A vuoto gli appelli dei 5 Stelle perché il Capo dello Stato rinviasse l’entrata in vigore
di Cesare Zapperi
Il presidente della Repubblica ha firmato la legge di riforma elettorale, il Rosatellum bis. Lo si legge sul sito del Quirinale che alla pagina degli atti firmati indica la promulgazione della legge di modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e la delega al governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali. Dopo la firma del capo dello Stato la legge e’ in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il Rosatellum bis è una sorta di Mattarellum `rovesciato´, un mix tra maggioritario e proporzionale ma dove la quota di proporzionale la fa da padrona: 64% di listini plurinominali a fronte del 36% di collegi uninominali. Sono 20 le circoscrizioni per il Senato, una per ogni regione, mentre sono 28 quelle della Camera. La soglia si sbarramento sia per la Camera che per il Senato è al 3% a livello nazionale per le liste, mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Ci sarà un’unica scheda e non viene concesso il voto disgiunto. C’è la quota di genere (60-40) e la possibilità di un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità per un candidato di presentarsi sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali. Infine, non c’è l’indicazione del `capo´ della coalizione – ovvero del candidato premier – ma è prevista l’indicazione del `capo´ della singola forza politica, non c’è l’obbligo per la coalizione di presentare un programma comune.
L’approvazione in Parlamento
Il Rosatellum bis è stato approvato in via definitiva dal Senato ( con il voto di Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare) il 26 ottobre scorso. Come si ricorderà, per accelerare sui tempi del via libera e non incontrare ostacoli di alcun tipo, il governo aveva deciso di mettere la fiducia sia alla Camera che a Palazzo Madama, scatenando la protesta di piazza del Movimento 5 Stelle e delle forze di sinistra (Mdp e SI).
Di Maio-Casaleggio: «Una pessima legge»
«È una pessima legge, c’è un po’ di rammarico». Risponde così Davide Casaleggio a chi gli chiede della firma sul Rosatellum apposta dal Capo dello Stato. «Non siamo d’accordo la partita si sposta alla Consulta con un nostro dettagliato ricorso, ma se gli italiani vogliono mandare a casa quelli che si sono votati il Rosatellum, votino per noi domenica e vedrete come la legge che favorisce le ammucchiate sarà uccisa nella culla» aggiunge Luigi Di Maio.
Il ricorso di Besostri
«Col Rosatellum 2.0 stanno partorendo l’ennesima legge elettorale anticostituzionale». Felice Besostri, classe ‘44, è avvocato amministrativista, docente di diritto pubblico comparato ed ex Senatore dei Ds. In passato ha proposto ricorsi contro le leggi elettorali adottate per il Parlamento europeo e le regioni Lombardia, Campania, Umbria, Sardegna e Puglia. Ma, soprattutto, è stato protagonista dei ricorsi, parzialmente vinti, contro il Porcellum e l’Italicum. Siamo alla terza legge elettorale consecutiva che verrà giudicata incostituzionale? «Siamo – risponde Besostri in una intervista al blog della Fondazione Nenni – alla violazione dell’art 54 della Carta, il quale prevede che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Qui, invece, non c’è limite alla decenza. In nessun altro Paese d’Europa sarebbe consentita una cosa del genere». Per Besostri «l’aspetto fondamentale è la violazione dell’art.48 della Costituzione che stabilisce che il voto debba essere segreto, libero, uguale e personale. Se tali caratteristiche del voto erano già negate con l’Italicum, ora lo sono negate in maniera persino maggiore. La prima e più importante ragione di incostituzionalità del Rosatellum 2.0 riguarda la impossibilità di esprimere la preferenza. I cittadini, in base alla nostra Carta, hanno il diritto di scegliere i loro rappresentanti. Ma non sarà così: due terzi dei parlamentari, deputati e senatori, saranno nominati da capi-partito con liste bloccate. Inoltre, un’altra cosa grave: nel sistema misto, stabilito dal governo, non scorporano gli eletti con i voti presi all’uninominale. In poche parole, i consensi all’uninominale vanno ad incrementare, alterandola, la quota proporzionale».
Fonte: Corriere della Sera
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