodanti: in realtà vogliono tutto e solo una resa senza condizioni placa la loro ossessione di dominio.
Francesco Erspamer – Professore alla Harvard University, dal 2005 ad oggi, Cambridge (Massachusetts)
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